Il Consiglio europeo del 23 aprile, ricoperto da tante attese vista la nota spaccatura tra Paesi europei pro e contro eurobond – questi ultimi fortemente appoggiati dall’Italia, uno dei Paesi europei più colpito dalla pandemia (si legga l’articolo di Carlo degli Abbati) – è riuscito a trovare finalmente un accordo tra le parti grazie ai recovery fund.
Cosa sono i recovery fund? Si tratterebbe di un nuovo Fondo da istituire a livello comunitario, gestito dalla Commissione europea, o dalla BEI. Il fondo raccoglierebbe sul mercato 1000 o 1500 miliardi di euro attraverso l’emissione di obbligazioni. Questi bond sarebbero garantiti dal bilancio europeo 2021-2027 incrementato con nuove contribuzioni dirette da parte degli Stati membri. Le somme raccolte, per dirla in soldoni, sarebbero girate ai Paesi più in difficoltà in quanto più toccati dalla gravità della situazione.
È sicuramente un passo avanti che va incontro alle esigenze di un Paese indebitato come l’Italia. Trovata la sintonia tra gli Stati membri dell’UE colpiti dall’emergenza sanitaria del Covid-19, quello che bisogna fare ora è trovare almeno altri 1 000 miliardi di euro o forse più, per concretizzare il piano di aiuti.
Ma restano irrisolti molti punti.
In primis, il fattore tempo, assolutamente da non sottovalutare. L’emergenza ha messo in ginocchio grandi e piccole imprese, lavoratori indipendenti, start-up e cittadini di tutta Europa. Rispondere in tempo a queste esigenze non è necessario ma urgente e fondamentale per evitare il collasso economico. E, a parte il successo del negoziato di ieri, l’accordo è rimandato al prossimo Consiglio europeo previsto in giugno, dopo che la Commissione europea avrà trovato i soldi per il Fondo sotto mandato dei governi europei. Dalla proposta della Commissione, che si riunirà il 6 maggio, ripartirà il negoziato che toccherà i punti dolenti ossia quali saranno i prestiti e a quali condizioni e quali saranno gli aiuti a fondo perduto.
Le risorse disponibili il 1° giugno, come annunciato da Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, sono circa 540 miliardi che saranno elargiti attraverso tre strumenti su cui si è dato l’accordo:
- Lo strumento SURE proposto dalla Commissione: un sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione, al fine di aiutare le persone a mantenere il loro posto di lavoro durante la crisi. Il SURE fornirà agli Stati membri fino a 100 miliardi di euro di finanziamenti, coprendo una parte dei costi relativi alla creazione o all’estensione dei regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo.
- Misure di liquidità per aiutare le piccole e medie imprese più colpite: la Banca europea degli Investimenti punterà a investire ulteriori 20 miliardi di euro nelle piccole e medie imprese, in parte utilizzando capitale proprio e in parte con il sostegno del bilancio dell’UE; la Commissione metterà a disposizione del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) 1 miliardo di euro dal bilancio dell’UE, a titolo di garanzia, affinché fornisca liquidità alle PMI, mobilitando complessivamente 8 miliardi di euro per aiutare almeno 100 000 imprese.
- La nuova linea del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), il Fondo salva Stati che questa volta elargirà aiuti solo per coprire i danni economici legati all’epidemia di coronavirus. Sarebbe per un massimo di 240 miliardi di euro da cui tutti gli Stati membri potrebbero attingere fino al 2% del proprio PIL.
Amelia Conte