Il Marché de la Poésie è la più grande manifestazione di poesia in Francia. Si svolge ogni anno agli inizi di giugno sulla piazza Saint Sulpice di Parigi e riunisce più di 500 editori di poesia e riviste specializzate. Migliaia di visitatori passeggiano tra gli stand, ascoltano le letture e seguono i dibattiti o partecipano agli ateliers proposti dagli organizzatori.
Quest’anno il presidente del Marché è stato CharlElie Couture, cantautore, pittore e poeta ben conosciuto in Francia. I Paesi Bassi sono stati “invités d’honneur”, ma a Parigi quest’anno sono arrivati poeti di numerose nazionalità. Noi abbiamo incontrato Luigia Sorrentino, giornalista e direttrice del primo blog di poesia della RAI, ma soprattutto poetessa.
Più volte le ho sentito dire, mentre parla di poesia, che per lei la poesia è un luogo. Perché?
La poesia è un luogo, perché ci conduce sempre nel luogo dove torneremo a porci la stessa domanda: “Cosa ci faccio qui? Qual è il mio posto nel mondo? Qual è il mio compito?” La ricerca della risposta a queste domande è di per sé un luogo, il luogo della poesia.
Ancora di più la poesia è un luogo quando viene tradotta in un’altra lingua: con la traduzione la poesia subisce un trasferimento di luogo che stravolge totalmente la lingua, la fa diventare un’altra. Quindi con la traduzione, il poeta fa una seconda, o una terza opera… e via di seguito, dipende dal numero di traduzioni. In ogni caso la traduzione della poesia è un ponte fra diverse culture e tradizioni. E’ sempre qualcosa di molto bello e importante per un poeta.
C’è poi da dire che sempre la mia poesia arriva da un luogo sconosciuto e lontano e mi conduce in un altro luogo sconosciuto, un luogo che non conoscevo prima, che mi rende sempre più consapevole e mi fa vedere cose che non ero in grado di vedere prima. Il reale entra sotto la lente di ingrandimento, e da quella posizione vedo più profondamente.
Dunque la vista è importante per il poeta.
Vedere è importante, riuscire a vedere senza nascondersi nulla, credo sia importante. Ma anche l’ascolto per chi scrive poesia è fondamentale. L’ascolto può anche voler dire fare il vuoto intorno per dare spazio al silenzio. Il silenzio porta con sé la parola della poesia. La dimensione solitaria e il silenzio nel quale il poeta si immerge è condizione necessaria per scrivere poesia.
In riferimento al suo libro OLYMPIA (Al Manar, 2019) tradotto da Angèle Paoli con i disegni di Giulia Napoleone e presentato quest’anno a le Marché de la Poèsie, lei ha detto che questo poema è un percorso. In che senso?
Scrivere Olympia è stato per me un percorso che mi ha condotto alle origini della poesia. In questo percorso ho incontrato la città, la donna, e, soprattutto, la condizione umana in una dimensione tragica. Un po’ come avviene nell’ “Edipo a Colono” di Sophocles. Il vecchio Edipo oramai cieco e ammalato, arriva nella città delle Eumenidi, in un luogo terribile che rivela all’umanità una verità profonda e immensamente tragica.
E infatti in Olympia – lei dice – è presente una dimensione tragica non drammatica… Ci spiega la differenza?
La tragedia è il racconto di qualcosa che è già avvenuto e del quale si dà notizia. La dimensione del tragico è lontana dal presente, proprio perché tutto ciò che viene raccontato è già accaduto. La dimensione drammatica è, invece, qualcosa che viene vissuto in diretta da chi scrive, nel senso che si sta nella condizione del “qui e ora”, come dire: “sta accadendo questo, proprio adesso, in questo preciso istante”. La dimensione tragica ha un’altra intonazione della voce… la voce è commossa, non coinvolta. Nella dimensione drammatica la voce di chi parla è disperata, perché riferisce qualcosa che si sta verificando in quel preciso momento in tutta la sua “drammaticità”. La voce tragica riferisce gli eventi da una “tragica” lontananza …
Olympia è il nome di una città greca. Questa città ha qualcosa a che fare con la sua origine napoletana?
Certamente. Olympia per me è Napoli, la Napoli greca, o meglio, pre-greca. Nei dintorni di Napoli si trova Cuma, un insediamento pre greco, una città fondata presumibilmente nel IV secolo a.C. nei pressi del lago d’Averno. E’ lì, in quel luogo immutato da secoli, che Virgilio ambienta tutto il libro VI dell’Eneide. E’ li’ che scende Enea per ritrovare suo padre Anchise che lo incoraggerà a rifondare la città, la patria.
Olympia, lo abbiamo detto, è il tuo ultimo libro uscito in Francia con i disegni di Giulia Napoleone. Pensi che sia funzionale alla poesia il rapporto con l’arte figurativa o astratta?
La poesia ha un valore di per sé, pertanto, non è necessario associarla all’arte figurativa o astratta. I disegni di un’artista come Giulia Napoleone sicuramente impreziosiscono Olympia, perché rendono l’opera un prodotto unico e irripetibile. In Italia molto raramente gli editori accostano la poesia all’arte visiva. Al Manar è veramente una casa editrice molto particolare. Alain Gorius fa dei libri molto belli. In genere con Al Manar le edizioni sono due: quella ordinaria, per le librerie, e quella di lusso, per i collezionisti.
Intervista raccolta da Philippe Poivret