Chi sono, in ambito artistico, le signore di ieri e di oggi? Sono le artiste che si sono dedicate alla pittura, alla scultura e alla fotografia, quando questi ambiti erano ancora prettamente maschili, o quando c’era ancora poco spazio per loro e per la loro creatività.

A Milano, ci sono due mostre che rendono loro omaggio: una a Palazzo Reale “Le signore dell’ Arte” fino al 22 agosto e l’ altra al Mudec “Tina Modotti. Donne, Messico e Libertà” fino al 7 novembre.

A Palazzo Reale sono in mostra le pittrici e scultrici del ‘500 e del ‘600. Alcune di loro hanno goduto di una certa fama, altre sono rimaste più nell’ombra ma, entrambe, hanno dato una svolta nel campo dell’ arte.

Giorgio Vasari – che di pittori se ne intendeva, avendone scritto le ” Vite” – aveva scritto anche di alcune di loro, sia nella prima edizione che nella seconda.

La fortuna di queste artiste è stata di essere nate in una famiglia benestante – alcune erano nobildonne – , oppure in una famiglia dove fosse possibile seguire le orme paterne, ossia, andare nella bottega paterna o, ancora, essere monache di clausura.

Tra le artiste citate dal Vasari, troviamo Properzia De’ Rossi, Sofonisba Anguissola, Lucrezia Quistelli, Lavinia Fontana, Antonia Doni, tutte provenienti dai vari ambiti citati.

Properzia De’ Rossi è stata una scultrice del ‘500, della quale Vasari ha apprezzato le doti, affascinato dal fatto che la delicatezza femminile potesse ” scontrarsi” con la ruvidezza del marmo, o dei metalli, producendo opere che sembravano ricami, come lo ” Stemma della famiglia Grassi” in filigrana d’ argento.

Particolare è la storia di Sofonisba Anguissola, che ha avuto la fortuna di aver mostrato dei suoi  disegni a Michelangelo che era amico di suo padre Amilcare e che l’ ha incoraggiata, tenendola in grande considerazione. Sofonisba apparteneva ad una famiglia agiata che aveva permesso a lei e alle sue tre sorelle di andare a bottega. È un caso unico quello delle sorelle Anguissola: tutte e quattro hanno trovato spazio nel mondo dell’ arte anche se, solo Sofonisba sarà la più conosciuta e la più ricercata del suo tempo. Diverse sue opere sono in mostra, tra le quali il celebre ” Autoritratto” dove la pittrice si è raffigurata di tre quarti, con lo sguardo dolce ma, al tempo stesso, altero e “Partita a scacchi“, quadro giocoso in cui le sorelle Anguissola sono ritratte in un momento ludico.

Lucrezia Quistelli era una nobildonna fiorentina che aveva ricevuto un’ ottima educazione umanistica. L’ opera presente in mostra, il “Matrimonio mistico di santa Caterina” rivela, nei tratti eleganti e preziosi, la sua origine.

Altra pittrice di ampio respiro è Lavinia Fontana, che ha seguito le orme paterne superando, ben presto, il padre in bravura e forma. Donna coraggiosa, era conscia della propria bravura e si è resa ben presto indipendente in un mondo che non accettava questa ” sfrontatezza” femminile. Così appare nell’ “Autoritratto alla spinetta” e fra i suoi ritratti , dove riesce sempre a cogliere l’ essenza delle persone, possiamo citare ” Ritratto di studioso”, ” Ritratto di famiglia”, dove ogni personaggio viene colto corrucciato nei suoi pensieri; la dolcissima ” Testa di giovane”, dove il ragazzo sembra essersi voltato, stupito, ad un richiamo e “Cleopatra”, dove la regina sembra ipnotizzare l’ aspide, anziché esserne ipnotizzata.

L’ arte entra in convento con Antonia Doni, carmelitana, figlia del celebre pittore Paolo Uccello e la domenicana Plautilla Belli, miniaturista. In convento, le donne hanno la possibilità di istruirsi e condurre una vita tra il misticismo e la cultura.

Altre artiste importanti sono Fede Galizia, Marietta, la figlia adorata di Tintoretto, morta giovanissima e Chiara Varotari, sorella del Padovani.

Una menzione a parte spetta ad Artemisia Gentileschi, figlia del pittore Orazio e segnata, nella sua vita, da un episodio di stupro ad opera di Agostino Tassi, che lavorava nella bottega di suo padre. Questo fatto, all’ epoca, avrebbe fermato qualsiasi donna ma non Artemisia che, pur essendone irrimediabilmente segnata, si è buttata a capofitto nel lavoro, spostandosi anche di città in città. Meravigliose e intense sono le sue opere, dettate dalla consapevolezza di lasciare un segno nell’ arte e nella storia, come ne ” Il suicidio di Cleopatra” , o nell’opera in chiusura della mostra ” Maria Maddalena”.

Quest’ultima opera è inedita ed è importante che sia presente non solo per l’ impatto emotivo che trasmette, ma anche per i “buchi” lasciati dall’ esplosione nel porto di Beirut dell’ estate del 2020. L’ opera era conservata nel Sursock Palace – appena restaurato – che è andato distrutto. I buchi come testimonianza di dolore nell’anima e sulla tela.

A fare da contrappeso a queste maestose ed emancipate donne del ‘500 e del ‘600 c’ è una straordinaria fotografia: Tina Modotti. Tina Modotti è nata in Friuli ma, ben presto, comincia il suo itinerario nel mondo, che la porta dapprima negli Stati Uniti e poi in Messico e in Europa. 

Le sue foto spaziano dalla natura agli still life (a sfondo politico) e ai ritratti. Infatti, si sofferma ad inquadrare la facciata diroccata di una hacienda; o cerca l’ inquadratura tridimensionale come nella foto del Convento di Tepotzotlan dove una serie di archi fa da cornice ad una scala sullo sfondo; o, ancora, fotografa la bellezza della pianta che si erge come una mano e la tela sgualcita che ricorda il ” Taglio” di Fontana ante litteram ed anche il sombrero con falce e martello che la riconduce alla sua lotta politica.

Il suo è un mondo eterogeneo, che coinvolge l’ umanità nelle sue mille sfaccettature: ritrae un’ attrice famosa come Dolores Del Rio, cogliendola in tutta la sua bellezza; oppure una bambina intenta nella scrittura; o, ancora, una donna fiera di portare la bandiera; o l’ immagine di una scalinata che rappresenta la quotidianità e che, se non fosse per i sombreri, potrebbe essere una città del sud Italia; o la splendida immagine di un uomo che porta il fieno, con il sombrero appoggiato in cima, come se fosse un uomo che dorme sulle sue spalle; o l’ intensa espressione – che rimanda ad un futuro incerto – della ragazzina vestita di nero, simile ad una profuga dei giorni nostri; o la famosa foto che ritrae una donna di Tehuantepec con zucca dipinta e, per terminare, la foto della coppia vista di spalle, che ricorda le figure di Botero.

Tina Modotti è stata una donna coraggiosa, passionale, che si è battuta per gli ideali nei quali credeva e che ha condiviso con personaggi importanti come Frida Kahlo, Diego Rivera, Pablo Picasso e Pablo Neruda.

Tutte queste artiste del passato e del presente hanno incarnato un modello di donna volitiva e intraprendente al di là del tempo e della storia.

Anna Violante

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