Il CLAE, Comité de Liaison des Associations d’Etrangers à Luxembourg, la piattaforma associativa che riunisce le associazioni di
Documento sulla posizione del CLAE
Potenziare il sostegno contro la pandemia
La crisi sanitaria provocata dal Covid-19 sta entrando nel suo secondo anno. Il Lussemburgo è il paese con il più alto reddito nazionale lordo (RNL) per abitante in Europa, eppure nella sua popolazione esistono anche settori meno favoriti, che si ritengono meno tutelati e patiscono in silenzio le conseguenze della crisi sanitaria. Si tratta di persone di ogni età, che si considerano tra le più emarginate, isolate e prive di sostegno per affrontare la situazione.
Sono state previste diverse forme di sostegno finanziario, ma mancano strumenti mirati a un sostegno individuale e psicologico in grado di dare risposta alle esigenze riscontrate sul campo. Teniamo a segnalare che l’attività professionale sul posto di lavoro è un fattore di inclusione sociale, mentre il confinamento e il lavoro online possono provocare situazioni di angoscia personale e di isolamento.
Con il distanziamento sociale è venuto meno il calore dei contatti personali. Con il blocco di ristoranti e bar molti giovani non possono più guadagnare quei pochi euro che permettevano loro di avere una vita dignitosa. Molti sono studenti che vengono da lontano, provenienti da famiglie a reddito basso, che vedono compromesso il sogno del loro futuro. Nei casi più gravi possono apparire impulsi al suicidio. Va altresì valutato il rischio di un aumento delle violenze di genere in ambito familiare e di un incremento del numero di divorzi con le relative conseguenze sociali. Il governo non è responsabile della situazione attuale, ma può tuttavia decidere di potenziare le misure di sostegno esistenti.
La società e lo Stato non sembrano ancora aver preso piena consapevolezza dell’esigenza di fornire un sostegno psicologico. Tuttavia prendiamo atto con favore del fatto che nella loro ultima conferenza stampa il primo Ministro e la ministra della Sanità abbiano fatto riferimento alla questione tabù del disagio emotivo. Quali dovrebbero essere ora le proposte del governo? Un allentamento delle misure restrittive per coloro che sono sull’orlo del baratro? Una vasta campagna di comunicazione per combattere la “violenza domestica”? Un rafforzamento delle unità psichiatriche ospedaliere che da sempre accusano una carenza cronica di risorse? Un più ampio rimborso delle terapie psicologiche? Il governo dovrebbe proporre misure concrete su tutte queste questioni concernenti la salute pubblica. Allo stesso modo, la severa proibizione di celebrare riti funebri delle diverse comunità colpisce pesantemente le famiglie in lutto. L’OMS raccomanda l’impegno a trovare soluzioni alternative intese a permettere la celebrazione dei funerali in modo dignitoso e sicuro.
L’accesso all’assistenza di uno psicologo o psicoterapeuta è essenziale per chiunque si trovi in una situazione di debolezza emotiva o depressione e lo diventa ancora di più se i legami personali diventano meno intensi e più rarefatti. È quindi essenziale che la CNS si faccia carico quanto prima dell’accesso all’assistenza di uno psicologo o psicoterapeuta.
Tutelare la salute emotiva della popolazione durante un periodo tanto stressante sarebbe un buon investimento per il periodo della ripresa che inevitabilmente arriverà dopo il Covid-19. L’arrivo dei vaccini alimenta la speranza, ma sarebbe opportuno prepararsi a questo ritorno offrendo supporto psicologico a chi ne ha bisogno. Il governo dovrebbe resistere alla pressione di un gruppo ristretto di medici non specialisti in materia che mettono i loro interessi corporativi davanti alle questioni concernenti la salute pubblica.
Gran parte dell’attività del nostro sistema sanitario, e in particolare il buon funzionamento degli ospedali, si basa sull’uso di manodopera transfrontaliera con una quota prossima al 70%. Questa realtà, data per scontata dalle autorità sanitarie, è oggi un problema enorme che, di fronte alla crisi sanitaria, ci impedisce di potenziare le capacità degli ospedali e rafforzare il personale delle case di riposo e dell’assistenza a domicilio.
La formazione degli infermieri e degli ausiliari paramedici in Lussemburgo dovrebbe attenersi alle direttive europee sulla professione infermieristica, cessando di essere divisa in due livelli (il primo a livello del 13° anno che rilascia il diploma infermieristico; il secondo un BTS – Brevet de Technicien Supérieur) che non riconosciuti al di fuori dei confini del paese. Centinaia di giovani potrebbero essere motivati a intraprendere questo percorso professionale se la riforma venisse portata avanti nei nuovi Lycée des professions de santé (Istituti delle professioni sanitarie) presenti in quattro città del paese e, in particolare, nel futuro Lycée des professions de santé transfrontaliero di Esch-Belval.
Il CLAE sostiene le richieste dell’Alem (Associazione lussemburghese degli studenti di medicina) che ha sollecitato la creazione di una facoltà di medicina con corsi completi in Lussemburgo, lo sviluppo della formazione nelle specializzazioni mediche, la creazione di una clinica universitaria nel Granducato, nonché l’adattamento del nostro sistema sanitario ai progressi della medicina onde continuare ad offrire trattamenti innovativi e di alta qualità.
Ricordiamo che il governo ha compiuto grandi sforzi di comunicazione durante la pandemia. Tuttavia, la comunicazione ha avuto luogo quasi esclusivamente in lingua lussemburghese (anche se con interpretazione). Molti residenti hanno avuto difficoltà nel seguire e capire l’evoluzione della situazione, ma soprattutto hanno avuto la sensazione di non essere coinvolti e pienamente riconosciuti nel gorgo di una crisi che ha colpito tutti i cittadini.
Il governo ha deplorato spesso la mancanza di adesione a determinati comportamenti e gesti barriera da parte della popolazione. Le associazioni operanti nell’ambito dell’immigrazione si sono impegnate per raggiungere il maggior numero di persone possibile. Il ruolo del settore associativo nella comunicazione sul covid-19 è notevole e dovrebbe essere apprezzato e riconosciuto dalle autorità pubbliche. Accogliamo quindi con favore l’istituzione del gruppo di lavoro sociale del ministero della Sanità con il compito di occuparsi dell’assistenza alle persone più vulnerabili.
Deploriamo tuttavia la circostanza per cui, nonostante l’allarme lanciato da diverse associazioni, tra cui il CLAE, riguardo alle difficoltà riscontrate dalle associazioni fin dall’inizio della pandemia, non sia stato predisposto alcun sussidio finanziario specifico destinato a questo settore.
Risulta ben chiaro che, nella situazione attuale, le decisioni del governo sono una prassi costante di compromesso bilanciato tra le previsioni epidemiologiche, il funzionamento dell’economia e il rispetto delle libertà individuali. Un equilibrio che è molto difficile conseguire e poi comunicare.
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Clae/Traduzione Antonio Deallagiacoma