Se l’americano o il cinese e il brasiliano volessero fare l’italiano o meglio l’italico? Di loro si è discusso ieri (22 settembre, 2021, ndr) presso la sede romana della Stampa Estera dove è stata presentata Italica Global Community, una rete per dare voce e mettere in contatto gli italici che su scala globale stanno rispondendo all’appello lanciato da Piero Bassetti nel libro “Svegliamoci Italici!” (Marsilio Editori, 2015).
È proprio Piero Bassetti, presidente dell’associazione “Svegliamoci Italici”, a mettere le carte in tavola proponendo una definizione: «è un progetto politico. Il progetto di fare un soggetto politico, non istituzionale ma politico, degli oltre 250 milioni di italici nel mondo che anche senza avere una goccia di sangue italiano sono attratti dall’Italia, ne hanno abbracciato i valori, gli stili di vita e i modelli di quell’Italian way of life diffuso nei cinque continenti, ibridandoli con altre culture».
Gli italici ci sono ma non sempre sanno di esistere come potenziale comunità e non hanno consapevolezza di soggettività politica oltre a non avere organizzazioni culturali. Ricorda Bassetti, «ma possono e devono diventare un soggetto politico glocale». In un mondo sempre più glocale, grazie all’integrazione avvenuta per mezzo dei media di ciò che è globale e ciò che è locale, la civilizzazione italica può entrare nella storia del mondo con tutti i suoi valori e il suo potenziale richiamandosi anche alla tradizione politica della storia romana.
Un progetto in più fasi che inizia con un’ambizione elevata nonostante i pochi mezzi. «Vogliamo un Mediterraneo che sia un mare nostrum e un’Europa che non sia la somma di 27 Stati nazionali espressi dagli accordi di Vestfalia ma che sia l’Europa dell’integrazione delle grandi civilizzazioni presenti. Vogliamo predisporre le condizioni per la nascita di questa soggettività politica: il risveglio, la presa di coscienza della potenzialità del disegno. Il nostro territorio è la rete, non abbiamo preoccupazioni di carattere territoriale di alcun tipo. La nostra integrazione è culturale. La rappresentanza politica è offerta agli Stati nazionali che vogliano, in un certo senso, approfittarne. Il primo, naturalmente, è la Repubblica Italiana perché nessuno più della Repubblica Italiana è in condizione di interpretare questo disegno e di collocarlo nella storia», chiarisce il presidente Bassetti.
Nessun confine territoriale grazie anche alla rete, che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare durante la fase pandemica. Italica Global Community si presenta, infatti, come un luogo di incontro per una comunità tanto estesa proprio perché resa possibile dall’incontro virtuale. Il collante è l’amore per l’Italia. Non ha dubbi in merito il Direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie per il Ministero degli Affari Esteri, Luigi Maria Vignali. «Il bacino di utenza è potenzialmente enorme. I potenziali italici crescono in continuazione in virtù dei successi della nostra cultura, del nostro stile di vita e, come abbiamo visto quest’estate, anche del nostro sport. Sei milioni di loro hanno passaporto italiano e vivono all’estero, circa 80 milioni sono italo-discendenti e dobbiamo far leva su questo enorme potenziale per trasformare quella che, fino a tempi recenti, è stata una “italnostalgia” di chi è all’estero in una nuova corrente di “italsimpatia” per il nostro Paese che contribuisca a promuoverne i valori, gli ideali, la lingua e lo stile di vita all’italiana», dichiara infatti Vignali.
Fare rete con la rete per creare iniziative e legami, ma anche e soprattutto per coinvolgere le giovani generazioni, che nel digitale si ritrovano più facilmente delle precedenti, e trasmettere loro l’amore per l’Italia o per aiutare a mantenere il legame con la madrepatria per la cosiddetta nuova mobilità verso l’estero e a favorirne il rientro arricchiti da un patrimonio di cultura, lingua e professionalità che incidono favorevolmente anche per il nostro Paese.
Cultura e lingua italiana, i capisaldi del progetto. Lo sanno bene a Mar del Plata, in Argentina, dove presso l’Università Nacional del Mar del Plata (UNMDP) è nata la prima cattedra di studi italici al mondo, la Comunità italica e glocalizzazione. Dal 18 al 24 ottobre la lingua italiana sarà, con 500 attività ed eventi nelle 120 sedi diplomatiche e consolari italiane nel mondo, protagonista anche della XXI Settimana della lingua italiana nel mondo dedicata quest’anno al padre della lingua, Dante. La lingua italiana, una delle più apprezzate e ammirate tanto da avere due milioni e quattrocento mila studenti in tutto il globo.
Gli italici, infatti, sono distribuiti in tutto il mondo, come raccontano le tante interviste realizzate da Niccolò d’Aquino. Da New York con Stefano Vaccara, fondatore e direttore de La Voce di New York, il direttore del locale Istituto Italiano di Cultura, Fabio Finotti, la giornalista Maria Teresa Cometto e la ricercatrice del CIMA – Centro per l’Arte Italiana Moderna e Contemporanea, Biancalucia Maglione, fino all’ufficio a Nuova Dehli dell’Ambasciatore di Italia in India, Vincenzo De Luca che ricorda che qualche tempo fa ad un sondaggio proposto da Google su quale sarebbe stata la meta più ambita da raggiungere avendo un biglietto aereo in regalo l’Italia si attestò al primo posto tra le preferenze degli utenti. E poi gli Italicos do Brasil, rappresentati dal presidente Giacomo Guarnera, e dalla coordinatrice Maria Carolina Casati che sottolinea l’importanza della valorizzazione dell’ibridazione tra le culture.
«Mi sento assolutamente italico e non solo perché ho una bisnonna di Brescia. Mi sento italico per radici, per cultura, per mentalità, per visione delle cose delle persone, degli uomini e dei processi di questa nostra società. Non ho dubbi su questa radice, mi dispiace che qualche volta la si perda un po’ in Ticino, a Lugano, perché abbiamo un fenomeno politico che si chiama “Lega dei Ticini” che nell’ultimo quarto di secolo ha voluto creare il proprio successo nella lotta ai frontalieri e agli italiani che sono qui domiciliati. Questo ha contribuito a guastare i rapporti tra Ticino e Italia ma ci sono spazi di miglioramento», racconta Filippo Lombardi, già presidente del Consiglio degli Stati (Senato svizzero). «Dobbiamo diventare come italici, come italofoni e come rappresentanti di questa cultura e di questa visione attrattivi per le altre culture perché si interessino a noi e alla nostre ricchezze», conclude.
Dove non arriva la rete e il web, c’è la tv. Rai Italia, ad esempio, vanta una programmazione che va in quattro continenti extra-europei (Asia, Africa, America, Australia) dove vivono comunità numerosissime di italici. Un’esperienza raccontata da Monica Marangoni che per tre anni è stata il volto di “L’Italia con Voi” proprio sul canale Rai.
Valentina Ersilia Matrascìa