Già parte con Armenia e Azerbaigian nel 1936 della Repubblica Sovietica Transcaucasica voluta da Stalin, la Georgia aveva conosciuto subito dopo l’indipendenza del 1991 una breve guerra civile che aveva portato alla presidenza l’ex-ministro degli esteri di Gortbachev, Eduard Shevardnadze, che aveva cominciato la sua carriera politica di quadro comunista nel Komsomol georgiano

Fonte: www.frammentirivista.it

Dopo una rivoluzione, la “rivoluzione delle rose”, che nel 2003 aveva condotto alla invalidazione delle elezioni che avrebbe portato di nuovo al potere il partito del presidente, ha fatto seguito la presidenza di un conservatore filo-occidentale, Mikheil Saakashvili, che aveva cercato l’adesione del paese all’Unione europea e alla NATO. In effetti nel 2008 la Georgia aveva ottenuto la posizione di paese candidato di adesione alla NATO insieme alla Bosnia Erzegovina e all’Ucraina. Ma dopo la contemporanea espansione della NATO nel 2004 a sette nuovi paesi ex-sovietici la nuova linea rossa tracciata da Mosca riguardava anche la Georgia. La presenza nel paese di minoranze russe in Abkhazia, Adjara e Ossezia del sud (l’Ossezia del nord è integrata nel territorio della Federazione russa, oltre il confine settentrionale della Georgia) aveva peraltro già alimentato nel paese dei movimenti separatisti.  L’Abkhazia già nel 1992 aveva dichiarato la sua secessione ripristinando per referendum la vecchia Costituzione del 1925.

Source: University of Texas, Perry Castaneda Library Map Collection – Courtesy of the Un. of Texas Libraries, The University of Texas at Austin

Nell’agosto del 2008 dopo l’accettazione a Bucarest della domanda georgiana di adesione alla NATO e un tentativo di Tblisi di riprendere il controllo delle regioni separatiste a partire dall’Ossezia, Mosca era intervenuta il 24 febbraio 2008 ricacciando le truppe georgiane sino alla capitale per poi occupare l’Abkhazia e l’Ossezia dove stazionano ancora delle truppe russe. I successivi governi georgiani non hanno piu’ tentato una uscita dall’orbita russa. Del resto l’invasione della Georgia nel 2008 ha confermato che paesi come Georgia e Ucraina sono considerati dalla Russia come “Blizhneen Zarubezhe”(prossimo vicino), cioè parte integrante della propria sfera di influenza. Cosa che gli Stati Uniti nel perorare un continuo allargamento della NATO, soprattutto con la presidenza di Georges W. Bush, hanno preferito non valutare strategicamente, sino all’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. Nel 2013 il presidente filo-occidentale Saakashvili – successivamente imprigionato – veniva sconfitto alle elezioni da Giorgi Margvelashvili leader del Sogno Georgiano, il partito tuttora al governo, che ha totalizzato nelle ultime elezioni 90 del 150 seggi del Parlamento. La vita politica georgiana è dominata da allora da questa coalizione filo-russa che esprime il primo ministro attuale Irakli Garibashvili, ed è stata fondata da un oligarca in ottimi rapporti con Vladimir Putin, Bidzina Ivanishvili, già grande azionista di Gazprom, vera eminenza grigia del paese.

Source: University of Texas, Perry Castaneda Library Map Collection – Courtesy of the Un. of Texas Libraries, The University of Texas at Austin

La Russia è divenuta dopo il 2012 il primo partner economico della Georgia. Nel frattempo, Abkhazia e Ossezia, forti dello stanziamento di truppe russe, si sono di fatto rese indipendenti dal governo georgiano. Questo non esclude che una gran parte della popolazione georgiana possa avere dei sentimenti filo-occidentali come provato dalle manifestazioni di piazza soprattutto giovanili – la generazione Z –, contrarie ad una proposta di legge di sicurezza governativa che intendeva controllare l’attività delle ONG o dei media nel paese definendo “agenti stranieri” le ONG o i media che ricevessero dall’estero un finanziamento superiore al 20%. Di recente il paese ha risentito negativamente del rifiuto da parte della Commissione di concedergli lo statuto di candidato ufficiale all’adesione alla UE, a differenza dell’Ucraina e della Moldavia. Bruxelles ha preteso formalmente la preliminare attuazione di alcune riforme (riduzione della polarizzazione politica, maggiore indipendenza del potere giudiziario, lotta contro la corruzione), ma ha anche probabilmente considerato il parziale controllo che il governo georgiano esercita sul proprio territorio. Anche l’arrivo nel paese dopo l’invasione dell’Ucraina di 700.000 cittadini russi che sono espatriati per sfuggire alla mobilitazione militare decretata da Putin, è un fattore di complicazione, con 100.000 russi rimasti nel paese. Dove esiste peraltro anche una diffusa solidarietà della popolazione con l’Ucraina, con centinaia di volontari che hanno raggiunto l’esercito di Kiev inquadrati nella Legione straniera ucraina e nella Legione georgiana.

