Devis Bellucci è nato a Vignola (MO) nel 1977. Si è laureato in fisica all’Università di Modena e Reggio Emilia; è stato volontario internazionale  e ha partecipato a missioni umanitarie nel Sud del Mondo viaggiando on the road in più di trenta paesi.  Per promuovere il suo secondo romanzo “L’inverno dell’alveare” (A&B Editrice – Distribuzione nazionale Dehoniane) ha girato tutta l’Italia come Uomo Sandwich, portando davanti la copertina e dietro la quarta. Dalla sua esperienza come Uomo Sandwich, seguita dai principali media nazionali, ha ricavato un book fotografico pubblicato su internet e cliccato da migliaia di utenti. Il suo terzo romanzo “La ruggine” (A&B Editrice – Distribuzione nazionale Dehoniane)  ha ideato il progetto “Il colore dell’Italia”, a cui attualmente stanno collaborando centinaia di lettori in tutta Italia.

PassaParola lo ha intervistato.

 

 

 

Chi è Devis Bellucci?

Un viaggiatore curioso che si muove tra letteratura, scienza, viaggio e fotografia.

Come arriva un dottore di ricerca in Fisica, a scrivere romanzi?

Per me l’esigenza è sempre stata capire. Capire le persone e capire la natura. Fisica e letteratura sono più vicine di quanto si possa pensare: fondamentalmente cambia il linguaggio con cui si descrivono le scoperte. Nella fisica si descrive la natura e il linguaggio è quello della matematica. Nella letteratura sono descritti il mondo, il cuore dell’uomo, le passioni, e il linguaggio è la parola. Io ho sempre amato entrambe le esperienze.

Quando e come è nato il tuo interesse per il Sud del mondo?

È nato per caso, nonostante io abbia sempre amato viaggiare. Era il 1998, avevo 21 anni, dovevo partire per gli USA. Mi sono ritrovato a Lourdes, per caso, a fare il barelliere. Da lì mi sono aggregato ad un gruppo in partenza, quella stessa estate, per Nuova Delhi. Si trattava di un progetto di cooperazione internazionale della durata di un mese. Furono giorni pieni di vita, pensiero, poche risate e qualche lacrima. Da lì mi sono avvicinato alla cooperazione internazionale, in cui ho operato per diversi anni. Indimenticabili i tanti viaggi in Brasile, dove ho iniziato, tra l’altro, a scrivere romanzi.

Hai già scritto tre romanzi: in che cosa differiscono tra di loro? Quale di questi ti rappresenta di più?

I miei tre romanzi sono completamente diversi l’uno dall’altro. Mi piace, come dire, rinnovarmi, cambiare voce e stile. Il primo, “La memoria al di là del mare” (Giraldi Editore 2007) è un romanzo filosofico, complesso, dove la fantasia spazia in lungo e in largo raccontando, in forma metaforica, l’amnesia dell’anima. Il secondo, “L’inverno dell’alveare” (A&B Editrice 2010) è una classica favola per adulti e ragazzi, poetica e delicata. Il mio ultimo lavoro, “La ruggine” (A&B Editrice 2011), è un romanzo “al femminile”, ambientato in Italia all’inizio della seconda guerra mondiale. Difficile dire quale di essi sia più biografico, per intenderci. Un autore parla sempre di se stesso e di quello che gli capita, anche se si nasconde bene per far finta di essere umile!

“La ruggine” è il tuo ultimo lavoro. Quali progetti futuri ci sono nel campo della scrittura?

Prima di tutto la promozione de “La ruggine”, che mi vede impegnato nel tentativo di mettere insieme il “colore dell’Italia”, coinvolgendo tanti lettori e amici sparsi un po’ ovunque. Ho terminato proprio in questi giorni il mio sesto romanzo, il terzo ancora inedito, e sono in fase di lettura. Per il resto, sono in cerca disperata di un editore straniero interessato ai diritti dei miei romanzi editi per farli tradurre. Sarebbe un grande sogno realizzato.

Come è nato il tuo progetto “I colori dell’Italia”?

Nel mio romanzo “La ruggine”, si legge del protagonista, Nicola, che raccoglie e custodisce il colore della terra. Proprio Nicola dice: «A tutti gli amici che passano sul mio ponte e vanno in luoghi lontani, io chiedo: portami un po’ di terra dalla tua destinazione. E se passi per una spiaggia, portami un pugno di quella sabbia. Qui c’è terra e sabbia da tutte le destinazioni del mondo. E quando me la portano, io la divido in due bottiglie uguali. Una è per me, con lo spago nero. L’altra la lascio a chi me l’ha portata, per la sua casa, come segno di amicizia». Ho deciso di provare a rendere reale la storia. Ho iniziato a raccogliere le sabbie e la terra dell’Italia, durante un viaggio. C’è poi, con me, un vaso che è il più prezioso, quello del “colore dell’Italia”. Lì ho messo un poco della terra di ogni luogo. Vorrei coinvolgere in questo viaggio tante persone. Ho sparso appelli in giro, anche in televisione: “Mandami un po’ di sabbia o di terra del luogo dove vivi. Non deve essere molta: basta un sacchettino da freezer con una manciata di terra, infilato in una busta. Mandamela dal tuo giardino, dalla spiaggia che ami, dal luogo in cui hai un ricordo prezioso, dalla cima di una montagna. Allega, nella busta, due parole o mille parole per raccontarmi da dove viene, magari perché, magari quello che c’è dietro per te. Se vuoi, allega anche una foto via e-mail, un raccontino, una poesia. Metterò la terra della tua casa, con il suo colore, nel vaso di vetro col “colore dell’Italia”. Alla fine del 2012, quando dichiarerò conclusa la cosa, dividerò nuovamente la terra del “colore dell’Italia” in tanti sacchetti e la spedirò indietro ad ognuno di voi. Un po’ della terra del nostro paese, quella che le persone hanno scelto come la più bella e la più importante. La poesia, infatti, è ovunque. Ovunque sia una scintilla di rivelazione”.

Chi è l’uomo sandwich?

Per raccontare il mio romanzo dell’anno scorso, “L’inverno dell’alveare” (A&B), e farlo arrivare lontano, ho girato l’Italia come Uomo Sandwich, portando davanti la copertina e dietro la quarta. Ho viaggiato dal confine conla Francia a quello conla Slovenia, dal lago Maggiore a Matera, facendo presentazioni come un cantastorie, tanti interventi in radio e raccogliendo centinaia di fotografie da cui ho ricavato una mostra itinerante. Durante questa maratona mi sono state accanto tantissime persone e ne è uscito un book fotografico pubblicato su internet e cliccato ogni giorno da centinaia di utenti. Potete vederlo su facebook cercando “Devis Bellucci” o “Uomo sandwich”

Che senso dai alle tue produzioni artistico-letterarie?

Mi aiutano a non diventare matto, dato che ho bisogno di scrivere come dell’acqua e dell’aria. Spero che siano, per i lettori, dei momenti piacevoli.

 

Elisa Cutullè

elisa@passaparola.info

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