Donne che parlano di donne. Durante la serata, la professoressa Daria di Donno, docente di Storia contemporanea e di Storia di donne e di genere presso l’Università del Salento, con la docente Sara Lorenzetti,  professoressa associata di Letteratura italiana presso l`Università degli Studi di Macerata,  hanno approfondito  tre figure centrali della letteratura italiana del Novecento: Grazia Deledda, Anna Maria Ortese ed Elsa Morante. Donne autonome, anticonformiste e profondamente legate al Mezzogiorno.  L’evento è stato arricchito dalle letture di alcuni brani delle tre scrittrici  che il Claudio Cicotti, professore all’University of  Luxembourg ha declamato

Si è svolto ieri sera, presso il Forum di Banca Intesa Sanpaolo a Lussemburgo, un evento dedicato al Sud delle donne,  una nuova e interessante conferenza organizzata dalla Fondazione Cavour, con il sostegno della Banca Intesa Sanpaolo e il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Lussemburgo

La conferenza ha proposto un viaggio nel Sud come “luogo dell’anima”: un territorio complesso, non folkloristico, lontano dagli stereotipi. Un Sud narrato attraverso figure femminili intense, fragili e potenti, testimoni di un’identità culturale che la letteratura ha spesso relegato in periferia.

Di Donno ha ripercorso la vita di Grazia Deledda, autodidatta e prima italiana a vincere il Nobel (1926), capace di intrecciare famiglia e professione in un’epoca che concedeva poco spazio alle donne. Lorenzetti ha sottolineato come la sua Sardegna, realistica e trasfigurata, diventi teatro di destini segnati e drammi universali.

Altrettanto centrale la figura di Anna Maria Ortese, autrice de Il mare non bagna Napoli, voce fuori dal coro del dopoguerra, spesso isolata dall’ambiente intellettuale. Ortese racconta gli ultimi, i bambini, le ferite della storia, facendo della scrittura un atto di purificazione. 

Infine Elsa Morante, premiata con lo Strega per L’isola di Arturo, è stata capace di trasformare l’infanzia in chiave narrativa e il Sud in luogo simbolico. Con La Storia ha dato voce agli esclusi, denunciando la violenza del reale e la sua falsificazione da parte del mondo adulto.

Tre scrittrici diverse ma unite da una stessa tensione: dare dignità a mondi marginali, leggere il Sud oltre la superficie e affermare la libertà della parola femminile. Un’eredità culturale che, come emerso nel dibattito, meriterebbe finalmente spazio anche nella formazione delle nuove generazioni. Sono oggi paradossalmente quasi assenti dai programmi scolastici, nonostante l’impatto decisivo delle loro opere.

Amelia Conte

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