Una storia vera di 70 anni fa e i drammi dell’universo adolescenziale: due temi per altrettante pellicole davvero belle

Tutti conosciamo la storia di Franca Viola, giovane donna coraggiosissima che nella Sicilia degli Anni Cinquanta sfidò convenzioni sociali, mentalità arcaica, Chiesa e Legge, rifiutando, dopo una violenza sessuale mascherata da “fuga d’amore” (fujtina), il cosiddetto matrimonio riparatore. Un fatto di cronaca che scosse l’Italia del Dopoguerra e aprì gli occhi sull’universo femminile, portando persino a cambiare la legislazione che condannava spesso le donne al danno e alla beffa. Per questa ragione, perché la storia vera è nota, conviene invece concentrarsi sul film, sul suo registro di riprese, sul suo linguaggio cinematografico, sulle luci, sui primi piani… e su tutto quanto rende bellissimo un film come questo. Primadonna di Marta Savina è un film dove non trovi una sbavatura. Tutto è sapientemente calibrato, nitido, elegante. I dialoghi essenziali, le pause, i lunghi primi piani, le luci caravaggesche. Per non parlare delle ricostruzioni storiche, precise e minuziose in ogni particolare. E poi c’è lei, la protagonista, la bravissima Claudia Gusmano, siciliana, impeccabile sia nelle espressioni del volto, che “parlano da sole”, che in quelle verbali, spesso dialettali. Intorno a lei un cast di tutto rispetto. La pellicola di questa brava regista cattura lo spettatore fin dalle prime scene: lo fa con geniali inquadrature che lo trascinano e cullano nella storia; e gli regalano anche qualche messaggio visivo che è deliziosa metafora di empatia e sentimenti fra i protagonisti, dove il parlato si fa, appunto, essenziale.

Se non potete vedere molti film durante questo festival, cercate almeno di vedere questo, oltre a Mia di Ivano De Matteo, (presente al dibattito con il pubblico dopo la proiezione): un film dal ritmo incalzante, con una storia forte, un tema scottante che parla di adolescenti del Terzo Millennio e dei loro genitori. È la vicenda di una ragazza di 15 anni e di un amore malato che scivola in tragedia. Bravissimo Edoardo Leo nel ruolo del padre che cerca invano di salvare la figlia dal baratro. Il regista ha raccontato con quanta cura ha creato i suoi personaggi (uno su tutti quello della giovane protagonista, al suo esordio su grande schermo, Greta Gasbarri) e il suo progetto socio-educativo che consiste nel mostrare la pellicola contemporaneamente in due sale separate, rispettivamente per genitori e figli, che poi si incontrano per un confronto aperto in presenza di regista e psicoterapeuta. Di Matteo ha spiegato anche come la sceneggiatura sia nata da un confronto diretto fra genitori di adolescenti e loro figli,: un vero e proprio ‘’lavoro sul campo’’, la realtà per raccontare la realtà…Alla domanda di PassaParola Magazine su chi sia più colpito da questo film fra genitori e figli Di Matteo ha risposto perentorio, senza dubbi: i genitori.

Maria Grazia Galati 

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