Intervista a Donatella Di Pietrantonio, autrice del romanzo “Mia madre è un fiume” (ed. Elliot, 2011), presto a Lussemburgo


Mia madre è un fiume è il romanzo d’esordio di Donatella Di Pietrantonio, finalista del Premio Tropea 2011.  Abruzzese di quarantanove anni, da sempre scrive poesie, racconti, fiabe e si cimenta ora con il formato più disteso del romanzo. Il prossimo 5  maggio potrete conoserla a Lussemburgo. Intanto leggete cosa ci ha detto.

La storia, che ha riscosso elogi unanimi da parte della critica è quella di due donne: una madre anziana che perde la memoria e una figlia che l’accudisce e cerca di restituirle – raccontandogliela – l’identità perduta. In tutto il libro, quindi, un io narrante parla a un tu narrato, rompendo di tanto in tanto il ritmo con delle pause introspettive in cui la figlia si rivolge a se stessa in un tentativo di elaborare il rapporto con la madre, un “amore andato storto”.

In questa relazione così difficile qual è il tentativo di cura possibile?

La figlia cerca di riempire alla madre questo contenitore dell’identità che è la memoria e che la malattia va progressivamente svuotando. Le ricorda chi è stata, quello che ha vissuto, cerca di restituirle la traccia del suo passaggio nel mondo.

Nelle pagine c’è anche tanto Abruzzo, è un romanzo di terra?

E’ anche un romanzo di terra. L’Abruzzo è lo scenario naturale e antropologico che contiene la storia, aspro e luminoso, sospeso in un tempo che sembra lontano, eppure così recente a fare bene i conti. Gli episodi che narro sono il frutto di un lavoro di copia e incolla su racconti ascoltati da bambina accanto al fuoco, mentre sonnecchiavo in braccio a un adulto, con le orecchie vigili però.

Cosa cambia la pubblicazione di un libro nella vita dell’autore?

Che poi corre molto più di prima, nel mio caso dietro alla famiglia, al lavoro “normale” e, naturalmente, al libro.

Dopo aver presentato il libro nelle principali città italiane, il 5 maggio (ore 18,30) sarai da “Altrimenti”.  Qual è il tuo rapporto con i lettori?

Sarà per me una grande emozione incontrare i lettori di lingua italiana in Lussemburgo, non l’avrei mai immaginato nemmeno nei sogni più sfrenati. In generale, il confronto con i lettori è un’esperienza toccante, che prosegue idealmente il lavoro di scrittura.

di Daniele Domenicucci

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