Nella rappresentazione standard che i media mainstream danno in Italia della Ucraina come una democrazia vittima della dittatura russa di Vladimir Putin, si legge immediatamente l’errore basilare fatto dai governi europei intorno al conflitto: far prevalere nei confronti della Russia una pretesa superiorità morale su ogni scelta diplomatica

E’ quello che scrive sul Daily Telegraph uno dei maggiori giornalisti britannici Owen Matthews: “European leaders chose moral grandstanding over diplomacy and now they are being sidelined” concludendo che questa scelta si è rivelata per l’Europa “catastrophic”. Questo atteggiamento dell’Unione Europea era stato da noi già denunziato su Passaparola nel  2022 allo scoppio delle ostilità e certo non gli era stata estranea l’opzione degli Stati Uniti di fare dell’Ucraina “un nuovo Afghanistan” per indebolire la Russia, come protuberanza europea del nuovo nemico strutturale individuato dal sistema egemone americano, dopo nazismo e comunismo,  per conservare ad ogni costo ed in ogni tempo la loro esemplare posizione di superiorità sul pianeta: la Cina di Xi Jinping. Un approccio diplomatico autonomo da parte europea avrebbe invece certamente obbiettivamente individuato nella stessa legislazione ucraina una serie di disposizioni incompatibili con gli interessi della forte minoranza russa presente nel paese. Ci riferiamo alle norme approvate in Ucraina dopo il 2012 sulla questione linguistica e sulla nozione della “indigeneità” (razza)  ucraina  per capire  immediatamente come le leggi stesse rappresentino degli ostacoli insormontabili per ogni processo di pace con la Russia fino a che non saranno rimosse. Facciamo una premessa. Per ragioni storiche, che addirittura risalgono in Ucraina all’Imperatrice Caterina II (XVIII secolo), nelle frontiere stabilite al momento della indipendenza del 1991, dopo il disfacimento dell’URSS, la percentuale dei cittadini che, nel censimento del 2001, dichiaravano il russo come lingua madre era del 16%, mentre il 67% parlava ucraino. Ma lingue minori erano anche l’ungherese e il rumeno, vista la situazione di questo paese di essere sul confine di molte realtà storiche statuali da cui il nome, Ucraina (frontiera). Si trattava di un gruppo di 7 milioni di persone russofone –  quando l’Ucraina era scesa nel 2014 alla popolazione massima di 42 milioni di abitanti dopo il picco di 52,3 milioni del 1993 -oggi i residenti si sono ridotti a ca. 28 milioni, per effetto sia della guerra che dell’esodo massiccio delle popolazioni – all’incirca appunto il 16% dell’intera popolazione. I russofoni ucraini si trovavano soprattutto concentrati nelle regioni orientali e meridionali (Donetsk, Luhansk, Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mykolayiv, Zaporizzja, Crimea). La legge ucraina del 2012, che concedeva al russo come alle altre lingue minoritarie lo status di lingua regionale se le minoranze superavano il 10% della popolazione, venne prima abolita nel 2014, dopo i fatti di EuroMaidan e la destituzione del presidente eletto Janukovych, e poi dichiarata incostituzionale nel 2018. Nelle scuole, nel 2019, la lingua russa venne sostituita dall’ucraino, provocando la stessa situazione per i 7 milioni della minoranza russofona che hanno conosciuto all’epoca del fascismo,  dopo il 1923, le minoranze allemandofone dell’Alto Adige. L’ucraino divenne la lingua d’obbligo nella scuola e negli uffici pubblici con la conferma ottenuta nel 2021 dalla Corte Costituzionale. In seguito, dopo l’invasione del 2022, una legge approvata nel 2023 di “decolonizzazione toponomastica” impone la rimozione di simboli, monumenti e nomi legati all’impero russo o sovietico e la “derussificazione” , che si estende anche alla cultura, ai media e alla scuola.

A questo si aggiunge quella che possiamo definire la legge razziale del 2021 approvata per iniziativa del Presidente Zelensky. In effetti, Il 1° luglio 2021, dunque prima dell’invasione militare russa, la Verkhovna Rada (il Parlamento Ucraino) ha approvato la legge che si traduce in inglese con “On indigenous People of Ukraine”, su iniziativa di Zelensky che firma il decreto il 21 luglio 2021, divenuto legge il 23 luglio 2021. Questa legge riconosce come popoli indigeni dell’Ucraina solo tre popolazioni indigene, ad esclusione quindi dei Russi etnici: i Tatari di Crimea, i Karaiti (popolazione affine ai tatari)  e i Krymchaki (Crimea), definite come comunità autoctone nate sul territorio ucraino, riconoscendo a queste tre minoranze tutta una serie di diritti, privilegi e garanzie, negati invece ai russi ucraini.

