Si sta aggravando l’escalation verbale fra Russia e Unione europea a causa della decisione del governo lituano di Ingrida Simonyote di limitare il transito ferroviario di merci tra la Bielorussia e l’enclave russo di Kaliningrad sul Baltico. La Lituania ha poi esteso le restrizioni anche al traffico stradale
Kaliningrad, sede della fondamentale basa navale russa nel Baltico è l’antica Koenigsberg, fondata nel 1255, poi capitale della Prussia Orientale e attribuita all’URSS dopo la conferenza di Postdam nel 1945 perché il Paese dei Soviet aveva la storica esigenza di disporre di un porto libero dai ghiacci tutto l’anno nell’Europa nord-orientale. Enclave inserito fra Polonia, Lituania e Mar Baltico, dopo l’adesione alla NATO di Polonia nel 1999 e della Lituania nel 2004 Kaliningrad si è trovata nella condizione di essere una roccaforte russa circondata dalla NATO.
Ma non è sempre stato così. Negli Anni ’90 la UE aveva immaginato con il programma TACIS l’accompagnamento della transizione della economia dirigista sovietica verso l’economia di mercato. A fine decennio la Federazione Russa con Vladimir Putin ancora primo ministro immaginava Kaliningrad come una regione pilota nell’ambito della desiderata piu’ stretta collaborazione con la UE. E’ il momento della ricerca da parte russa di un’intesa basata su di un accordo vincolante sul futuro dell’enclave russa secondo il programma di “occidentalizzazione strategica guidata da pragmatico nazionalismo”. In seguito, lo scoppio delle rivoluzioni colorate e l’allargamento della NATO nel periodo di Georges W. Bush dopo la Polonia (1999) a sette nuovi paesi ex-URSS fra cui i tre baltici (2004) metteranno fine a questa fase conciliante. Bush nel 2007 deciderà anche di allineare in nove paesi membri NATO della zona orientale fra cui i tre baltici un nuovo sistema missilistico americano disposto in funzione anti-iraniana, ma che la Federazione Russa immagina diretto verso il territorio russo. Ne conseguirà il continuo riarmo di Kaliningrad dotato di sofisticati sistemi radar, di batterie di missili Voronzh DM e prossimamente, a fine anno, secondo la promessa di Putin, di missili del sistema balistico intercontinentale SARMAT. Mentre la Commissione UE liquida il problema con le parole lapidarie di Josep Borrell“ Vilnius applica solo le sanzioni.
Il resto è propaganda”, il governatore dell’oblast di Kaliningrad considera la decisione lituana una violazione degli impegni assunti in concomitanza con l’adesione alla UE e la tensione aumenta intorno alla situazione di questa fondamentale base navale russa. In proposito ci si può domandare perché la Polonia, come secondo paese confinante, si sia ben guardata dall’ assumere gli stessi provvedimenti della Lituania nei confronti di Kaliningrad. Ma quello che è ancora più inquietante è come questa fuga in avanti venga tranquillamente avallata dalla Commissione di Bruxelles. Mentre i missili Iskander si orientano nell’aria. E si ripropone un pensiero inquietante. L’approccio normativo del conflitto più volte enunziato da questa Commissione significa che i suoi responsabili hanno scelto la via del definitivo confronto con la Russia? E cosa ne è della sostenibilità del futuro dell’Europa? La sostenibilità europea deve solo valere nell’ambito ecologico? Mentre si sta preparando la risposta “pratica, non diplomatica” russa sulla situazione di quasi blocco della sua principale base navale russa sul Baltico, invece di calmare le iniziative della Lituania, la Commissione europea continua nella sua politica di rilancio delle tensioni nel quadrante europeo.
Con un’opzione che oseremmo definire suicidaria se si volesse dimenticare il Grande Gioco che si sta giocando intorno all’Europa. Quello che, riferendolo all’Afghanistan ottocentesco, il conte Alexander Nesselrode, ministro degli esteri dello zar Alessandro I definiva Bol’saja Iqra. Il Torneo delle ombre.
Carlo degli Abbati
Professore associato di Politica Economica e Finanziaria, già professore Jean Monnet di Storia e Politica dell’Integrazione europea è cultore della materia di Diritto dell’Unione europea presso il Dip. di Lingue e Culture Moderne dell’Università di Genova