Venerdì 10 Novembre alle ore 6, i portuali genovesi riuniti nel Collettivo autonomo lavoratori portuali bloccheranno il principale valico portuale, quello di San Benigno, e si sposteranno poi sotto la sede della compagnia marittima israeliana, la ZIM SHIPPING LINE, per protestare contro il caricamento di armi sulle navi della flotta della ZIM verso Israele dal porto di Genova
“Per anni abbiamo denunziato il fatto che i lavoratori non devono essere complici dei massacri delle guerre portati avanti dalle industrie belliche o da interessi legati ad alcune zolle di terra” ha dichiarato José Nivoi, referente mare e porti della Unione sindacale di base che ha ottenuto il sostegno anche di altre numerose associazioni. I portuali genovesi che all’epoca delle Brigate rosse hanno perso uno dei loro, Giudo Rossa, vittima di un attentato brigatista, hanno coscienza che il governo italiano non aveva certo deciso all’epoca di radere al suolo tutta la città Genova per sradicare il fenomeno brigatista secondo la logica che sta attualmente seguendo il governo israeliano di Benjamin Netanyahu. Ma altre mobilitazioni simili sono in corso nei porti di Sidney, in Australia, a Barcellona, in Spagna. In Belgio da settimane gli addetti aeroportuali a Zaventem ed Anversa si stanno rifiutando di caricare o scaricare ordigni bellici coscienti che questa azione “contribuisce all’uccisione di innocenti”.
Ma le proteste si sono estese anche agli Stati Uniti, nel porto di Tacoma, Stato di Washington, dopo che si è appreso che una nave statunitense trasportava armi e munizioni per Israele. Le agitazioni si estendono anche in Francia e in Grecia dove sia la CGT francese che il coordinamento dei sindacati greci hanno dichiarato solidarietà con i lavoratori palestinesi. Come non reagire al massacro indiscriminato di almeno 4000 bambini inermi in un delirio di punizione collettiva, di vendetta e di onnipotenza come reazione ad un attentato terroristico? La triste conclusione su questa orrenda situazione è che passando alla storia come il nuovo Erode, il leader Netanyahu, con i suoi massacri di bambini innocenti non solo getterà per anni un’ombra sinistra sul significato politico dello Stato di Israele, ma anche la grande figura internazionale del suo indiscriminato sostegno, gli Stati Uniti d’America – che già a Kabul hanno perso nel 2021 il loro soft power militare – conoscerà, con Gaza, la tomba della sua pretesa superiorità morale e della sua rilevanza in Medio Oriente. Come scrive il regista israeliano Eyal Sivan, sull’esempio che possono offrire le democrazie occidentali come Israele, con una democrazia riservata ai soli ebrei con l’altra metà della popolazione priva di ogni diritto, se “questo per l’occidente è un modello di democrazia mi fa molto paura. Vuol dire che l’idea di una nuova democrazia europea poggia sul razzismo, sulle diseguaglianze, su di uno stato di eccezione …”.
E noi aggiungiamo che sono proprio simili comportamenti dello stato israeliano, di cui si fa tragico interprete Benjamin Netanyahu, a costituire proprio il fondamentale fattore di incoraggiamento dell’antisemitismo da sempre serpeggiante nel mondo.
Carlo degli Abbati (Foto: ANSA)