Vi aggiungiamo, dal 2014, l’offensiva militare dell’esercito ucraino, ormai addestrato da varie potenze occidentali,  sulle popolazioni del Donbass che hanno fatto fra il 2014 e il 2022 14.000 morti, poco notati nelle statistiche ufficiali riprese nei media. In effetti l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europea, creata nel 1975 nel quadro dell’accordo di Helsinki come forum di dialogo est-ovest, quando ancora si immaginava per l’Europa una sistema di sicurezza indivisibile, ha stabilito che il numero di tiri e di impatti d’artiglieria registrati nel periodo 2014-2022 devono essere attribuiti per l’80% all’esercito ucraino. E’ questo l’antefatto che ha fatto scattare l’invasione russa basata su quel principio di “responsibility to protect” rivolto alle popolazioni del Donbass, responsabilità che non è solo un dovere interno agli stati, ma un vero e proprio  dovere internazionale.  Quel dovere istituzionale che fa di tutti i governanti occidentali i complici dello sterminio della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania, per la loro inazione nella protezione del popolo palestinese, inazione di cui dovranno essere chiamati un giorno per effetto dell’ordine giuridico internazionale che esiste ancora, anche se è manomesso da stati che si pretendono in grado di applicare alle norme del diritto internazionale le regole del più forte, in dispregio del diritto stesso. Ritornando al conflitto Ucraina/Russia – in realtà nato come conflitto Occidente/Russia perseguito sin dal 1954 nei piani della NATO di inclusione della Ucraina, obiettivo poi ribadito nel 2019 nel celebre rapporto ormai di libero accesso della Rand Corporation statunitense, la situazione della minoranza russa ucraina è poi particolarmente politicamente rilevante agli occhi di Mosca.

Fondamentale per la Russia è la ideologia del Russkiy Mir (mondo russo), una visione che abbraccia, oltre ai residenti in Russia partecipi della terra russa, la Russkaja Zemlia delle cronache, dei canti e della chiesa ortodossa, i 25 milioni di russi che il crollo dell’URSS nel 1991 ha fatto finire fuori dai confini, in paesi nuovi come l’Ucraina, la Georgia, il Kazakistan, l’Estonia, la Lettonia, cittadini etnici che il nuovo ordine  della Federazione Russa non intende, per ragioni comprensibili di appartenenza,  abbandonare  ai loro destini  perché parte integrante del mondo russo. E’ questa la situazione che qualcuno voleva risolvere in 24 ore con un cessate il fuoco che non servirebbe a risolvere in niente la complessità attuale di una situazione, provocata da chi nell’aprile del 2022 ad Istanbul ha consigliato a Zelensky di continuare la guerra, rifiutando quello che era allora un onorevole compromesso per ambo le parti. Convincendolo che quello che aveva davanti era solo una tigre di carta. Dotata di 5460 testate nucleari.

Carlo degli Abbati*

*Insegna Diritto dell’Unione Europea e Organizzazioni Internazionali al Dip. di Lingue e Culture Moderne dell’Università degli Studi di Genova. Già docente di Economia dello Sviluppo presso lo stesso Ateneo e di Storia dei Paesi musulmani al Dip. di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento ha insegnato Storia dell’Integrazione europea alla Université de Lorraine-Metz

Potrebbe interessarti anche questo

La Chambre des Salariés (CSL): l’alleata dei lavoratori!

Stipendio, ferie, pensione, malattia, diritti, doveri, benessere sul lavoro… Le vostre questioni sono le priorità della Chambre des salariés Luxembourg (Camera dei lavoratori dipendenti). Questa  istituzione offre assistenza, informazione, supporto, orientamento, formazione, anche in italiano. Inoltre organizza formazioni e conferenze…

@Voices: Marco Trabucchi parla di ageismo (podcast)

(Puntata 924) Lo psichiatra e direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia Marco Trabucchi è l’autore del libro “Ageismo. Il pregiudizio invisibile che discrimina gli anziani” (Edizioni Centro studi Erickson, 2025) che intervistiamo in questa nuova puntata di…

Evnne: la connessione umana e il “set n go tour”

Un viaggio tra la crescita artistica, l’ispirazione globale e i legami inossidabili con gli Evnne Il tour europeo “2025 evnne concert set n go” ha lasciato il segno, e la tappa di Monaco di Baviera è stata un chiaro esempio…

“Love street – Gente che la vita… non si butta via”

È il brano scritto da Franco Mussida che inaugura un nuovo progetto realizzato con CPM Music Institute per il sociale con la partecipazione di fondazione progetto Arca, Fondazione San Patrignano, comunità Kayros, associazione amici della nave, coro Millecolori di Scampia…