Questo era il titolo di una conferenza organizzata l’8 giugno 2019 dal Circolo Curiel assieme all’università del Lussemburgo nei locali di quest’ultima a Kirchberg. La sala era strapiena, a conferma dell’interesse sempre attento per le problematiche europee.
L’oratore era Massimo D’Alema, presidente della fondazione Italianieuropei al quale il moderatore Philippe Poirier, docente all’università di Lussemburgo, ha rivolto alcune riflessioni e domande. Qui di seguito una breve sintesi del dibattito.
Nella sua breve introduzione Roberto Serra ha tracciato un quadro sommario della situazione attuale, in cui un’Europa in crisi di ideali si trova confrontata con USA e Russia che puntano a ridimensionare la sua rilevanza politica ed economica sulla scena mondiale.
Nel successivo dibattito Philippe Poirier ha rivolto a Massimo D’Alema alcune domande riguardanti proprio L’UE all’indomani delle elezioni europee, il cui esito risulta assai complesso: c’è stata un’avanzata dei populisti, ma minore del previsto, il centro e la sinistra hanno tenuto, i verdi sono andati avanti. A livello europeo gli equilibri sono più complicati, perché mentre in precedenza bastavano popolari e socialisti per arrivare alla maggioranza, ora sarà necessario coinvolgere anche altre forze, come i conservatori e i verdi. In campo internazionale invece si assiste a interventi delle altre potenze che cercano di dividere l’Europa. Ad esempio l’approccio mirato ad accordi bilaterali degli USA, mentre l’UE ha sempre mirato alla dimensione multilaterale degli accordi. Come si pone l’UE nelle relazioni con gli USA?
Massimo D’Alema ha evocato la questione dell’identità dell’Occidente oggi. Un secolo fa l’Europa era un centro di civiltà che dominava il mondo con il 25% della popolazione mondiale e un’età media di 25 anni. Oggi l’Europa ha solo il 10% della popolazione mondiale e un’età media di 42 anni. Nel G7 del 1975 l’UE era il 35% del PIL mondiale e il G7 era al 65%. Ora l’UE è al 30% e la Cina al 20%. Inoltre la Russia è collassata e resta bloccata in una stasi continua. Anche se per gli europei la Cina sembra ferma, nel paese si investono in ricerca e sviluppo più risorse che nell’UE. Sono aumentati molto anche i costi del lavoro e le infrastrutture sono molto efficienti. L’Occidente non è pronto a gestire il suo declino senza innescare complicazioni. Manca una leadership, occorre accettare un mondo multipolare e contestualmente bisogna imparare a gestire il cambiamento. Si profila il rischio che esplodano i nazionalismi, che si aggravino i contenzioni economici, politici e militari, con serio pericolo di incidenti.
Citando un viaggio compiuto in Cina nel 2000 Massimo D’Alema ha segnalato che i cinesi non sono preoccupati per gli interventi unilaterali degli USA. Restano in attesa e sanno che gli USA non sono più in grado di reggere da soli il governo del mondo. Solo se unita l’Europa può contare nello scenario internazionale. Il nazionalismo si colora spesso di ridicolo come dimostra la Brexit incompiuta.
Philippe Poirier ha poi toccato il tema della Cina e degli accordi che ha stipulato con la Russia e anche con singoli paesi europei. Apparentemente manca un progetto comune, come si potrebbe svilupparlo con strumenti concreti?
Massimo D’Alema ha ricordato il rischio di una nuova guerra fredda, la politica aggressiva degli USA, la nuova intesa tra Cina e Russia, da cui possono scaturire pericoli per la pace. Ormai i cinesi hanno una visione globale e puntano alla lotta contro la povertà, alla lotta contro le disuguaglianze , agli interventi ecologici. La crescita cinese può aiutare il progresso dell’umanità. Nonostante lo slogan America First, l’UE ha lavorato bene e occorre sostenere l’approccio di regolamentazione globale della Commissione. Occorre lavorare assieme alla Cina, ma i cinesi devono aprire i loro mercati, introdurre riforme per tutelare la proprietà intellettuale e gli investitori. Con i cinesi occorre negoziare, ma senza vincoli ideologici e difendendo gli interessi e i valori europei. Nella guerra dei dazi lanciata dagli USA, se la vincono sarà l’UE a pagare, e gli USA le chiedono solidarietà occidentale. In caso di mancata regolamentazione multilaterale, l’UE dovrebbe difendere se stessa. All’UE manca purtroppo una direzione democratica, in un contesto in cui gli USA hanno diviso l’Occidente.
