Il coreografo  di origini canadesi da diversi anni, ormai, opera e vive in Germania dirigendo il corpo di ballo stabile del teatro di Stoccarda, la Gauthier Dance Company. A maggio ha presentato il suo spettacolo al Grand Théâtre di Lussemburgo affascinando il pubblico con la sua doppia Alice. Eric è  anche molto impegnato nel sociale. Gli abbiamo chiesto di parlarcene.

 

Eric_Gauthier_3_Foto_Maks_Richter
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Quand’è che hai iniziato a ballare?

Il momento me lo ricordo ancora benissimo. Potevo avere 8-9 anni quando i miei genitori mi portarono al Musical Cats. Quando ho visto quello che il cast faceva in scena ho capito che anche io volevo diventare un artista capace di entusiasmare il pubblico. Mia madre mia disse che prima dovevo però imparare a cantare e ballare. Così sono finito in una scuola di danza ed ho capito che quella sarebbe stata la mia vita.

Oltre alla tua compagnia di ballo tradizionale hai anche un altro progetto: il “Dance Mobile”. Ci puoi spiegare di cosa si tratta esattamente?

L’impegno sociale è stato ed è ancora sempre molto importante per me. Probabilmente è a causa di mio padre che è, ancora oggi, un modello per me. Il Gauthier Dance Mobil è nato parallelamente alla compagnia. Se non ricordo male, poi, sono stati proprio gli spettacoli con il Dance Mobile nel 2007 le nostre prima apparizioni ufficiali- prima della vera e propria prima.

Ci tengo molto a presentare l’arte della danza anche a persone che non possono recarsi in teatro: ci esibiamo in ospizi, ospedali e centri di accoglienza per persone portatrici di handicap.

Abbiamo sviluppato il concetto in maniera tale da poterci esibire anche in spazi estremamente piccoli. I nostri tecnici portano tutto: dal tappeto per ballare alle luci.

Il tutto viene finanziato con offerte e sovvenzioni e, per le istituzioni in cui ci esibiamo, completamente gratuiti.

Tuo padre è uno specialista nel campo dell’Alzheimer. Ti ricordi ancora la prima volta in cui sentisti parlare della malattia? Cosa hai provato?

Onestamente non me lo ricordo… no, non è uno scherzo. Già da bambino sapevo cosa significasse essere malati di Alzheimer. Mi ricordo che andavo spesso nello studio di mio padre, quando riceveva i pazienti e giocavo sotto la scrivania.

Quello che però mi ricordo è che mio padre li trattava in maniera meravigliosa e che era sempre gentile. Credo che questo suo modo mi abbia permesso di reagire appropriatamente con le persone anziane e/o confuse.

Una volta l’anno prepari un Gala per  raccogliere fondi per la ricerca sull’Alzheimer. Che traguardi hai raggiunto? Ci sono aneddoti che vuoi condivider con noi?

La maggior parte delle compagnie che contatto sono in un primo momento un po’ stupite. Ci sono sì eventi di gala nel mondo della danza, ma, nella maggior parte dei casi, quello che si raccoglie in beneficenza viene devoluto alla ricerca sull’AIDS o a associazioni che si occupano di bambini malati.

I colleghi trovano “inusuale” dover ballare per persone anziane però accettano sempre l’invito. Quando poi, a fine serata consegniamo l’assegno di €12.000 all’associazione Alzheimer della regione Baden-Wurttemberg (in cui si trova Stoccarda, ndr), torniamo tutti in scena. È un momento che fa venire la pelle d’oca perché mi rendo conto che gli artisti sono davvero emozionati.

 

Gauthier_Dance_Mobil_Foto_Mehmet_Werner
Gauthier_Dance_Mobil_Foto_Mehmet_Werner

Danza e impegno sociale: due aspetti della tua anima?

Assolutamente sì. Se non avessi intrapreso la carriera artistica avrei sicuramente scelto una professione nell’ambito del sociale. Quando avevo 16 anni ho lavorato tutta l’estate in un ospizio: è un periodo che ricordo ancora con tantissimo piacere.

Quali altri progetti sociali ti stanno a cuore?

A dire il vero davvero tanti. Dato che le persone sanno che sono progetti che mi interessano vengo contattato spesso per supportare come testimonial progetti culturali o sociali, come può esserlo un corso di danza per persone con e senza portatori di handicap o ancheu na mostra a tema socio-culturale. A volte mi viene chiesto anche di fare qualcosa di più concreto: ultimamente ho creato una coreografia per ballerini con handicap mentali.

Io sono stato davvero fortunato nella mia vita e colgo tutte le occasioni possibili per poter condividere la mia fortuna con gli altri.

 

Elisa Cutullé

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