I due imputati sono stati condannati a 30 anni di reclusione per l’omicidio dell’italiana Sonia di Pinto, uccisa nel ristorante della capitale di Lussemburgo, dove lavorava, il giorno di Pasqua del 2022 . Il terzo imputato è stato assolto. L’omicidio brutale aveva sconvolto la comunità italiana del Granducato
Dopo tre anni di processo la Chambre criminelle du Tribunal d’arrondissement de Luxembourg ha deciso che Abdou S. e Lamine M. passeranno in carcere i prossimi 30 anni per omicidio volontario (con sursis, ovvero, sospensione di cinque anni della pena). Sono stati, inoltre, condannati a pagare un ingente risarcimento danni alla famiglia della vittima. Il terzo imputato, Edu M., che aveva aperto ai due accusati la porta del ristorante dove lavorava la vittima, senza conoscerne le vere intenzioni, è stato assolto per mancanza di prove certe sul suo coinvolgimento attivo.
Ricordiamo i fatti. L’italiana di 46 anni, originaria di Petacciato (Campobasso) e residente nel Granducato da qualche anno, era responsabile del ristorante “Vapiano”, situato nel quartiere europeo di Kirchberg (che chiuse qualche mese dopo, ndr). Alla base dell’omicidio: una rapina. Lamine lavorava nel ristorante italiano sotto falso nome da tre anni e aveva proposto ad Abdou, incontrato “per caso” in un bar della stazione, di rapinare il suo stesso luogo di lavoro.
La vigilia di Pasqua di tre anni fa (16 aprile, 2022, ndr) i due uomini si erano trovati faccia a faccia con Sonia che, rimasta sola nel ristorante, stava facendo i conti della cassa. I due accusati hanno dichiarato, durante il processo, di aver “perso il controllo”: Lamine ha strangolato la collega per diversi minuti mentre Abdou l’ha colpita ripetutamente alla testa. Il corpo della vittima era stato ritrovato solo la mattina dopo dalla polizia. Sonia era stata strangolata, picchiata e uccisa e abbandonata nel seminterrato. Dopo l’omicidio i due uomini – che hanno ammesso le loro responsabilità – andarono in discoteca con un bottino di circa 4000€. Secondo il referto dell’autopsia, furono proprio le mani di Lamine a causare la morte della quarantenne italiana. Le motivazioni scritte della sentenza non sono ancora disponibili. Gli imputati hanno ora 40 giorni di tempo per presentare ricorso. La presunzione di innocenza vale fino alla condanna definitiva.
La famiglia di Pinto è stata assistita da Maria Teresa Caracciolo avvocata in Italia e al Barreau di Lussemburgo.
(red)
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