Jheronimus Bosch con la sua pittura visionaria e quasi extraterrestre è “atterrato” a Milano, a Palazzo Reale, fino al 12 marzo 2023. Scopriamolo insieme
Sì, quasi extraterrestre, perché i suoi meravigliosi “omini” o mostriciattoli che dir si voglia, sembrano alieni. E Bosch è un alieno nel panorama pittorico rinascimentale. La sua visione della vita e della realtà trascende la realtà stessa, la viviseziona, la trasforma in qualcosa di surreale, eppure incredibilmente vera. Gli aggettivi per descrivere Bosch e la sua pittura, sono infiniti: diabolico, infernale, visionario, onirico, esilarante, grottesco. Tutti racchiudono il suo modo di esprimersi e la sua visione del mondo. Del resto, anche il luogo della sua nascita ha qualcosa di fiabesco, di irreale, di magico: è nato nel Ducato di Brabanza, che ora non esiste più ed è collocato tra il Nord del Belgio e il sud dell’attuale Olanda. Quest’uomo misterioso, schivo, di cui poco si conosce, ha anche trasmesso, con e nella sua pittura, tutte le sue emozioni e le sue convinzioni religiose, in un clima storico abbastanza controverso, facendo del Bene e del Male il tema centrale dei suoi dipinti. La mostra antologica è la più completa fra quelle allestite su Bosch, in quanto comprende tutte le sue opere (le autografe sono poche) e le confronta con quelle dei seguaci e degli imitatori.
Fra i seguaci, c’è un altro grande pittore, Pieter Bruegel il Vecchio che diventerà, a sua volta, un pilastro nell’ arte, autore di quadri ricchi di un’ umanità operosa, raffigurata con colori sgargianti. In Italia, nello stesso periodo, anche Leonardo si cimentava nelle figure grottesche e, poco dopo, anche l’ Arcimboldo. L’opera di apertura è il Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, dove il Male è evidente nella raffigurazione: deturpa il volto degli uomini e li rende grotteschi, quasi privi di identità. In questo panorama apocalittico, Sant’Antonio si contrappone al Male, indicando la salvezza, ossia il Bene, incarnato dalla figura del Cristo.
L’ immaginazione di Bosch viene trasferita nella presenza di animali fantastici e visioni futuristiche, con galeoni che volano. L’ opera è stata molto apprezzata a livello popolare e ne sono state fatte parecchie riproduzioni. Altra opera strepitosa è il Trittico dei Santi Eremiti, dove il colore si attenua, è meno incisivo e dove ognuno dei tre santi ha un approccio singolare: chi è in preghiera senza farsi distrarre da nulla; chi è attorniato da animaletti e strani personaggi e chi è attento alla Croce.
Nel Giudizio Finale, nelle Visioni oniriche dell’ Aldilà, sembra che Bosch descriva la Divina Commedia, rivelandosi un grande visionario come Dante. La scena è costellata da personaggi fantastici, metà uomini e metà animali e da oggetti di uso quotidiano che si trasformano come, ad esempio, uno zoccolo che diventa una zattera. In questo contesto, possiamo vedere anche la donna pesce, mostruosa, che divora gli uomini e altre creature demoniache. In un tondo c’è Cristo, al di sopra e al centro di tutto.
Altra opera magnifica è il Trittico del Giardino delle Delizie, dove Bosch raffigura il giardino dell’ Eden al centro, tra il Bene e il Male, ossia, la Creazione e l’ Inferno. Tutto viene descritto con dovizia di particolari: animali di ogni genere, reali o immaginari e figure di donne e uomini ignudi, felici e festosi ignari del” peccato originale” che, da lì a poco, gli farà prendere coscienza del loro stato. Nella parte centrale e in quella della Creazione, è un tripudio di colori chiari, segno di purezza, di innocenza, di primavera della vita mentre, nella parte dell’ Inferno, prevale il colore scuro e sembra che il nero della notte precipiti sugli uomini e, piano, piano, li avvolga con una coltre scura, simbolo di dannazione. I personaggi ignudi non sono più gioiosi e felici, ma vengono puniti per i loro peccati.
Un’ altra opera, sempre un trittico, dove il passaggio dal Bene al Male attraversa una scena di vita comune, è il Trittico del Carro del Fieno. Anche qui, ai colori chiari delle prime due scene, si contrappone il colore più acceso della terza. La rappresentazione ha sempre il medesimo significato: da un lato il Paradiso, con Gesù in cima, gli angeli che cadono dal cielo trasformandosi in insetti, la creazione di Adamo ed Eva, il frutto proibito e la loro cacciata dal Paradiso. Al centro, scene di vita quotidiana, dove interagiscono fra loro persone che svolgono varie attività con persone licenziose ed altre violente.
Tutti vorrebbero una parte del fieno, anche a costo di uccidere e, piano, piano, si trascinano nell’ ultima scena, dove sconteranno i loro peccati: l’ incendio, infatti, è simbolo di devastazione e del fuoco infernale. Bosch è, in questo senso, un genio del Bene o del Male, perché è accattivante, intrigante, ma fa riflettere sull’ uomo e sul suo destino.
Anna Violante