Lo scorso 24 marzo a Scy Chazelles, nella casa di Robert Schuman, Adolfo Barattolo, console Generale d’Italia e Patrick Weiten, presidente del Consiglio Provinciale di Mosella, hanno inaugurato un’interessante esposizione dedicata ad Alcide De Gasperi per celebrare il 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma. Ospiti d’onore il professore Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione Alcide De Gasperi e Raffaele Farella, dirigente della Provincia autonoma di Trento.
La Mosella e la città di Trento hanno molte similitudini : terre di confine, sono state a lungo teatro di guerra ed oggetto di aspre contese e soprattutto hanno dato i natali a due politici illuminati : Robert Schuman e Alcide De Gasperi, padri fondatori dell’Unione europea. Non a caso, il programma della mattinata prevedeva, tra l’altro, la firma di un protocollo di collaborazione culturale tra le due province per facilitare gli scambi tra le fondazioni Schuman e De Gasperi.
In un passaggio particolarmente difficile della storia europea, difendere l’EUROPA, la nostra casa comune, luogo di pace e di relativo benessere, non è un esercizio di retorica , ma un obbligo morale.
Questo il senso della conferenza del professor Tognon che ha ricordato come i Trattati di Roma abbiano chiuso lo straordinario decennio della Ricostruzione ed abbiano avviato il più importante processo di armonizzazione politica e sociale del XX secolo. Il suo divenire nel XXI appare incerto ma, qualunque cosa accada, l’Europa unita sarà studiata sui libri di storia come la più grande impresa di pace dell’epoca moderna. Il percorso europeo è stato lento ed accidentato: ci son voluti quindici anni per passare dai sei Paesi fondatori ai nove del 1973 ed altri trent’anni per arrivare a 27. Poi un solo giorno per decidere il Brexit.
A 60 anni dei Trattati di Roma occorre rifondare l’Europa con interventi tangibili ed immediatamente riconoscibili dai popoli, senza nessun’altra possibile alternativa perché come sosteneva Jacques Delors: « L’Europa resta il nostro destino, il nostro progetto, la nostra speranza e il nostro avvenire».
Ornella Piccirillo
Foto : Christian Schaack