L’estate delle espulsioni
In Lussemburgo, come altrove, varie famiglie non regolari sono state espulse durante i mesi estivi.
Quelli che abitano nei foyer del Granducato per vari anni con i figli in età scolare, quelli che hanno chiesto asilo e che aspettano una risposta, quelli che sono arrivati qui per curarsi perchè malati e che vengono espulsi, rimpatriati.
Quelli senza documenti, quelli che non hanno diritto di restare in Europa perchè considerati “clandestini”. Anche quest’anno ce ne sono stati parecchi, in Lussemburgo, di rimpatri.
Due casi esemplari, in particolare, ci hanno coinvolto in prima persona e abbiamo voluto testimoniare con due articoli sul nostro sito www.passaparola.info. Quello della famiglia di kosovari con la bambina di due anni che è stata alloggiata da sola nel Centre de Rètention di Findel e che poi, è stata rimpatriata con la madre.
Leggi: “Il volo di Xheniia ed Eunika” del 12 luglio 2012
VERSIONE FRANCESE
http://www.passaparola.info/2012/07/13/vol-xheniia-eunika-kosovo/
VERSIONE ITALIANA
http://www.passaparola.info/2012/07/12/espulsioni-clandestini-lussemburgo/
E quella della famiglia montenegrina con 5 figli, di cui l’ultimo con disabilità alla quale è stato rigettato il ricorso contro l’espulsione dal tribunale amministrativo.
Leggi: “Montenegro, solo andata” dell’8 agosto 2012
VERSIONE FRANCESE
http://www.passaparola.info/2012/08/08/montenegro-aller-simple/
VERSIONE ITALIANA
http://www.passaparola.info/2012/08/08/montenegro-solo-andata/
Nomi, volti, storie, persone come noi con desideri, sogni, aspettative comuni ma con una sola, grande differenza: quella di non appartenere all’Europa comunitaria, la cosiddetta “fortezza Europa”, inespugnabile e “accerchiata”. Il vecchio continente si ripiega su se stesso e tenta di salvarsi dalle “invasioni” senza considerare che la globalizzazione non la ferma nessuno.
Il Governo lussemburghese cosa fa?
Si organizza in estate, quando le scuole sono chiuse, quando l’attenzione della pubblica opinione è piu bassa per espellere, rimpatriare, rimandare indietro chi non ha diritto di restare. Forse per non creare precedenti legali e non rendere il Granducato il Paese del turismo delle visa (come ha ribadito il Ministro Schmit nella sua ultima intervista a Le Quotidien, 30 luglio 2012).
In questo modo, il Ministero dell’Immigrazione demanda al giudice e il Tribunale sceglie la strada piu facile, quella dei rimpatri.
Come l’Italia di Monti che sceglie di firmare un nuovo accordo con la Libia per fermare le partenze dei migranti, chiudendo un occhio sulle gravi violazioni che migranti e rifugiati subiscono in quel Paese, come denuncia Amnesty International; come la Francia di Hollande che, nonostante le proteste della Ligue des droits de l’Homme, espelle cittadini di etnia rom verso la Romania e la Bulgaria – Paesi UE – attirandosi le critiche del commissario europeo per i diritti fondamentali Viviane Reding.
E l’Europa cosa fa?
Dal 2007 la Commissione europea sta studiando un regime d’asilo europeo comune, basato su “standard elevati di protezione” e “condivisione delle responsabilità e solidarietà fra gli Stati membri”, a cui ha fatto seguito, nel 2010, l’istituzione dell’Ufficio Europeo di Sostegno per l’Asilo. Per tutta l’estate appena trascorsa, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (Frontex, ndr) ha pattugliato le frontiere esterne terrestri, marittime e aeree con i mezzi di cui dispone.
Nonostante tutto cio`non si fermano gli sbarchi, ne i sogni dei migranti, ne nuovi arrivi nel Lussemburgo.
Amnesty International con il Rapporto “SOS Europa”, sostiene – da tempo, che l’Europa non sta promuovendo ne rispettando i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. “L’ostilità nei loro confronti è diffusa e i maltrattamenti che subiscono rimangono spesso impuniti – ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee-. Fino a quando queste persone resteranno invisibili, saranno vulnerabili alle violazioni dei diritti umani».
In Lussemburgo come altrove.
Paola Cairo