Una band di giovani e bravissimi musicisti, che prende il nome da un grande protagonista della musica rock/pop mondiale, ha incantato un folto pubblico riunito domenica sera 20 ottobre a Lussemburgo presso il Forum Geesseknäppchen per il concerto inaugurale della Settimana della lingua Italiana nel mondo. Evento organizzato dalla Ambasciata d’Italia in collaborazione con la Fondazione Cavour. In scena la vita di Giuseppe Verdi, raccontata con parole e musica attraverso le sue grandi opere.
Lo spettacolo Sempre Verdi nasce dalla geniale intuizione di Patrizio Bianchi, una lunga carriera nell’insegnamento e poi assessore in Emilia Romagna. È il 2012, quando il terremoto devasta buona parte della regione, che il professor Bianchi comprende come “con le case, a cadere sia stata anche la cultura”. Ed è così che, per recuperarla, parte proprio dai giovani, “sui quali si deve lavorare per gettare le basi solide del loro futuro” e comprende che “per insegnare loro la storia del nostro Paese rendendola più comprensibile al loro linguaggio, può farla parlando di un giovane come loro”, che circa 200 anni fa l’ha raccontato in musica grazie ad opere memorabili momenti cruciali dell’Italia, prima e dopo l’Unità.
A Bianchi abbiamo fatto due domande.
Come si coniuga una band intitolata a John Lennon, artista pop/rock per eccellenza, con la musica classica?
La band è nata nel 1998, fondata dal Maestro Mirco Besutti, all’interno della FONDAZIONE SCUOLA DI MUSICA CARLO GUGLIELMO ANDREOLI; essendo tutti giovanissimi, il ricambio è frequente (poiché i giovani passano in altre orchestre appena superano i 23 anni). Spicca anche per l’integrazione di giovani con handicap e il repertorio è proprio rock. Incontrandoli nel 2012 ho proposto il mio progetto culturale ispirato a Giuseppe Verdi e che loro hanno accolto con entusiasmo. Abbiamo già fatto vari spettacoli in Europa e nel mondo ed ogni volta, come è successo nel Granducato, facciamo uno scambio con i giovani musicisti del Paese che ci ospita. Il limite delle lingue straniere non esiste, perché i ragazzi usano fra loro il linguaggio della musica, che è universale.
Lo spettacolo è dedicato a Giuseppe verdi, con racconti della sua vita e frammenti di sue opere. A Lei che conosce bene l’artista chiedo: qual è l’opera più verdiana e quella meno verdiana del grande compositore?
Nel primo caso TRAVIATA, dove lui, sempre alla ricerca di un « eroe » da celebrare, lo trova in una donna, peraltro fuori dalle regole e che sa esaltare al meglio. Nel secondo direi le composizioni giovanili, dove ancora Verdi cercava la sua strada. Mentre le opere che ha composto alla fine della sua vita e carriera (Otello e Falstaff) sono meravigliose perché estremamente innovative.
Maria Grazia Galati