Mi trovo a scrivere questa recensione proprio nel momento in cui a Bamako, città di provenienza di una parte dei musicisti di cui vi parlo, è in atto un attentato terroristico …..
Difficile parlare di musica in questo momento ma questo è il nostro ruolo.
Ieri sera sul palco della Philharmonie erano ben visibili i colori della bandiera francese, in segno di solidarietà con le vittime della strage di venerdì scorso.
Fin dall’inizio del concerto ci rendiamo conto di essere di fronte a due mondi sonori ben distinti. Da una parte il mondo del blues più puro, quello legato all’America più profonda e vera, con la magistrale chitarra e la bellissima voce di Eric Bibb. D’altro il blues, di ispirazione tuareg, di origine maliana affidato alla voce e alla chitarra di Habib Koitè e alle percussioni di Mamadou Koné.
Nonostante la provenienza diversa il fine dei musicisti coinvolti è il medesimo, quello di raccontare storie di vita quotidiana, di esprimere le speranze del mondo attraverso la preghiera cantata, di farci sorridere con gli aneddoti ironici raccontati da Koitè sullo stato di Lussemburgo e le sue piccoli dimensioni.
Per un’ora e venti circa ci troviamo cullati dalle dolci melodie di musicisti sopraffini che amano porre al centro della loro musica la semplicità.
La musica è un mezzo fondamentale per riflettere su quanto i popoli possano essere vicini fra di loro nel rispetto delle proprie tradizioni e della propria cultura.
Paolo Travelli