Francesco Guccini torna a cantare con l’album solo “fisico” intitolato “Canzoni da Intorto”. Ecco quello che ha detto ieri alla presentazione alla Martesana di Milano
“La voce “intorto” è di origine gergale e significa imbonire, circuire per convincere qualcuno/qualcuna a prestarsi a proprio vantaggio. La locuzione “canzoni” da intorto fu pronunciata da mia moglie Raffaella durante il famoso pranzo coi discografici della BMG e fu accolta con entusiasmo irrefrenabile come titolo definitivo di un disco che non mi trovava, allora, del tutto consenziente e pacificato”. – Questo racconta con ironia Francesco Guccini durante la conferenza stampa di presentazione che si è tenuta ieri (17 novembre) alla Bocciofila Martesana di Milano. “Si tratta – continua il cantautore modenese -, infatti, di un’illazione maliziosa anche se parzialmente affettuosa. Significherebbe che le canzoni da me spesso cantate in allegre serate con amici, servissero solo ad abbindolare innocenti fanciulle le quali, rese vittime dal fascino di quelle canzoni, si piegavano ai miei turpi voleri e desideri. Ammetto che un paio di canzoni qui presenti, forse, potrebbero essere state usate alla bisogna, ma solo per un paio di volte e non di più”.
Per valorizzare questo grande ritorno, il disco è stato pensato come un prezioso gioiello da ascoltare per intero, declinato in cinque diversi formati: CD, CD limited edition, maxi formato, vinile, vinile special edition (edizione limitata numerata e colorata), e per i veri intenditori uno speciale doppio vinile edizione esclusiva con tracce strumentali – incisione diretta dai mix (edizione limitata e numerata) per riscoprire l’anima analogica della musica e esaltarne ogni sfumatura.
“L’idea di fare questo disco parte da lontano, da quando avevo voglia di fare un cd di canzoni che cantavo con gli amici nelle riunioni conviviali di Bologna. Ma probabilmente a quel tempo avrei scelto brani diversi. Quando ho presentato le tracce al mio discografico, prima è impallidito, poi mi ha assecondato”.
L’arrangiatore Fabio Ilacqua, che ha curato anche la produzione artistica, ha a questo punto sottolineato che “sono canzoni di lavoro, politiche, di protesta il cui carattere è definito, oltre che dall’interpretazione vocale, dalla giustapposizione di strumenti come le chitarre manouche e la ghironda, dai fiati alle fisarmoniche, dal suono degli oggetti di tutti i giorni utilizzati come percussioni, dal contrabbasso ai cori alle chitarre elettriche… Il risultato è un dialogo costruito con cura e onestà affinché gli arrangiamenti non si limitassero a far da sfondo al cantato, ma “raccontassero” attraverso il suono, una versione parallela del testo, tracciando una linea che abbraccia allo stesso tempo la tradizione e il contemporaneo”.
Molte canzoni usano parole forti, non neutrali e sicuramente lontane dai colori e dagli umori di chi oggi governa l’Italia. Inevitabile chiedere se ci abbia pensato mentre registrava il disco. “In realtà il disco è nato quando ancora gli italiani non avevano fatto questa scelta, che rispetto, confessa il Maestro senza sottrarsi alla domanda. Tuttavia, quando in seconda media si studiava l’Iliade si creavano schieramenti opposti ed io ero sempre con i troiani, cioè i perdenti. Sono stato sempre dalla parte dei perdenti e adesso, a pensarci bene, in questo album ci sono tutte canzoni perdenti…”.
Sono, invece, tutte canzoni vincenti, di cui si sentiva la necessità e che saranno sicuramente valorizzate dalla scelta del concept-album da ascoltare per intero. Al di là dello streaming, per fortuna, c’è vita e Guccini, il Maestro, ne dà testimonianza.
Gilda Luzzi
(Foto di copertina: Mattia Zoppellaro)