Andrew Lloyd Webber non è uno sconosciuto in fatto di produzioni di musical. Tra le sua diverse produzioni vi è anche Il Fantasma dell’Opera di cui ha curato musiche e libretto. La storia, liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Gaston Leroux, racconta l’amore disperato di un geniale musicista dal volto sfigurato che vive nei sotterranei dell’Opéra di Parigi per la giovane soprano Christine Daaé, legata sentimentalmente al visconte Raoul De Chagny.
Musiche e testi che hanno fatto storia. Pertanto mettere in discussione questa produzione creando un nuovo musical sulla storia di Leroux è pericoloso, se non, quantomeno, non proprio facile.
Deborah Sasson, ci ha provato. Il risultato? La produzione di World Wide Events non è passata inosservata ed ha ottenuto il prestigioso riconoscimento “Critics Choice”.
Un esperimento andato a buon fine, probabilmente perché la Sasson non si è ispirata al musical di Webber, bensì ha creato un nuovo musical, in due atti, attendendosi maggiormente alla storia di Leroux. La giovane bostoniana che è stata portata in Germania da Leonard Bernstein, ha dimostrato di essere una stella a livello internazionale estremamente versatile. Non solo ha scritto, assieme a Jochen Sautter il libretto della storia, ma anche i testi delle canzoni.
La novità di questa edizione: molto spirito, canzoni uniche ed originali e un esperimento dai risultati interessanti: l’incontro tra il mondo del musical e il mondo della musica classica.
Come è possibile?
In effetti le audizioni e i concerti raccontati vengono messi effettivamente in scena: Cristine fa la sua audizione cantando “O mio babbino caro di Puccini” lasciando tutti a bocca aperta. Prima di concludere ufficialmente il musical i protagonisti inneggiano cantando “Libiamo” di Verdi. Ma lo spettacolo non finisce quì: oltre a bissare, riproponendo alcuni pezzi del musical, Deborah Sasson saluta il pubblico con la celeberrima “Habanera” dalla Carmen di Bizet.
Curiosi? Allora fate un salto il 14 gennaio al Trifolion di Echternach, pronti a farvi sorprendere.
Elisa Cutullè