Referendum FIAT: un balzo nel passato o ritorno al futuro?

Venerdì 14 gennaio Torino e l’Italia interna sono rimasti col fiato sospeso fino a notte inoltrata per seguire lo spoglio dei voti allo stabilimento FIAT di Mirafiori. Come durante una maratona elettorale, milioni di italiani erano incollati ai teleschermi, speciali ed approfondimenti erano in onda su quasi tutte le reti nazionali e i camper delle TV affollavano i piazzali davanti alla fabbrica. L’evento è stato percepito come uno di quelli che non si poteva né mancare, né bucare. Evento storico. E allora, in questo clima di attesa, cominciavano ad uscire i dati, primo fra tutti quello sull’affluenza ai seggi: il 96%. Complessivamente 5.213 aventi diritto su 5.431 si erano recati presso uno dei nove seggi allestiti, per esprimere la propria opinione. Alla vigilia esperti e gli opinionisti erano tutti d’ accordo nel dire che il SI avrebbe trionfato, ma ecco i risultati del primo seggio scrutinato a smentire le previsioni: il NO prevale con 362 voti a 302.


Ancora non è una tendenza, ammoniscono gli esperti e poi questo è il reparto montaggio, la roccaforte della Fiom. La tensione sale e l’attesa si fa palpitante. I risultati definitivi arrivano a notte inoltrata, il 54% dei lavoratori si è espresso in favore dell’accordo, mentre il 46% ha detto no. Ha vinto il SI, ma non è un plebiscito come ci si aspettava e sul risultato ha pesato il voto dei 441 impiegati, capireparto e capisquadra FIAT. E’ tardi e le analisi sul voto possono essere rimandate al giorno dopo. Le telecamere si spengono e  Torino può andare a dormire, mentre gli operai del primo turno stanno per entrare in fabbrica.

Ma su cosa si è votato? E perché è stato definito storico?

Il 23 dicembre scorso la dirigenza FIAT ha siglato un’ intesa con Film, Uilm, Fismic e UGL Metalmeccanici che ridefinisce l’organizzazione del lavoro a Mirafiori e ne delinea alcuni sviluppi futuri, come descrive la tabella. Unico sindacato a non firmare l’accordo è la Fiom, che ha condotto una battaglia intensa affinché gli operai rigettassero l’accordo. In ballo ci sono i diritti conquistati con anni di lotta, ma anche la possibilità di perdere il posto di lavoro. Del resto Marchionne ha spiegato che, se avessero trionfato i NO all’accordo, si sarebbe visto costretto a delocalizzare la produzione in contesti più favorevoli. Quindi chi entrava nel seggio sapeva che votare NO avrebbe potuto avere delle conseguenze pesanti sul suo futuro e sul futuro della Fabbrica Italiana Automobili Torino.

Qualche operaio all’ingresso dei cancelli spiegava che votare NO è un lusso che in pochi si possono concedere.
Non so se le clausole inserite nell’accordo del 23 dicembre possano essere considerate gravemente lesive dei diritti degli operai, ma sicuramente ne comprimono alcuni e soprattutto inaugurano una controtendenza. Dopo anni nei quali si è costantemente combattuto per migliorare le condizioni delle classi lavoratrici, per la prima volta si fa un passo nella direzione contraria.

Le cause di ciò sono da ricercare nel contesto internazionale, nella crisi delle economie europee e nell’affacciarsi di nuovi paesi sulla scena internazionale.  Cina, India e Brasile stanno crescendo velocemente e sconquassando le economie dei paesi occidentali, determinando una “redistribuzione della ricchezza” a livello planetario. Tale dinamica economica dovrebbe accompagnarsi ad un altro processo, nello stesso senso, di “Redistribuzione dei diritti”, ma anni di storia ci hanno insegnato che l’economia viaggia più veloce dei processi di evoluzione sociale. Potremmo trovarci nella condizione che l’esigenza di “livellare” nuove e vecchie economie porti ad un “livellamento” dei diritti verso il basso.

L’accordo siglato a Mirafiori è il primo passo in tal senso?

E’ molto difficile da dire, ma certamente ha messo gli operai di fronte ad un dilemma che tocca tutti i lavoratori occidentali. Una domanda che dovremmo porci è: a quanta parte di diritti sono disposto/a a rinunciare pur di tenermi il posto di lavoro? Quanto è legittimo concedere? Fino a che punto le condizioni acquisite sono “trattabili”?

Le risposte a queste domande prima di diventare istanze collettive sono frutto di riflessioni individuali che implicano una rivoluzione copernicana. Abbiamo compreso che ciò di cui pensavamo di essere gli eredi non è qualche cosa di acquisito per sempre, ma è costantemente influenzato dalle dinamiche del qui ed ora.

Nel 1974 usciva l’album Rino Gaetano “Ingresso libero” che conteneva una deliziosa canzone intitolata “L’operaio della FIAT (la 1100)”. Questo pezzo è metafora di come la monotonia della catena di montaggio si trasferisce alla vita dell’operaio, interrotta solo dall’incendio della propria auto. E pensare che oggi sarebbe considerato un lavoro non precario!

Nodi Accordo FIAT

1.       PAUSE- Dal mese di aprile 2011 gli operai potranno usufruire di 3 pause, ognuna di 10 minuti [oggi sono 3, 2 da 15 minuti e una da 10]. L’incremento di 10 minuti dell’orario di lavoro verranno retribuiti con 0,1877 euro lordi all’ora [45 euro lordi al mese] e non verranno considerati ai fini dei calcoli per il TFR.

2.       MENSA- Viene confermata mezz’ora di pausa per la refezione all’interno del turno di lavoro [con la nascita della joint venture potrà essere discussa la possibilità di spostare la pausa a fine turno]

3.        ASSENTEISMO (Sono escluse da tale disciplina malattie specifiche e patologie gravi) – L’Assenteismo nello stabilimento di Mirafiori verrà valutato da una commissione paritetica FIAT-sindacati se

  • A luglio 2010 sarà superiore al 6% non verrà pagato il primo giorno di malattia per periodi di assenza non superiori ai 5 giorni se precedono o seguono festività, ferie o giorni di riposo a patto che tale comportamento si sia ripetuto per altre due volte nei 12 mesi precedenti.
  • A gennaio 2012 sarà superiore al 4% e negli anni successivi al 3.5% non verranno pagati i primi due giorni di malattia per periodi di assenza non superiori ai 5 giorni se precedono o seguono festività, ferie o giorni di riposo a patto che tale comportamento si sia ripetuto per altre due volte nei 12 mesi precedenti.

4.       CONTRATTO DI LAVORO – La nuova joint venture non aderirà al sistema confindustriale, per cui i lavoratori firmeranno un nuovo contratto di lavoro.

5.       STRAORDINARIO- L’azienda puo’ richiedere al lavoratore fino ad un massimo di 120 ore annue di straordinario senza contrattazione sindacale. Ci si dovrà rivolgere, invece alle organizzazioni dei lavoratori per richiedere ore aggiuntive (fino ad un massimo di 80)

6.       ORARI – Sono previsti 4 tipi di orari

  • 2 turni di 8 ore al giorno per 5 giorni
  • 3 turni di 8 ore al giorno per 5 giorni
  • 3 turni di 8 ore al giorno per 6 giorni
  • 2 turni di 10 ore al giorno

Marina Moretti

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