La compagnia teatrale Rossoinvaligia tornerà nel Granducato per mettere in scena lo spettacolo “Tre donne all’inferno”, liberamente ispirato al libro “L’aria è piena di cromosomi pericolosi’’ di Giorgio Bertolusso, storie di tre donne che attraverso un’esperienza inusuale sperimentano una vera e propria rinascita. Le tre attici torinesi Daniela Inglese, Manuela Pellati, Veronica Rossetti guidate dalla regia di Thuline Andreoni saranno in scena sabato 24 febbraio ospiti della Società Dante Alighieri – Luxembourg al Théâtre le 10

Che cosa fanno Maria, Rosa e Francesca in un luogo simile? Si conoscono, si aprono l’una all’altra, si raccontano con ironia e con una spiazzante comicità. Senza nessuna paura perché il regno del tormento per antonomasia non può essere peggiore di quel tipo di società che spegne i desideri delle donne e pare faccia di tutto per farle sentire non adatte, isolate, rifiutate.

Ecco allora che le tre personagge si ritrovano in uno spazio lontano che permette loro di esprimere appieno le proprie paure e i propri desideri più nascosti, libere da qualsiasi tipo di giudizio. Quando si ritrovano faccia a faccia con sé stesse e con le altre tirano fuori la rabbia e la frustrazione provocate da un mondo in cui la naturale individualità della persona scompare per essere assorbita completamente all’interno di definizioni costruite a tavolino. Come si fa a spiegare cosa significa essere donna? Ed essere madre? Ce lo raccontano le interpreti attraverso una narrazione a tinte forti e ricca di risvolti inaspettati.

Il testo che portate in scena è ambientato all’inferno. Qual è il motivo di questa scelta?
I tre monologhi, racchiusi nel testo “L’aria è piena di cromosomi pericolosi” di Giorgio Bertolusso e da cui siamo partite, hanno di per sé numerosi rimandi tra di loro che generano connessioni immaginarie tra le tre donne del testo, Maria, Rosa e Francesca. Partendo dal senso di colpa che pervade sottilmente ognuna di loro, la regista Thuline Andreoni ha avuto la diabolica intuizione di far incontrare le nostre peccatrici senza vergogna all’inferno. E proprio all’inferno loro vinceranno il grande senso di solitudine che vivono, confessando crudamente quello che normalmente si terrebbe nascosto: la fatica di essere madri che sconfina con il desiderio d’infanticidio, il desiderio di una sessualità più fluida represso in un mondo aziendale che ti vuole sempre conforme e l’odio per il proprio corpo che si trasforma in odio sociale verso le altre. E all’inferno, sorprendentemente, le cose si muovono, cambiano, evolvono. Un inferno che muta forma, a volte un po’ kitsch e assurdo o un po’ sala d’aspetto o un po’ prigione o un po’ deserto buio e sconfinato.
Il lasciapassare per la rinascita di queste donne diventa proprio il loro incontrarsi: da questo conoscersi e parlare di sé le une alle altre, dal loro condividere la paura e l’esperienza mostruosa, scaturisce qualcosa che ammorbidisce la crudeltà originaria del testo, la crudeltà del mondo e quella che i personaggi infliggono a loro stesse.
Persino all’Inferno viene data una seconda chance e ne abbiamo le prove.

Quali tracce ha lasciato dentro di voi la realizzazione di questo tipo di rappresentazione? 
Per farci arrivare alle nostre Maria, Rosa e Francesca, la regista Thuline Andreoni ci ha condotto in un intenso lavoro sul personaggio. Abbiamo profondamente dialogato con loro e così ce ne siamo appropriate intimamente, le abbiamo innestate in noi stesse facendo risuonare sul palco le assonanze tra loro e noi attrici. Loro hanno parlato a noi ed attraverso loro abbiamo vissuto nuove vite: “Maria mi ha lasciato tanta tenerezza e la sua spiccata autoironia per superare le difficoltà della vita”.

“Rosa ha ulteriormente rafforzato in me la convinzione della assoluta necessità di aiutare le donne in uno stato di schiavitù patriarcale e di terribile sofferenza. Inoltre l’idea che lo Stato debba sostenere realmente le famiglie con figli problematici, con aiuti concreti, duraturi e non solo economici, per permettere di dare un po’ di libertà e di vita ai famigliari. Nell’interpretazione di Rosa la cosa più difficile è stata calarsi in una relazione moglie-marito e madre-figlio molto diversa da quella che io vivo quotidianamente. Da quando ho incontrato Rosa mi soffermo spesso a pensare quanto sono felice per quello che le scelte e la sorte mi hanno riservato!”

“Nel mio dialogo con Francesca ho lavorato sulla difficoltà di affermare sé stesse vivendo pienamente la propria vita, soprattutto quando le proprie scelte non concordano con il comune sentire etichettato come ‘normale’. La sua omosessualità trattenuta, soffocata, da tragedia diventa finalmente il trampolino per lanciarsi nella vita.”

Info e biglietti: La Dante Alighieri Luxembourg(8) Tre donne all’inferno | Facebook

Sara Spagnuolo

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