Lo scorso 29 ottobre, presso l’Università della Calabria (UNICAL) di Rende, è stato presentato il Dossier Statistico Immigrazione, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOR ed edito dalla UNAR, sotto il patrocino dell’UNAR-Presidenza del Consiglio dei Ministri e presentato da Roberta Saladino, dell’UNICAL. La presentazione presso l’ateneo calabrese è stato la prima in Calabria e si è svolta in contemporanea in altre regioni d’Italia.

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La Calabria è una terra di frontiera e ancor prima  lo è stata di emigranti. Approdo nel Mediterraneo di una nazione, l’Italia, che cova ancora discriminazioni interne (tra nord e sud), dove uno stato sociale di incertezze e povertà crescente rendono aspro il confronto tra le diversità, per gli italiani stessi all’interno del loro Stato e verso il cittadino straniero considerato spesso come “rivale”.

L’immigrazione costituisce una grande risorsa per il nostro Paese, così come gli italiani all’estero sono una grande risorsa per i Paesi che li ospitano, ma comporta un impegno istituzionale e politico importante, se si evita la sola strumentalizzazione mediatica.

Il più grande ostacolo all’integrazione razziale, è la paura:  della diversità culturale e della diversità religiosa, entrambe radicate nel dna di ogni popolo  e che, nel  sud Italia, sembra ancora più forte perchè ha origini molto antiche; paure innate ed insite in un territorio, come quello calabrese, che nella propria storia ha visto un numero incredibile di invasioni di ogni genere.

La Calabria come terra di transizione, si svuota dei propri “figli” che emigrano altrove in cerca di fortuna. Come  ricorda la dott.ssa Saladino, oggi le mete principali dell’immigrato, sono Germania e Usa. E, mentre i calabresi vanno via, lasciano spazio a nuove etnie, che nella maggior parte dei casi sono “in transito”. Il fenomeno va gestito e non strumentalizzato affinchè diventi risorsa. Seppur la solidarietà verso queste persone molte volte disperate la faccia da padrona, spesso emergono situazioni e reazioni che dimostrano come  buona parte della popolazione è “scomposta” nei confronti del fenomeno migratorio.

La desertificazione della popolazione nel meridione d’Italia, tra 20 anni genererà un nuovo problema: la mancanza di popolazione attiva destinata al lavoro. E allora gli immigrati giocheranno un ruolo importante e fondamentale per il sostegno dell’economia dell’intera regione e dell’intero Paese.

Dal Dossier si evince che l’immigrazione verso il nostro Paese, genera nuovi modelli di famiglia e sono sempre di più  i matrimoni misti, e quindi nuovi stili di vita. Questo processo che ha investito già da tempo iPaesi europei, e che ha visto in passato anche gli  emigranti italiani partecipare da protagonisti, si sta strutturando anche a noi.

I flussi migratori, in generale e stagionali in particolare intaccano e modificano inevitabilmente anche il mondo del lavoro. Ci sono settori produttivi, come l’agricoltura, dove lo straniero diventa ricchezza ma spesso il lavoro è basato sulla violazione dei diritti. Le cronache ci riportano costantemente di situazioni limite legate agli immigrati impiegati (o sfruttati) nell’agricoltura, soprattutto nelle regioni del mezzogiorno.

Lo sfruttamento della manodopera “straniera” in agricoltura non è solo prerogativa “mediterranea” al contrario, anche un’agricoltura ricca e ultramoderna come quella californiana, è fondata sullo sfruttamento della manodopera migrante. Il fenomeno è crescente e sicuramente molto complesso,  e dovrebbe essere meno oggetto di controversie politico-sociali e più strumento di crescita per l’Italia intera.

Alberico Paolo Salerno

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