In occasione della Giornata della memoria 2013, l’Istituto italiano di cultura di Lussemburgo ha invitato Franco Perlasca, figlio di Giorgio e membro della Fondazione Giorgio Perlasca all’incontro con gli studenti della Scuola europea di Lussemburgo (sezione italiana). Anche noi di PassaParola Magazine abbiamo potuto parlare con lui. Ecco cosa ci ha raccontato.

Com’era Giorgio come padre e come uomo ?

Devo fare una premessa per cercare di dire qualcosa in questo senso. Io ho scoperto il tutto quando avevo 33 anni, bell’87. Prima non sapevo niente. Fino a prima era un padre assolutamente normale con tutti i pregi e i difetti di tutti i padri. In più era del 1910 (io sono nato nel 1954 lui aveva 44 anni mamma 43, insolito per quell’epoca ; però aveva la mentalità del 1910 perciò anche quando ero giovane, argazzo rispetto agli altri padri del 1920 o del 1930 c’era una differenza notevolissima, proprio come rigidità, modo di essere,  per es : un padre del 1910 non giocava con il figlio ma non per cattiveria ma non era nel suo dna.

Fino all’87 era un padre assolutamente normale, con tutti questi distinguo. Poi sono venuto a scoprire quello che ha fatto, quando sono arrivate queste donne ebree ungheresi.

E’ chiaro che sono entrato in crisi da un certo punto di vista. Non me lo sono detto subito ma probabilmente ha agito dentro di me un ragionamento di questo genere: “Non avevo  feeling. Non era un rapporto in cui raccontavamo, ci aprivamo, quindi sono rimasto scosso”. Ovviamente si può fare la distinzione tra eroe e giusto. Il primo fa una bella cosa ma poi ci vive, la racconta, se ne vanta. Ottiene qualcosa in cambio. Il giusto fa la stessa cosa e poi sta zitto. E’ uscito un bellissimo libro intitolato Il tribunale del bene (Gabriele Nissim, Mondadori, 2003) attraverso la storia del suo 1° Presidente che fu Moshe Bejski che è stato uno dei salvati di Schindler.

Il Parlamento Europeo ha proclamato 6 marzo Giornata europea per i giusti.  Il 6 marzo è la data di morte di Moshe Bejski che è stato quello che ha dato il via all’istituzionalizzazione e alla riscoperta della Commissione dei Giusti di Yad Vashem.

Schindler  per esempio è stato un eroe. Tornato in patria senza un marco, ha rintracciato i salvati tra cui Moshe Bejski e si è fatto mantenere per tutta la vita, ottenendo qualcosa in cambio. I salvati lo hanno proposto  come Giusto delle nazioni. Lui viveva 6 mesi in Israele ospite e poi facevano la colletta e rientrava in Germania. Yad Vashem per due volte gli ha rifiutato il titolo. Gli l’ hanno data solo dopo che è uscito il film. Questo per spiegare la differenza.

Il filo rosso che unisce tutte queste persone giuste 23 000 in Europa e in Italia 524 persone che hanno queste caratteristiche di non aver mai raccontato le storie. Come mio padre. Lui negli ultimi tre anni della sua vita ha girato le scuole per raccontare la sua vita.

Io adesso seguo la Fondazione.

Cosa penserebbe tuo padre sulla situazione Israele – Palestina?

Forse sarebbe controcorrente. Sono sicuro che pensava che Israele avesse diritto – dovere di vivere in pace e potesse difendersi in tutte le maniere per poter vivere in pace nei suoi confini.

Identificare gli ebrei con i nuovi nazisti è pericoloso. Non sto dicendo che Israele faccia tutto bene. Non è questo il punto. Però dare una interpretazione di questo genere è pericoloso. Perchè si passa poi all’equazione identificare Israele con tutti gli ebrei. Per Israele è difficile dialogare con qualcuno che non accetta la tua esistenza.

Se fosse vissuto oggi tuo padre avrebbe ritenuto giusto battersi contro le ingiustizie ?

Io credo di sì, non tanto con le parole –che sappiamo dire tutti – penso da quando è statio scoperto fine ’87 inizio ’88 fino a quando non è morto (1992), sono passati pochi anni. Ha girato tanto nelle scuole, perchè ci credeva. E’ stato 45 anni in silenzio. E la terza parte della sua vita l’ha vissuta alla luce della frase che ha detto a Minoli.

“Vorrei che i giovani si interessassero a questa storia unicamente per pensare, oltre quello che è successo, a quello che potrebbe succedere e sapere opporsi, eventualmente, a violenze del genere, perchè le violenze possono essere morali oltre che fisiche”.

Ecco questo è quello che penso.

 

Paola Cairo

 

CHI ERA GIORGIO PERLASCA?

Quella di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, lui che non era né diplomatico né spagnolo.
Tornato in Italia dopo la guerra la sua storia non la racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno.
Se non fosse stato per alcune donne ebree ungheresi da lui salvate in quel terribile inverno di Budapest la sua storia sarebbe andata dispersa. Queste donne, a fine degli anni ’80 misero sul giornale della Comunità ebraica di Budapest un avviso di ricerca di un diplomatico spagnolo, Jorge Perlasca, che aveva salvato loro e tanti altri correligionari durante quei mesi terribili della persecuzione nazista a Budapest e alla fine della ricerca ritrovarono un italiano di nome Giorgio Perlasca.
Il destino decise che la storia di Giorgio Perlasca venisse conosciuta e ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem.
La storia di Giorgio Perlasca dimostra come per ogni individuo è sempre possibile fare delle scelte alternative anche nelle situazioni peggiori, in cui l’assassinio è legge di stato e il genocidio parte di un progetto politico.
A chi gli chiedeva perché lo aveva fatto, rispondeva semplicemente: “. . . ma lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e bambini massacrati senza un motivo se non l’odio e la violenza? 

(Fonte: http://www.giorgioperlasca.it)

 

CHI SONO I GIUSTI?

Dopo la Seconda guerra mondiale, il termine Giusti tra le nazioni (in ebraico: חסידי אומות העולם, traslitterato Chasidei Umot HaOlam) è stato utilizzato per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista conosciuto come Shoah.

Chi viene riconosciuto Giusto tra le nazioni viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve un certificato d’onore ed il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei Giusti presso il museo Yad Vashem di Gerusalemme. Ad ogni Giusto tra le nazioni viene dedicata la piantumazione di un albero, poiché tale pratica nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara. Dagli anni novanta tuttavia, poiché il Monte della Rimembranza è completamente ricoperto di alberi, il nome dei giusti è inciso sul Muro d’Onore eretto a tale scopo nel perimetro del Memoriale.

(Fonte: wikipedia)

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