La “schiscetta” è un antico termine in dialetto milanese. Oggi, che si usi chiamarlo lunch box o gamella, baracchino o gavetta, poco cambia. Stiamo parlando di un grande fenomeno di massa
La “schiscetta” nasce dall’intuito di un operaio milanese che si trovava sul tram colmo di colleghi. In seguito a una brutta frenata, un lavoratore con il pasto in mano conservato in un tegame avvolto in un tovagliolo, non trovando un appiglio per reggersi, cadde rovinosamente versando il suo pranzo su un altro passeggero. L’operaio divenne un industriale e nel 1952 l’azienda Caimi, dal nome dell’inventore, brevettò la cosiddetta “schiscetta”, un contenitore metallico con maniglia e coperchio. Il nome deriva dal verbo “schisciare”, che in dialetto milanese significa schiacciare, affinché il fardello di pietanze non sia troppo ingombrante. Le ragioni del boom di portarsi al lavoro il cibo preparato a casa sono diverse. Innanzitutto, quello economico, poi ci sono le ragioni dietetiche. Insomma, salute per il corpo e per… il portafoglio: risparmio virtuoso, riadattato alle esigenze di benessere. Anche nelle grandi città, malgrado le offerte gastronomiche non manchino, gli italiani che si portano in ufficio il pasto da casa sono numerosi.
Sara Rota, “schiscettara” professionista, seguitissima nel web (www.cheschiscia.com), spiega quanto siano tristi le mozzarelle in busta, gli affettati confezionati e le scatolette. Il pranzo da casa dev’essere vario ed equilibrato, programmare il menù settimanale è importante. No agli sprechi: se, ad esempio, è avanzato dalla sera prima del riso bollito, si può preparare un’insalata per il giorno dopo. La dieta mediterranea prevede carboidrati, proteine, verdura e frutta, per un pasto corretto dal punto di vista nutrizionale. Per chi ha a disposizione un forno a microonde, la zuppa è uno dei piatti più completi: si digerisce facilmente e permette di continuare la giornata al lavoro senza difficoltà. Ed ancora: un’insalata di pasta fredda con tonno e pomodorini oppure il couscous con melanzane e mozzarella.
Per i fan dell’insalata meglio optare per verdure di stagione arricchite con uova, tonno o pollo, da accompagnare con un panino integrale. Per la scelta vegana il pranzo “fai-da-te” è la soluzione più comoda, considerando che si devono fare i conti con la vita di tutti i giorni e con diversi alimenti da escludere. Chi è vegano/a ha imparato a cucinare i propri pasti con materie prime sane e selezionate.
Mariagrazia Ciliberto Peresi