« Avevo 19 anni quando sono venuto al Festival la prima volta con Roma Spogliata, ne sono passati 37 (e qui potrebbe scendere la lacrimuccia) ma io sono ancora innamorato della mia città e del nostro Paese che è un museo a cielo aperto ».
Parte così Luca Barbarossa in conferenza stampa alla Sala Stampa dell’Ariston e quando noi, al termine gli portiamo la copertina del vinile del suo esordio, è contento come un bambino e invita orgoglioso la telecamera ad inquadrarlo.
Passame er sale, il brano sanremese che ha ricevuto il premio Lunezia consegnato oggi, fa parte di un album in uscita che si intitola “Roma è de tutti”.
« La mia canzone non racconta l’inizio o la fine ma fotografa la costruzione quotidiana di un amore. La forza di due persone che trovano il modo di voler fare questa strada insieme, nonostante tutte le difficoltà che si presentano ».
« Ho scritto in dialetto – continua Luca, che di Festival ne ha fatti ben nove – perché il dialetto riesce ad includere. Racconto storie intime e il dialetto è il suono delle storie intime dei vicoli, dei nonni, delle strade dove si è cresciuti”. Poi ricorda Pino Daniele “che ci ha insegnato che da una materia meravigliosa con il dialetto si può fare in musica qualcosa di meraviglioso ».
« Ho intitolato l’album Roma è de tutti perché – bisogna ricordarlo – è da secoli la città dell’accoglienza, da molto tempo prima che il tema dell’inclusione venisse fuori così prorompente. È tanto la città dell’accoglienza che romani non solo si nasce ma si diventa, grazie a quel senso di abbraccio che Roma regala a tutti ».
Perché romano e non romanesco? – chiedono dalla platea – e Barbarossa risponde con una citazione nobile: « a Roma de romaneschi ce stanno solo i carciofi (qualità romanesca ndr) – diceva Alberto Sordi. Ma se non ci fossero stati Gabriella Ferri, Gigi Magni – di cui c’è un brano inedito scritto a quattro mani negli anni ‘80 – il disco in dialetto non ci sarebbe stato. Non è però un disco di nostalgismo: è una fotografia di oggi ».
Grazie alla musica si riesce ad affrontare anche l’aspetto sociale perché attraverso le canzoni di Barbarossa è possibile vedere come da Roma spogliata a via Margutta a Roma è de tutti di oggi la città sia cambiata. « Roma è talmente grande – conclude Luca – che le vicende di noi umani di passaggio fanno anche un po’ sorridere. È vero, però, che noi romani dobbiamo vigilare su questo, dobbiamo migliorare e stare più attenti alle cose che sono di tutti e non solo alle cose di ciascuno ».
“Roma è de tutti” impegniamoci a conservarla!
Gilda Luzzi