“Sgomberiamoli! Giornalismo e immigrazione: come evitare stereotipi, pregiudizi, discriminazioni ” il titolo del seminario per giornalisti, organizzato dall’Agenzia Redazione Sociale in collaborazione con Fnsi, l’Unar, le scuole di giornalismo e altri 25 partner, che ha avuto inizio il 17 aprile a Milano, per proseguire il 18 aprile a Roma e concludersi a Napoli il 19 aprile.
Un corso di formazione per gli addetti ai lavori in cui sono intervenute diverse personalità che si sono confrontate su vari aspetti legati al tema dell’immigrazione: le discriminazioni, il lavoro e le espulsioni. Una tavola rotonda con i capiredattori delle principali testate delle tre città coinvolte, per capire come affrontare nel modo giusto un tema che nelle ultime settimane ha creato non pochi disagi alle persone che lo vivono in prima linea.
Vero obiettivo di tutti gli incontri è stata la presentazione in anteprima delle “Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma”, una guida per una comunicazione corretta, che mira a “fornire uno strumento agile e pratico per chi lavora nel settore dell’informazione, ma conosce anche le difficoltà e i ritmi dell’informazione”. La carta impone una riflessione sull’uso di termini spesso discriminanti, o impropri (clandestino, vù cumprà e nomadi), o addirittura sui toni accesi con i quali il giornalismo interpreta alcuni fatti di cronaca che nutrono a volte l’odio o peggio il razzismo.
Si impone quindi a detta di tutte le persone coinvolte nella stesura di questo documento, una presa di coscienza che punti a rendere l’informazione più obiettiva e corretta possibile evitando di cadere nei tranelli nascosti delle parole, che spesso diventano pericolose se la mente di chi legge non riesce a scindere tra il fenomeno, la sua percezione e le persone.
Il fenomeno è costituito da persone: donne, uomini e bambini che tentano di dare una svolta positiva alla loro vita ma che si trovano di fronte al muro del pregiudizio e della paura del “diverso da me” (questa è la percezione). Ecco perché diventa fondamentale il ruolo del giornalismo che deve selezionare le parole da usare e le locuzioni corrette evitando l’uso per esempio dei titoli ad effetto e sensazionali. Queste in sintesi le linee principali del documento elaborato dall’ordine dei giornalisti e intorno al quale si è sviluppato il dibattito dell’incontro milanese.
Alcune di queste idee sono state riprese a Roma nel suo intervento dal sociologo Maneri, secondo il quale l’uso di termini “esagerati” fanno scadere il giornalismo in stereotipi negativi mentre invece sarebbe importante puntare sull’effetto positivo che tutte queste ”diversità” potrebbero alimentare se venissero valorizzate ma soprattutto se fossero conosciute!
Una mise en valeur che trova d’accordo anche il filosofo Natoli che nel suo intervento milanese ha posto l’accento sulla dicotomia tra l’inquietudine che genera in noi il diverso (soprattutto nella misura in cui lo considero brutto, sporco e cattivo) e il dinamismo della società che poggia su questo disagio, senza il quale la società diventerebbe amorfa e quasi stupida. Al contrario la società si nutre dell’inquietudine che genera una sorta di pluralità che rende la società più viva e attiva. Ecco perché, secondo Natoli, il giornalismo ha un compito straordinario: aprire spazi di discussione sulla diversità attraverso la comunicazione, per meglio dire, attraverso un nuovo modo di comunicare: meno aggressivo e più aperto, perché “l’accoglienza” passa anche dalle parole.
Un’idea questa ripresa dalla maggioranza degli interventi milanesi che hanno focalizzato la loro attenzione sulle modalità legate alla comunicazione e sull’importanza del saper comunicare.
Ecco quindi che alla luce dei diversi interventi, il titolo provocatorio Sgomberiamoli diventa altrettanto provocatoriamente e con un gioco di parole, “Sgomberiamo il campo dai pregiudizi inutili” che rallentano il processo di integrazione e che nulla di positivo portano alla nostra società.
Silvana Strambone