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Il Decreto Sicurezza, inasprito a sproposito, si è rivelato un incubo per molti italiani che vivono all’estero e che sono rientrati nel Paese d’origine durante le vacanze estive. Ma la legge di Bruxelles parla chiaro (leggete a tale proposito anche la rubrica Legale a pagina 49) e ciò che sta accadendo è contro i principi dell’Unione europea

 La libera circolazione delle persone, come la libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali, è una delle  libertà fondamentali garantite dall’ordinamento giuridico dell’Unione europea (UE). Principi introdotti già con i Trattati istitutivi.

Il Trattato di Maastricht, entrato in vigore il primo novembre 1993, ha istituito, infine, lo status di cittadinanza europea, includendo anche il più generale diritto per i cittadini europei di soggiorno e circolazione in tutto il territorio dell’UE. Iniziava così un periodo di grande libertà e facilità negli spostamenti per tutti i cittadini europei, compresa la possibilità di viaggiare dappertutto con il proprio veicolo. Per i lunghi soggiorni, le istituzioni europee non hanno ritenuto necessario intervenire. Non esiste, infatti, una legge unica europea sull’ immatricolazione delle auto estere.

L’Ue afferma solamente che è buona pratica immatricolare l’auto nel posto in cui si vive più di sei mesi all’anno. Prima di stabilirsi all’estero per lunghi periodi è opportuno, dunque, informarsi sulla normativa in vigore nel Paese ospitante; anche se la maggioranza dei Paesi europei concede 12 mesi di tempo per la regolarizzazione amministrativa dell’automobile dopo aver cambiato la residenza abituale. In Italia la procedura per immatricolare un’auto estera è regolata dall’art. 132 del Codice della Strada con cui si stabilisce che le auto estere che circolano per più di 12 mesi in Italia devono esservi obbligatoriamente immatricolate.

La procedura cambia e diventa confusa con il Decreto Sicurezza, fortemente voluto dal Ministro dell’Interno, in cui si vieta, per chi ha la residenza in Italia, di circolare con un veicolo con targa estera per più di 60 giorni. Un testo che modifica l’art.93 del Codice della strada ed introduce divieti e limitazioni ai danni dei cittadini italiani. Dall’entrata in vigore del decreto, infatti, tantissimi cittadini italiani e/o residenti all’estero o loro familiari alla guida di auto con targa straniera sono stati verbalizzati e costretti a pagare multe salatissime (da 400 a 1800 euro circa) con pena accessoria del fermo o sequestro amministrativo dei veicoli in causa.

Per essere semplici: nessun italiano che non riesca a provare la residenza estera non può guidare un autoveicolo con targa estera sul territorio nazionale. Tali modifiche, oltre ad essere discriminatorie e contrarie ai principi europei (vedere a pagina 49 l’articolo del nostro collaboratore avvocato), sono soprattutto confuse e necessitano di continui aggiustamenti amministrativi.

Numerosi esperti hanno evidenziato gli effetti aberranti delle modifiche apportate al codice della strada e hanno sottolineato come sarebbe stato più opportuno, nel tentativo di arginare l’esterovestizione dei veicoli o l’intestazione fittizia di veicoli immatricolati all’estero, intervenire in maniera più organica introducendo ad esempio una specifica fattispecie di illecito amministrativo. Nell’attesa di un rinsavimento delle autorità italiane (il decreto Salvini-bis è stato approvato dalla Camera con voto di fiducia il 5 agosto) occorre armarsi di pazienza e viaggiare con codice e circolari in tasca!

 Ornella Piccirillo Hahn

 

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