Nel quadro di “Crossing Europe – Visiting Italy” il Maestro Carlo Rizzari dirige l’Orchestre de Chambre du Luxembourg in un concerto dedicato al Belpaese. Appuntamento domenica 5 maggio (ore 17) alla Philharmonie

Intervista esclusiva in anteprima

 

 

Carlo Rizzari ©Musacchio & Ianniello
Carlo Rizzari ©Musacchio & Ianniello

In una recente intervista televisiva Riccardo Muti ha ricordato come da bambino studiare il violino lo faceva sentire solo mentre la sua passione per la musica è poi sbocciata imparando il pianoforte. Lei li ha studiati entrambi. Qual è stato il suo sentimento verso questi due strumenti?

Per me era il contrario, avevo meno occasione di suonare in compagnia il pianoforte. Col violino invece potevo suonare in gruppo, in un’ orchestra. Il violino per me ha significato sempre poter suonare con gli altri, sebbene si possa fare lo stesso anche con il pianoforte.

Come si è avvicinato all’opera?

Fin da bambino papà (che era Primo Violoncello al Teatro Bellini di Catania) mi portava a vedere le prove. Mi piaceva l’idea di essere lì di nascosto, dietro le quinte. Questa atmosfera intima che avevo il privilegio di vivere era affascinate e proprio lì è nata la mia passione per l’opera e lì è cominciata la mia carriera.

Dall’orchestra di Santa Cecilia all’Orchestra Filarmonica della Radiotelevisione Olandese passando per i Solisti Aquilani, l’Orchestra della Fondazione Toscanini, l’Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano (e molte altre). Può dirci cosa la caratterizza nella direzione?

Ciò che a mio avviso ogni musicista debba essere. Credo che ogni musicista debba cercare di essere al servizio del compositore e della musica che egli ha creato; debba ricreare al meglio ciò che il compositore voleva trasmettere al pubblico, il suo messaggio, le sue emozioni. Per farlo ci vuole sensibilità, cultura, conoscenza di stile e tecniche. Per essere sempre al servizio della musica. E poi la capacità di coinvolgere i musicisti.

OCL©Kaupo Kikkas
OCL©Kaupo Kikkas

Giovanni Battista Pergolesi con Sinfonia (Lo frate ‘nnamorato), Igor StravinskyPulcinella. Suite, Felix Mendelssohn Bartholdy: Symphonie N° 4 «Italienische» / «Italienne». Perché ha scelto questi musicisti per il ciclo di concerti Crossing Europe – Visiting Italy alla Philharmonie ?

I primi due pezzi perché hanno in comune il fatto che Stravinsky si è ispirato all’opera di Pergolesi per comporre il Pulcinella, recuperando sonorità barocche, personalizzando e attualizzando il suo lavoro.  Felix Mendelssohn ha abbozzato una sinfonia durante il suo giro in Italia. A mio avviso  sembra lo sguardo di un tedesco sull’Italia: luce, canti, allegria tricolore con misto di malinconia tedesca). Mi sembrava un’immagine molto europea da trasmetter in musica

In questi ultimi 20 anni le Orchestre e le Fondazioni liriche, in Italia, hanno subito tagli e chiusure (per es. l’Orchestra sinfonica di Roma, ndr) e tuttora vivono con molta difficoltà. Lei che lavora in Italia come in altri Paesi può aiurarci a capire cosa manca al Belpaese ?

È un mistero. Io sono stupito da come all’estero la nostra musica sia amata e apprezzata tanto più che in Italia.. Non riusciamo a utilizzare la nostra cultura e la nostra arte in modo che abbia un ritorno economico. C’è il pericolo che l’opera e la musica classica siano “dimenticate”; questo vale nel mondo, ma ancora di più da noi. C’è da sperare in nuovi politici illuminati e colti che capiscano quanto conti il patrimonio dell’Opera italiana .

Lei suona anche in varie formazioni jazz. Come è nata questa passione e quale aspetto di questo genere musicale le si addice di più ?

Il jazz mi ha permesso di partecipare a molti progetti, è cominciato per gioco, mi ha dato modo di provare libertà e informalità che nella musica classica non è possibile avere. Anche qui al servizio della musica. Purtroppo molti musicisti jazz non sono valorizzati e non c’è il sostegno economico che meriterebbero.

Info e biglietti QUI

Paola Cairo (ha collaborato Maria Grazia Galati)

 

 

 

 

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