Foto: eastwest.eu

Sul piano economico, il paese ha ripreso la crescita economica che era stata interrotta per due anni dalla epidemia di COVID-19. Il paese è tradizionalmente dipendente dagli investimenti stranieri favoriti da opportune riforme. La sua posizione geografica permette alla Georgia di essere fondamentale per l’attraversamento delle infrastrutture che portano verso occidente il gas del Mar Caspio e dall’Asia centrale, dall’Azerbaigian e il Turkmenistan (TANAP e Southern Gas Corridor). Il che consente di incassare importanti servitù di passaggio che compensano la relativamente scarsa disponibilità di idrocarburi. Resta ancora importante nel paese il lavoro in agricoltura che totalizza quasi il 20% degli attivi e consente anche per l’esportazione una consistente produzione di frutta, nocciole e vitivinicola, mentre il settore secondario totalizza il 18,6 % degli attivi, con una notevole presenza di centrali idroelettriche oltre che dell’industria siderurgica, meccanica e tessile. Resta comunque alta nel paese la disoccupazione, 10,7% nel 2021, soprattutto femminile (46,3 %). Questo non impedisce al paese anche per la positiva presenza di altri componenti economico-sociali di figurare nel ristretto novero mondiale dei paesi a Molto Alto Sviluppo Umano – Very High HDI – Questo nonostante che la Georgia risulti attraversata dalla linea rossa del “prossimo vicino” russo che ne condiziona le scelte anche economiche.

Carlo degli Abbati

Encadré   La Georgia con una popolazione stimata di 3,757 milioni di ab. (2021) su una superficie di 57.179 km2 ha una densità abitativa di 65,7 ab./km2. Il paese a parte gli ultimi due anni di pandemia ha conosciuto dal 2000 un progresso costante del suo indice di sviluppo umano -HDI-che con 0,802 secondo le statistiche del PNUD riferite al 2021 lo colloca all’83° posto su 191 paesi nel gruppo a Molto Alto Sviluppo Umano – Very High HDI- . Presenta nel 2021 un PIL di 18,696 Miliardi di USD e un PIL pro-capite annuo di 14.664 USD (in PPA 2017) che scende in effettivo a 5.014 USD. L’attività principale del paese è il settore terziario con il 61,9% degli attivi, mentre un altro 18,2 % è attivo nel settore industriale e il 19,8% vive di agricoltura. Anche in Georgia il profilo montuoso permette una rilevante produzione idroelettrica. Le principali risorse minerarie del paese sono il manganese, l’oro e il rame. L’ aspettativa di vita alla nascita è in media di 71,7 anni, 66,8 anni per gli uomini e di 76,7 per le donne, la fecondità è di 2,0 (2021) e la mortalità infantile, relativamente ridotta, è del 9,0 per mille. Gli anni previsti di scolarità sono in media di 15,6 anni, ma la scolarità media effettiva scende a 12,8 anni, senza notevoli differenze di genere, 12,86 anni per le D e 12,77 per gli U. Nella difficile congiuntura conosciuta dal paese il debito estero è salito nel 2020 a 20,089 Miliardi USD. Gli aiuti dall’estero ammontavano nel 2020 al 6,6% del PIL. Il Bilancio dello stato ammontava nel 2021 a 14.196,8 milioni di Lari georgiani pari a 5,125 miliardi EURO. (I EURO = 2,77 lari georgiani). La spesa statale per l’istruzione è stata nel 2020 pari al 3,8% del PIL, la spesa per la sanità al 2,7 % del PIL

Bibliografia consigliata

  • Francesco Tecci, Andria Latsabidze, Georgia. Il paese che Dio voleva per sé, Apice Libri, 2017
  • Francesco Tecci, Storia della Georgia dalle origini ad oggi, Apice Libri, 2018
  • Boris S. Ilizarov, Vita segreta di Stalin, Boroli editore, 2005

*Carlo degli Abbati insegna Diritto dell’Unione Europea al Dip. di Lingue e Culture Moderne dell’Università degli Studi di Genova. Già docente di Economia dello Sviluppo presso lo stesso Ateneo e di Storia dei Paesi musulmani al Dip. di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento è stato funzionario responsabile del controllo della cooperazione europea allo sviluppo presso la Corte dei Conti Europea a Lussemburgo.

Potrebbe interessarti anche questo

Il Sahel. Dai regni medievali dell’oro al jihadismo attuale: una storia africana

La regione sahelica, oggi tormentata dal jihadismo e da una successione di colpi di stato, è stata nel Medio Evo, molto prima della colonizzazione europea, sede di alcuni regni ricchi e potenti Si distinguono da Ovest ad  Est il Tekrur, …

Sudan. La drammatica destabilizzazione del granaio africano

di Carlo degli Abbati* SUDAN IL MOSAICO ETNICO Già condominio anglo-egiziano dal 1899 il Sudan è divenuto indipendente dal 1° gennaio 1956. Dopo le dittature del gen. Ibrahim Abbûd fra il 1958 e il 1964 e del gen. Ja’far Al-Numeyri…

Mali. Francia: analisi di un cartellino rosso

Uno studioso di cose africane già professore della Scuola di Guerra di Saint Cyr, Bernard Lugan, ha di recente affermato sulla rivista OMERTA che per il Sahel la Francia “ha preferito ascoltare quelli che escono da Sciences Po e che…

America Latina (2) Dalla scomparsa dei regimi militari alle sfide del presente

In America Latina la scomparsa progressiva, nel corso degli Anni ’90 del Novecento, dei regimi militari che avevano sempre ottenuto dal dopoguerra il sostegno diretto e indiretto degli Stati Uniti fedeli alla dottrina Monroe, non ha comportato la scomparsa delle…