Ogni giorno il bollettino del Ministero della Sanità lussemburghese non lascia molto spazio all’ottimismo. Il picco di contagi è sotto gli occhi di tutti e non bastano, come alibi, l’operazione di tamponi catena e i troppi assembramenti. Bisogna ammetterlo: il virus c’è, c’è sempre e dobbiamo fare attenzione, ancora di più! Abbiamo chiesto al dottor Cristiano Cavuto,  medico generalista e del lavoro che già fu ospite di VOICES, la trasmissione in lingua italiana su Radio Ara che per molti mesi è stata dedicata alla situazione della pandemia in Lussemburgo.

cavuto

Ci commenti questa nuova situazione?

Era prevedibile perché ancora non c’è un rimedio definitivo a questa malattia. Forse non erano prevedibili le tempistiche. La mia impressione è che la gente, in questa smania di tornare alla normalità di un tempo, non si renda conto che ciò non è possibile e non lo sarà fino a quando non si sarà trovato un rimedio efficace e definitivo. È come se le persone non capissero bene che ora più che mai non bisogna abbassare la guardia, proprio per non vanificare i sacrifici fatti finora. Ora come ora con il covid-19 bisogna convivere, come se fosse una malattia cronica, da gestire, controllare affinché non prenda il sopravvento e mini la nostra salute. Ciò limita la nostra libertà, è vero, ma è anche (per ora) la migliore soluzione. Il picco comunque non è dovuto solo agli assembramenti esagerati e ai tamponi a tappeto. Il punto è che a questa malattia non c’è ancora un rimedio definitivo e che quindi i gesti-barriera sono la migliore prevenzione.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Dobbiamo aspettarci di vivere ancora a lungo utilizzando i gesti-barriera, dobbiamo aspettarci che laddove non fa molto caldo il virus può tornare e che chi si è ammalato e guarito non è affatto immune dal rischio di un nuovo contagio. E non dimentichiamo alcuni soggetti guariti hanno sviluppato dei problemi di salute cronici… Un motivo in più per stare attenti e cercare di non ammalarsi.

Che messaggio vuoi passare ai nostri lettori?

Insisto sulla questione di fare il tampone, approfittando della fortuna di vivere in un Paese che lo mette a disposizione di tutti, gratuitamente. Perché fare il tampone significa essere parte della soluzione, compiere un gesto di assoluta solidarietà e responsabilità nei confronti di tutti. Un gesto che appartiene ad uno spirito civile di un’Europa civile. E poi voglio ricordare a tutti che nessuno deve sentirsi esente dal contrarre questa malattia. Il covid-19 può colpire tutti. Non è ancora il tempo delle certezze. Su questo virus la scienza ad oggi di certezze non ne ha. Per questo sono importantissimi buon senso e prudenza.

Maria Grazia Galati

 

 

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