Intervista alla presidente di Esch2022 Capitale Europea della Cultura, che è venuta a trovarci sul set del nostro film
Cosa significa Esch2022 per questo Paese e per i tanti stranieri?
Da un lato lo scopo di Esch2022 è quello di dare stimolo all’orgoglio di una popolazione che vive in questa regione ricca di storia, tradizioni e cultura. Il filo conduttore è quello di mescolare (da cui remix, che è lo slogan dell’evento, ndr). D’altro lato il fine è sviluppare il turismo di questa area transfrontaliera. Per come la stiamo valorizzando, in futuro questa zona dovrebbe entrare nella lista delle mete da conoscere. Oltre a tutto ciò, una delle nostre priorità è quella di rendere la cultura accessibile a tutti, eliminare barriere mentali, far muovere la gente, invitare alla partecipazione attiva. E infine mostrare che viviamo in Europa… tutti i giorni!
Qual è stata la sfida più difficile per arrivare a questo traguardo?
Esch2022 è un progetto complesso con obiettivi ambiziosi. Di certo alcune sfide sono al tempo stesso delle opportunità. Come ad esempio la collaborazione con 19 Comuni: un progetto culturale transnazionale dove questi ultimi lavorano per la prima volta insieme in sinergia. È la presa di coscienza di tutti i nostri obiettivi la missione che dobbiamo sempre mettere al primo posto al fine di ottenere un risultato nel lungo termine. Il sostegno è enorme: governo, Comuni, uffici del turismo, imprese, senza dimenticare i partner e i cittadini. Tutto ciò rappresenta il cuore pulsante di Esch2022. A chi abita qui chiediamo di partecipare numerosi e attivamente. E per ora questo invito sta funzionando. Esch2022 deve contribuire a migliorare e trasformare questa regione di frontiera, avendo la cultura come motore. E tutto ciò si può fare solo insieme.
A quale tipo di turismo europeo punta Esch2022?
Ci rivolgiamo a coloro che noi chiamiamo “esploratori” e che desiderano scoprire questa regione multiculturale nel cuore dell’Europa, che ha molto da offrire. A chi ama la cultura, ma vuole conoscere la natura e ciò che ad essa è legata (la cultura della birra vale quanto quella urbana, ad esempio). Da ottobre 2020 questa regione detiene il marchio “Man and Biosphere” dell’Unesco. In questo ambito sono nati numerosi progetti molto interessanti. Aspettiamo con gioia visitatori dal Lussemburgo e dai Paesi limitrofi, ma anche da tutta Europa e ovviamente dall’Italia.
Come cambierà questo Paese dopo Esch2022?
Non saprei (e ride, ndr). Il progetto Esch2022, come per tutte le capitali europee della cultura, ha lo scopo di ottenere un impatto a diversi livelli. Certo che, oltre ai cittadini, ai Comuni che vi partecipano e ai partner, ci vogliono anche persone che inseguano il fine di costruire un futuro insieme. Ed è necessario anche che la gente ritorni con regolarità per scoprire questa zona. Il Minett Tour o il Minett Cycle sono ad esempio delle offerte turistiche che piaceranno, unendo natura e cultura in una combinazione inusuale. Ovvio che ciò deve andare di pari passo con dei risultati a livello economico. Piazzare la regione di Esch2022 nel quadro europeo è anche questo un fine. Significa ridisegnare il paesaggio e la società in una prospettiva a lungo termine, con diversi investimenti e attraverso l’intervento di imprese, start-up, alberghi e ristoranti. Tutta una regione sotto i riflettori.
Qual è l’importanza dei temi culturali per Esch-sur-Alzette e per la città in generale?
La cultura è il motore dello sviluppo della regione. Di conseguenza essa riveste un ruolo centrale nella zona e nel nostro progetto. Il perno del progetto e delle varie attività ad esso collegate è culturale. Consiste nel dare dinamismo alla creazione artistica e promuovere il dialogo interdisciplinare. Oltre a coinvolgere la popolazione in tale processo creativo, creando legami e facendo rete.
Ha visitato il set del nostro film: ci rilascia un commento?
Visitare il set è stata un’esperienza straordinaria. Assistere dal vivo alla creazione del vostro progetto e vedere la passione e la professionalità con la quale ciascuno di voi lavora mi rende orgogliosa.
Maria Grazia Galati (ha collaborato Roberta Alberotanza)