L’avevamo lasciato mentre, in silenzio, abbandonava il palco dell’Ariston, come stordito da un “gancio” al volto che ti fa barcollare e perdere certezze, mentre quel ritornello “Dov’è Bugo?” risuonava assordante tra addetti ai lavori e pubblico. Lo ritroviamo, Cristian Bugatti, in arte Bugo, un anno dopo, di nuovo su quel palco, stavolta da solo e più determinato che mai a fare sentire la sua voce.
Ci sembra di “percepire” – gli chiediamo – che questo Sanremo l’hai fortemente voluto. Com’è tornare al Festival dopo un anno che sembra essere stato lungo un secolo? E cosa ti aspetti da questa “rinnovata” esperienza?
È una grande gioia per me tornare al festival, soprattutto dopo un’annata cosi particolare come quella del 2020. Quando Amadeus mi ha chiamato per partecipare ne ero felice, non solo per me, ma per tutta la mia squadra.
E invece sì, il tuo brano sanremese racconta una voglia di rivalsa e il credere ancora nei sogni. Come è nato e quanto Cristian c’è in questo testo?
E invece sì nasce dall’ idea che non dobbiamo farci sopraffare dalle difficoltà, ma dobbiamo pensare che tutto è possibile, anche le cose più impensabili sono realizzabili. E’ un imperativo categorico che ci fa vivere meglio. Nella canzone ci sono elementi autobiografici e elementi inventati, le mie canzoni sono un misto tra queste due cose. Voglio che la gente possa immedesimarsi nel testo.
Il Festival è un grande evento anche fuori dall’Ariston ma che inevitabilmente, quest’anno, si limiterà alla pura esibizione sul palco. Per trovare qualcosa di positivo a una situazione che appare surreale, riflettevo qualche giorno fa sul fatto che molte volte, negli anni, mentre assistevo alle prove generali ho visto performance molto più “esaltanti” di quelle delle sere di gara.
E allora ti chiediamo: ritieni che la mancanza di pubblico possa essere un handicap o forse possa in qualche modo lasciare più spazio alla concentrazione e liberare dall’emozione gli artisti?
Per quello che mi riguarda, mi mancherà molto il fatto che non ci sarà il pubblico. Perché io vengo da un percorso ventennale di concerti, non sono abituato alle situazioni televisive. Ma farò del mio meglio, perché quello che conta per me è la canzone, il poter cantare la mia nuova canzone.
La sera delle cover canterai Un’avventura con i Pinguini Tattici Nucleari che cantano con te anche in Meglio, brano contenuto nell’album. Perché hai scelto questo brano e ne farai una versione tutta tua/vostra?
Per la serata delle cover prima ho pensato a scegliere l’artista, e ho pensato a Battisti, che è uno dei miei preferiti. Successivamente ho scelto la canzone, dopo averne provate diverse. E solo dopo ho chiamato i Pinguini. Con Riccardo Zanotti (voce dei Pinguini, ndr) ho fatto giudice al festival di Castrocaro (2020) e mi sono trovato bene: da qui la scelta. Gliel’ho proposto ed eccoci insieme a Sanremo. La canzone di Lucio è bella così, non c’è bisogno di stravolgerla.
Pensavamo di non poterlo fare questo Festival e neppure di scriverne, seppur da “remoto”. E invece sì, come dice la canzone di Bugo, si può e sicuramente sarà, in qualche modo, rinascita.
Gilda Luzzi