Il prossimo 4 novembre 2019 – ore 19 si terrà la conferenza su “Identità e alterità: continuità o discontinuità? Essere cristiani per i papi degli ultimi cinquanta anni”, di Roberto Rusconi, professore emerito di Storia del Cristianesimo, organizzata dalla Luxembourg School of Religion & Society (presso il Centre Jean XXIII 52, rue Jules Wilhelm L-2728 Luxembourg). Abbiamo intervistato il professore in anteprima su Chiesa e dialogo con il mondo contemporaneo, rinnovamento, unità tra i cristiani.
A 54 anni dalla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, quanto la Chiesa di oggi può dirsi profetica nell’indicare i valori fondanti ed i principi etici di una convivenza giusta e pacifica e quanto invece risulta essere d’ostacolo allo sviluppo civile della nostra società?
Il pontificato di papa Bergoglio sembra avere chiuso la fase di attenuazione degli impulsi riformatrici suscitati dai lavori conciliari, che ha caratterizzato invece i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. È significativo che molti temi da lui affrontati rimandino al papa Paolo VI della enciclica Populorum progressio e del discorso alla CELAM riunita a Medellin. Il mezzo secolo trascorso ha reso esplicita l’impossibilità di limitarsi ad attuare le linee del rinnovamento conciliare. A questo proposito basti sottolineare che allora la questione del ruolo della donna all’interno della Chiesa non aveva ancora assunto l’attuale rilevanza. Inoltre a quel tempo il carattere romano-centrico – se così si può dire – della Chiesa cattolico non era ancora stato intaccato dalle profonde trasformazioni sociali e politiche, derivanti dalla decolonizzazione e dalla fine della guerra fredda (per non parlare del collasso dei regimi comunisti dell’Europa orientale).
Il ruolo storico della Chiesa cattolica non può che essere l’assunzione di una valenza profetica, che non si limiti a proporre ricette e soluzioni ai problemi della società, ma recuperi l’essenzialità di un annuncio evangelico le cui forme hanno peraltro bisogno di un “aggiornamento” (per riprendere l’esortazione di Giovanni XXIII).
Tra i maggiori scandali che ancora oggi riguardano la Chiesa ci sono l’accumulo di ricchezza, la gestione affaristica dei soldi raccolti in nome dei poveri e la pedofilia clericale. cos’è cambiato nell’amministrazione delle enormi risorse finanziarie del Vaticano dai tempi (e dai modi) di Marcinkus? vista l’estensione geografica planetaria degli abusi sessuali, quali misure concrete sono state adottate per contrastarlo e perché si sono rivelate tutte inefficaci?
Il problema della ricchezza della Chiesa è particolarmente macroscopico a proposito della Curia vaticana, che ormai sembra impermeabile a qualsiasi istanza di ripulitura. Al proposito esiste certo un’esigenza immediata di porre fine alla corruzione. Occorre però sottolineare che la situazione si è particolarmente aggravata dopo la morte di Giovanni Paolo I. Oltre a ciò, questo genere di scandali non si può affrontare senza ritornare al tema della Chiesa povera ovvero della Chiesa dei poveri – sollevato al tempo del Vaticano II ma di fatto lasciato ai margini. Si deve quindi avere presente che l’ideale e la pratica della povertà evangelica non riguarda soltanto le istituzioni centrali della Chiesa cattolica, ma sussiste anche in tutte le sue ramificazioni nel mondo.
Quanto al problema della pedofilia clericale, può essere affrontato alla radice soltanto qualora si prenda di petto la questione del clericalismo ecclesiastico. Nell’immediato significa lasciare cadere tutte le forme di omertà per una malintesa difesa dell’istituzione. In prospettiva non si può però evadere l’inevitabilità di una revisione delle forme di reclutamento del clero, nel contesto di una riflessione sul ruolo del clero all’interno della Chiesa.
A proposito della ricomposizione dell’unità fra tutti i cristiani, le riforme del Concilio (in particolare la soppressione della messa tridentina, la dottrina della libertà religiosa e l’ecumenismo) hanno incontrato una grande opposizione da parte dell’ala più tradizionalista e conservatrice dei cattolici che criticava le concessioni fatte “a uno spirito neo-modernista e neo-protestante”. Oggi queste stesse critiche riecheggiano all’indirizzo dell’attuale pontefice creando forti tensioni all’interno della Chiesa: qual è, secondo lei, la situazione attuale e cosa dovremmo aspettarci per il futuro?
A conservatori e reazionari, occorre ricordare che, anche se la cosa non è semplice, i presunti “modernisti” e i protestanti sono pur sempre dei cristiani… Le critiche rivolte a papa Francesco non a caso richiamano la situazione di tensione che Paolo VI dovette affrontare nell’immediato post-concilio. Per chi si occupa di storia del cristianesimo e delle chiese nel lungo periodo che va dalle origini a oggi appare insostenibile la posizione di quanti vogliono far passare una prassi oppure o una dottrina “tradizionali”, magari alquanto recenti, per una caratteristica fondante del cattolicesimo. Quanto a un ventilato scisma, improponibile sul piano storico, si deve rispondere severamente che non si resta all’interno della comunione di credenti nel risorto soltanto quando il papa la pensa come te (ovvero viceversa).
In conclusione è necessario prestare maggiore attenzione a una sfida che sta diventando sempre più ardua: come articolare concretamente unità e pluralità all’interno della Chiesa cattolica, nel momento in cui si debba rinunciare a un forzato unanimismo.
Andrea Tirelli
Conferenza in francese – Entrata gratuita
Le domande possono essere fatte anche in italiano
Contatto: alberto.ambrosio@lsrs.lu