Una pellicola che non convince quella della regista, che ci fa rimpiangere ben altri capolavori

Cosa vuole raccontarci Liliana Cavani nel suo film del 2023, presentato a Venezia, dove è stata meritatamente premiata con il Leone d’oro alla carriera? Ha voluto dirci che solo con lo spauracchio di una morte imminente si è davvero sinceri e autentici? Ha voluto dirci che nella vita si ama una volta sola e poi si vuole bene e basta (una delle frasi più belle del film)?

Di sicuro ci ha detto che due persone che si amano continueranno a rincorrersi e sfuggirsi invano, che una donna può amare una donna e poi un uomo senza condannarsi a un’etichetta sociale. E ancora: che il confine tra fisica e metafisica non è poi così nitido e che Dio è forse anche matematica.

Questo e tanto altro ci vuole dire la grande regista italiana nella sua pellicola “L’ordine del tempo” che racconta di un gruppo di amici e amiche (un cast di gran livello a interpretali) che si ritrovano in vacanza in una grande villa sul mare e che scoprono il rischio di finire schiacciati, insieme a tutto il mondo, da un meteorite. La regista sceglie però un pretesto troppo esagerato per affrontare tematiche profonde. La narrazione filmica quasi tagliata sul tempo reale non convince (Hitchcock con il suo “Nodo alla gola” è maldestramente evocato) e almeno due errori tecnici non passano inosservati. Un film che poteva essere migliore, dove ci si consola con alcune inquadrature impeccabili e una location mozzafiato. Però ci regala almeno buone riflessioni e “la nostra Liliana” è perdonata.


Maria Grazia Galati

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