Al Forte Santa Tecla l’omaggio di Sanremo a Raffaella Carrà

Questa volta Maga Maghella, col suo mantello stellato e il suo cappellino blu, ha usato la sua bacchetta per fare una bella magia: riportare a Sanremo una grande artista, una grandissima donna, Raffaella Carrà.

Da lunedì 6 a domenica 12 febbraio, in occasione del 73esimo Festival della Canzone Italiana, presso il Forte Santa Tecla, è possibile visitare gratuitamente la mostra a lei dedicata aperta dalle 10 alle 18.

Un percorso accompagnato da immagini provenienti dalle Teche Rai, che vanno da una piccolissima Raffaella Carrà, appena bambina nella sua prima apparizione nel film di Mario Bonnard, Tormento del passato, del 1952, fino a quelle più celebri di programmi come Canzonissima, Carramba che fortuna e Milleluci. Il tutto passando anche per momenti memorabili come Buonasera Raffaella del 1985, in diretta da New York e della showgirl in giro per le capitali europee con il programma itinerante Millemilioni. 

Nella suggestiva cornice del Forte, costruito anticamente a difesa del porto vecchio, la mostra accoglie il visitatore in un’atmosfera quasi surreale. Raffaella “si sente”, Raffaella “si vede”, Raffaella canta, ride, balla, racconta e si commuove. Raffaella illumina le sale un po’ anguste del fortino e, con la sua travolgente positività, invita tutti a sorridere e a combattere per ciò in cui si crede.

La sensazione prevalente osservando Raffaella è il rammarico perché una donna così manca davvero tanto al panorama artistico italiano e, subito dopo, la meravigliosa consapevolezza di quanto fosse “avanti”, già fin da quel primo ombelico scoperto, sempre con classe e mai volgarità. Raffaella ha fatto la storia dell’intrattenimento italiano e non solo, prendendo parte, con decisione, a impegnative battaglie per i riconoscimento dei diritti civili. Un esempio di donna forte, libera ed emancipata.

Tra il pubblico che affolla le varie sale e che resta ammaliato davanti ai contributi filmati di Raffaella, vediamo rappresentate tutte le generazioni, giovanissimi curiosi di conoscere e anziani che tornano ragazzi. E poi i bambini, come Diana 5 anni, che accompagnata dalla sua mamma, sta sul puff a guardare le immagini e non vuole più uscire dalla mostra, incantata, lei come tutti, dal ritmo universale di un’artista che non se n’è mai andata.

Gilda Luzzi

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