“Mamma non mi voleva bene e spesso permetteva a mio fratello di picchiarmi. Mi diceva “Diventerai donna, preparati a soffrire”. Lui ha continuato a picchiarmi fino a sedici anni e mentre lo faceva io gli dicevo: “Non mi fai male” e allora si arrabbiava ancora di più. Dentro di me, però, cresceva tanta rabbia per quell’ingiustizia”.
Piange Olga Amosova, autrice del racconto “Il cerchietto di soffioni, confessioni di un’assassina” mentre rivela di aver affidato il suo dolore alla penna e alla carta. “Il giorno in cui mia madre, sorridente, mi disse che mi avrebbe rimandato in psichiatria e che i bambini sarebbero stati affidati a un assistente sociale e poi dati in adozione mi sono ribellata – continua il racconto – Volevo mandare lei in psichiatria, così ho provato a stordirla con una pietra. Invece di stordirla, l’ho ammazzata. Non sapevo di averlo fatto. Ho chiamato il 118 per salvarle la vita…”.
La VI Edizione del Premio Goliarda Sapienza “Racconti dal Carcere” si è tenuta il 7 novembre nella suggestiva cornice della Rotonda di Regina Coeli, nel ventennale della scomparsa della scrittrice a cui il riconoscimento è dedicato. Ideato da Antonella Bolelli Ferrera e promosso da inVerso Onlus, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dal Dipartimento per la Giustizia Minorile e da Siae, il premio è stato presentato con la consueta ironia e spontaneità da una instancabile Serena Dandini.
Per la prima volta gli oltre 500 elaborati presentati dai adulti e minori carcerati, avevano un tema conduttore da affrontare: il perdono. Un tema non facile, forse anche provocatorio, per chi si trova privato della propria libertà e fa fatica, spesso, non solo a perdonare e a perdonarsi ma anche a lavorare su se stesso per costruire “l’adesso” oltre che il domani.
“L’ultima cella – Il peso morale da sostenere spesso è stato insopportabile. In qualche modo anche per me, in misura minore, il tempo quel giorno si è fermato. E non per la galera che sto scontando. E’ solo la conseguenza logica del mio gesto. (…) Dissi a chi avrei dovuto chiedere perdono di sentirsi libero di odiarmi, era giusto così. Mi sembrava un modo di risparmiare a entrambi umiliazione e imbarazzo. (…) Sono ancora lontano da quell’apertura mentale e spirituale necessaria ad affrontare un’esperienza totale come quella della riconciliazione e del rinnovamento. Non sono ancora in grado di chiedere perdono, il cammino è molto lungo. Ma a chi sa dico: abbiate fede ed attendetemi. Non arriverò correndo, ma arriverò”.
Michele Maggio con il suo Cemento Urlante , tutor Sandro Ruotolo, è davvero arrivato. Arrivato all’anima dei personaggi. Arrivato, attraverso uno stile maturo e un “taglio” quasi cinematografico, primo classificato nella sezione Adulti. Particolarmente toccante la dedica finale di Michele alla mamma “che, come tante altre persone, in questo momento sta lottando contro il cancro”.
“Sono cresciuto incolpando mia madre di avermi abbandonato. Sono cresciuto coltivando il dolore”. Inizia così Stefano Lemma il suo racconto, secondo classificato, L’orto delle Fate – tutor Simona Izzo e Ricky Tognazzi – , la storia di un uomo che riesce ad aprire il suo cuore attraverso il rapporto ritrovato con la figlia. “Se ho potuto abbattere i miei demoni, lo devo a mia figlia Martina che mi ha accompagnato in questo percorso – è la frase finale della storia – Avrei dovuto farlo prima. Questa storia mi ha fatto trovare il seme del perdono e da quello ho scoperto l’amore per la vita, quell’amore che non avevo mai avuto”.
“Non avevo smesso di odiare chi aveva ucciso mio padre, nonostante non fossi mai riuscito a scoprire con certezza chi fosse stato. Semplicemente, odiavo tutti coloro che potevano averlo fatto. Nei sogni giungevo ogni volta quasi a un passo dal guardare l’assassino in volto, ma mi svegliavo sempre prima di riuscirci”.
“Parafrasi di un lutto diversamente elaborato” è il racconto terzo classificato scritto da Salvatore Torre con tutor Alessandro D’Alatri. Una storia dal forte impatto emozionale che elabora le ragioni della vendetta per sviluppare in modo profondo e personale il tema del perdono.
Nella sezione Minori primo classificato Antonio con “Il biglietto di Rosa Parks”, un progetto condiviso e costruito “tutti insieme, abbiamo scritto queste pagine confuse, seduti sui banchi disordinati di una scuola carceraria: qualcuno ha perso un incontro, qualcun altro è andato via subito. Molti si sono stancati perché “tanto è tutto inutile, è solo tempo sprecato.” Il tutor pluripremiato Erri De Luca nel suo intervento per premiare i ragazzi ha parlato di un aspetto importante della pena detentiva, la mutilazione dell’affettività carceraria e ha recitato una poesia “Benvenuta donna mia, benvenuta” che ha strappato applausi e brividi a noi che lo abbiamo ascoltato declamare in religioso silenzio.
“In un attimo puoi distruggere la vita e forse non ne basterà una intera per ripararla – scrive Raffaele Amabile – terzo classificato con “C’è Anna”, tutor Federico Moccia, quando racconta la sua storia sentimentale sullo sfondo di Scampia.
“13 novembre 2014 – Oggi è la mia finale, un racconto, Regina Coeli, quello che dovevo perdonarmi, quello che dovevo perdonare. Il tramonto, gli sguardi persi, dovevo recitare, qualcosa che ancora non mi apparteneva, ma io non lo sapevo, mi chiedevo quale fosse il bene per poi trovargli un luogo, e non il vuoto, Dissi tutto ciò che avevo per poi bruciare ogni parola con il fuoco, così lasciavo il mio passato, con l’ombra che seguiva guidai il mio pubblico spietato, chi era alla montagna e chi alla riva, e proprio qui che dovevo essere perdonato. Mi lascio cadere in quella sabbia mentre tutto ciò che c’era, per la prima volta insieme, mi applaudiva”.
L’anno scorso era Unknown, e vinse per la seconda volta consecutiva il premio Goliarda Sapienza nella sezione Minori. Quest’anno è ancora Unknown come autore di “Perdonate l’emozione”, racconto secondo classificato con tutor Luca Barbarossa. Ma oggi possiamo finalmente chiamarlo Federico. Giovane, intelligente, determinato, umile, libero e scrittore vero.
Tutti i racconti finalisti e le introduzioni di tutti i tutor sono raccolti nel volume “Così vicino alla felicità – Racconti dal Carcere” , curato da Antonella Bolelli Ferrera e con la prefazione di Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, edizioni RaiEri.
Gilda Luzzi