“Il Lussemburgo alimenta e promuove il tabagismo. Non trovo altre parole per descrivere la posizione di questo paese che rema contro le politiche per la salute portate avanti in Francia”.

In occasione del primo congresso francofono contro il fumo (di qualche settimana fa, ndr), il presidente del comitato francese per la lotta alla dipendenza da tabacco, Yves Martinet, non ha usato mezzi termini per definire il laissez-faire dell’esecutivo lussemburghese in materia.

Il pneumologo transalpino non è una voce isolata, ma si unisce al coro di accuse che imputano al Gran Ducato un vero e proprio strabismo legislativo. Tant’è che anche la presidente della fondazione contro il cancro, Marie-Paule Prost-Heinisch, attacca regolarmente il Governo accusandolo di aver reso il Lussemburgo un paradiso per fumatori e un paese che esporta tumori. Parole forti quelle di Prost-Heinisch, che derivano da una attenta analisi della legislazione vigente, considerata per molti versi inadeguata. In questo piccolo stato dell’Europa centrale, infatti, è in vigore una delle leggi meno restrittive d’Europa e parallelamente il prezzo delle sigarette è tra i più bassi del vecchio continente.

 

La norma dell’ 11 Agosto del 2006 non vieta di fumare in tutti i locali pubblici.

Al contrario le restrizioni si applicano solo ad alcuni esercizi commerciali in determinati orari. Così ad esempio il “no smoking” è previsto per ristoranti e pasticcerie, ma non per i pub. La bionda è, inoltre, consentita nei caffè, ma solo negli orari in cui non si servono i pasti.

Ci si trova quindi nella condizione per cui alle 18.59 è possibile accendere tranquillamente una sigaretta, ma occorre spegnerla entro le 19.00 per evitare una multa che va dai 24 ai 250 euro.

Come dicevamo, anche il costo delle sigarette è al di sotto della media dei paesi europei: un pacchetto di bionde costa in Lussemburgo il 34% in meno che in Francia, il 17% in meno che in Germania e il 13,5% in meno che in Belgio. Da qui il boom del cosiddetto “turismo del tabacco”, per cui giornalmente centinaia di frontalieri finanziano le casse del Gran Ducato, attraverso la sosta in tabaccheria. Per un giro d’affari che sfiora quota €500 milioni ogni anno. E, secondo il ministero delle finanze, l’85-90% degli acquisti sono effettuati da non residenti.

Questi dati di fatto contribuiscono a spiegare l’attacco sferrato da Yves Martinet, che non può essere liquidato, come taluni hanno sostenuto, come un’indebita intromissione nella politica interna di uno stato confinante. Tanto è vero che la risposta del Ministro della sanità lussemburghese non si è fatta attendere.

Mars di Bartolomeo ha concordato sulla necessità di aumentare i prezzi delle sigarette, ma ha anche specificato che non è suo il compito di determinare il livello delle accise. Per quanto riguarda una legge più severa in materia, il Ministro ha annunciato che un progetto di legge verrà presentato all’inizio del prossimo anno.

Staremo a vedere se il 2012 sarà l’anno della svolta anti-fumo per il Lussemburgo, più volte annunciata e più volte rinviata, e se il Governo riuscirà a guarire dal fastidioso strabismo dal quale sembra affetto, guardando più alla salute dei cittadini residenti e meno alle casse dello Stato.

 

Marina Moretti

(per gentile concessione di  www.west-info.eu)

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