Philippe Poirier: Qual è la leadership in Europa?
Massimo D’Alema ha osservato che le elezioni hanno cambiato il quadro generale, ma la struttura politica e istituzionale dell’UE è rimasta in piedi. I nuovi equilibri forse comprenderanno i Verdi.
Philippe Poiriet ha rilevato che i popolari sono divisi, i socialisti in calo, i liberali e i verdi sono divisi. Come sarà possibile allora mettere assieme le forze?
Secondo Massimo D’Alema per l’accordo istituzionale ci sono diversi fattori comuni, per esempio i socialisti sono vicini ai conservatori sulla tutela dei diritti individuali e ai popolari sulla difesa di quelli sociali. Si è inoltre bloccata l’avanzata dei neofascisti e dei populisti.
Philippe Poirier ha toccato il problema della gestione dei flussi di migranti da parte della Commissione e delle divergenze tra i diversi paesi europei. Esiste una posizione comune?
Massimo D’Alema ha ricordato che l’Europa ha accolto 3 milioni di rifugiati, il 43% in Germania, il 9% in Francia e il 9% in Svezia. Si tratta di una politica intelligente perché si tratta di migranti di qualità provenienti dalla Siria. Il governo italiano si lamenta di essere stato lasciato solo, ma a suo tempo l’Italia ha accolto ben 80.000 rifugiati kosovari dei 400.000 totali, e l’emergenza è stata risolta con un giro di telefonate tra i diversi governi (facile visto che all’epoca erano tutti socialisti). L’emergenza attuale è il risultato dell’incapacità politica dell’attuale governo, che sta dimostrando completa incapacità di indicare personalità di rilievo alla guida delle istituzioni europee.
Il conflitto in Libia, una vera tragedia, è in realtà legato alle divergenze in atto nel mondo islamico, gli USA sono sempre con Israele e l’UE è assente. L’intera struttura dell’UE (BCE compresa) è impostata per la crescita, ora però mancano gli strumenti per gestire il rallentamento. L’Italia è destinata a essere emarginata dalle intese tra popolari tedeschi, liberali francesi e socialisti spagnoli. Questo dipende anche dalla scarsa qualità del governo e le forze che lo compongono sono isolate in Europa.
Dal pubblico viene rivolta la domanda sul perché la sinistra ha lasciato il tema della riforma dell’Europa alle destre, le maggioranze a livello interno non si replicano a quello europeo, svaniscono forse i confini tra destra e sinistra?
Massimo D’Alema ha confermato i ritardi della sinistra, auspicando che l’UE aumenti di cinque volte il suo bilancio (ora pari all’1% del PIL) con risorse proprie, da ricavare forse con una patrimoniale e una carbon tax, mentre quelle risorse vanno destinate all’innovazione. In tal modo l’UE diventa fattore propulsore di sviluppo. Il Parlamento europeo ha stretto un patto con i parlamenti nazionali. Tra i socialisti si fa riferimento a un nuovo indirizzo delle politiche europee in campo sociale e ambientale; nel contempo occorre condividere gli studi sulle opzioni economiche e politiche. Va inoltre valutata la possibilità di rettificare i trattati. La sinistra ha una piattaforma europea interessante, che va applicata.
Il sovranismo solleva problemi reali. L’UE sembra un potere lontano e in realtà è il governo delle regole, dietro cui si cela una politica neoliberista. Ora occorre recuperare un’impostazione europea, occorrono nuove regole. In materia il sovranismo è il principale ostacolo alla soluzione dei problemi che solleva. Solo l’UE è in grado di gestire i flussi migratori. In Italia 11.000 migranti in arrivo quest’anno provocano un’emergenza, è completamente assurdo. Tra l’altro gli unici che hanno espresso solidarietà all’Italia sono stati i socialisti. Se l’Europa non dà soluzioni, perde.
