Bellissimo lungometraggio da mercoledì 11 gennaio all’Utopia di Limptesberg. Un attore bravissimo e il tocco sapiente di un regista che ci regala uno sguardo dolce e disincantato sulla triste realtà della società tunisina

Siamo abituati a vedere in che condizioni arrivano i migranti sulle nostre coste italiane: affamati, stanchi, disperati, ma anche con quel briciolo di speranza di chi pensa (forse)  “avercela fatta”. Molto meno sappiamo delle loro vite prima di arrivare (se ci arrivano!) qui. Ce lo spiega con garbo e coraggio il regista Lotfy Nathan nel suo meraviglioso film Harka, proiettato martedì 10 gennaio in anteprima assoluta al cinema Utopia. La pellicola è frutto di una co-produzione internazionale che include anche Tarantula, dell’italo-lussemburghese Donato Rotunno. Il film, ispirato alla triste vicenda di Mohamed Bouazizi (che con il suo gesto estremo di auto-immolazione diede origine alla cosiddetta ”Primavera Araba”), è un pugno allo stomaco dentro un guanto di velluto. Lo spettatore è rapito da una fotografia eccellente, da dialoghi essenziali, da scene poetiche, da primi piani misurati, da “silenzi che parlano”. La tensione non si abbassa mai. Certi passaggi ricordano le dinamiche di quel neorealismo italiano che ritroviamo nel film di Vittorio De Sica Ladri di biciclette: la povertà, la disperazione, l’ingenuità, lo sconforto, la resa. Un lungometraggio di quelli che non si vedono spesso, di rara bellezza e grande intensità. Una tragedia greca in terra di Tunisia, resa eccellente dalla magistrale interpretazione di Adam Besa (che avrebbe dovuto essere presente per il dibattito con il pubblico, ma che è mancato per un imprevisto). Besa veste i panni di un ragazzo orfano e poverissimo della provincia tunisina, costretto a vivere di espedienti in un Paese corrotto dove i diritti umani e sociali sono un’utopia.

Nella sua disperata ricerca di una vita migliore il giovane si scontra con l’indifferenza, la burocrazia, l’egoismo del “si salvi chi può”, sebbene le miserie umane di cui è vittima non lo affranchino dall’amore per le due sorelline, alle quali cercherà di assicurare la salvezza. Un film assolutamente da vedere, che ci mostra una realtà scomoda senza peccare di retorica e ci obbliga ancora una volta a non girare lo sguardo dall’altra parte.
Maria Grazia Galati

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