Molti di noi assistono alla tornata elettorale delle legislative 2018 nel Granducato da semplici spettatori di un film di cui non sono protagonisti. Eppure in questo Paese ci viviamo da anni, ci lavoriamo e contribuiamo con le nostre tasse alla crescita collettiva. Facciamo parte di associazioni che operano per diffondere la lingua e la cultura del nostro Paese di provenienza con l’obiettivo di interagire con il tessuto locale, facciamo rete per crescere tutti insieme, per rafforzare i valori dell’Europa, quelli che dovrebbero proiettare ogni Stato verso la giustizia sociale, il benessere, l’uguaglianza, la pace che spesso diamo per scontata.
E ancora: molti dei nostri figli frequentano le scuole statali; giochiamo nelle squadre sportive locali, oltre a militare nei partiti politici o nelle Commissioni d’integrazione dei Comuni. Viviamo in contesti lavorativi multilinguistici e multiculturali. Eppure non godiamo pienamente del diritto di voto. Il Granducato è certamente un Paese particolare sullo scacchiere europeo. Su poco più di mezzo milione di abitanti, circa il 47.9% (al 1/01/2018, Fonte: Statec) è composto da stranieri che non godranno del diritto di voto per queste legislative (mentre possono votare per le comunali). Certo i miglioramenti alla legge sulla doppia nazionalità aprono le porte della naturalizzazione a molti di noi che hanno affrontato il test di lingua lussemburghese e frequentato i corsi di educazione civica per ottenere la cittadinanza.
Resta il fatto che c’è un deficit di democrazia lampante. Ed i prossimi partiti al governo non potranno non tenerne conto.
Paola Cairo e Maria Grazia Galati