Domanda dal pubblico: Draghi è l’unico leader. Germania e Francia sono artefici delle decisioni UE. Macron è a sua volta un sovranista?
Secondo Massimo D’Alema i francesi hanno notevoli problemi finanziari ed economici. La Germania deve a sua volta puntare al rilancio europeo. Qualcosa deve cambiare, ma i segnali più possenti sono venuti dalle istituzioni europee. I governi invece hanno frenato. La BCE si è inventata un ruolo mentre nella UE il meccanismo di solidarietà è bloccato dai governi. Il suo sogno sarebbe la Merkel Presidente del Consiglio europeo. I socialisti hanno tenuto dove si sono schierati su temi di difesa degli interessi dei cittadini. La sinistra deve darsi carico delle aspettative sociali, altrimenti scompare. Se cede l’Europa cedono anche Germania e Francia, da ciò la necessità di coesione.
Domanda dal pubblico: Il veto dei governi condiziona l’UE, i meccanismi decisionali sono sbilanciati a favore del Consiglio europeo, espressione dei governi. Nella popolazione si diffonde una visione distorta perché manca un governo politico veramente europeo. Il potere non è neutro. La sinistra dovrebbe contestare l’impianto neoliberista. Ci vogliono decisioni più democratiche?
Altra domanda del pubblico: American First, tendenze isolazioniste, iniziative del gruppo di Visegrad, Europa orientale che teme la Russia, che fare?
Altre domanda dal pubblico: Va riconosciuto che la sinistra europea ha tentato sempre di costituzionalizzare la globalizzazione, come ha fatto con la politica sociale nel secondo dopoguerra. L’opzione pecca di ottimismo, perché sono venuti meno gli schemi del passato e gli organismi internazionali sono poco incisivi (non solo UE ma anche ONU). Oggi il potere economico è troppo poderoso e non conosce confini. Vista la dicotomia tra Commissione europea e governi nazionali, sarebbe possibile concepire un’Europa e due velocità? È un rischio o un’opportunità? La sinistra deve favorire tale svolta?
Massimo D’Alema ha concordato con le domande formulate. L’UE soffre per le procedure onerose, ma il PE conta molto. La sinistra voleva la costituzione europea, bocciata poi dal referendum in Francia. Il trattato di Lisbona consente comunque cooperazioni rafforzate, frutto di compromessi tra Parlamenti europeo e Consiglio europeo. Del resto nel patto di stabilità il Parlamento europeo ha inserito clausole di flessibilità. Nell’UE ci sono molti spazi di democrazia da far conoscere ai cittadini. Le cooperazioni rafforzate sono molte: euro, Schengen, ecc. Ora occorre unire a livello europeo le politiche estera e di difesa, sono possibili anche geometrie diverse. Ha citato una riflessione di Gramsci sul carattere transnazionale dell’economia e i limiti nazionale dell’azione del governo. La sinistra ha fatto errori. L’allargamento è stato fatto in fretta, prima bisognava modificare le procedure. Nel Consiglio europeo a 15 c’era la stessa cultura europeista, la minoranza non bloccava gli altri (c’erano anche 12 socialisti su 15). Nel Consiglio a 28 ci sono i paesi dell’Est europeo, che hanno aderito all’UE pensando che fosse la stessa cosa della NATO, ossia una garanzia contro la minaccia russa. Non comprendono la cultura europeista. Sono molto filoamericani e meno europeisti. La stessa dinamica è in atto nei Balcani, con la Russia al fianco della Serbia come sua avanguardia, gli USA antiserbi. Gli USA e la Russia fomentano i nazionalismi e i conflitti. Finora non siamo riusciti a far crescere leadership democratiche nei paesi orientali.
Ultima riflessione di Poirier: Ora occorre puntare a orizzonti multipolari e a interazioni tra i Paesi nel quadro di accordi plurilaterali e basati sul un consenso frutto di negoziati internazionali.
La conferenza ha avuto poi come finale gastronomico una cena nel ristorante del Circolo Curiel dove molti dei partecipanti hanno potuto proseguire le loro riflessioni.
di Antonio Dellagiacoma