Libro e doppio CD in uscita venerdì 8 aprile presentati alla conferenza stampa in Campidoglio, a Roma
“Ci siamo ammalati di silenzio. Anch’esso probabilmente contagioso. Anche lo sguardo ne risente. Quei gesti necessari e molto più efficaci delle parole. Un silenzio che sbarra le porte. Che inibisce il respiro. Che toglie le forze e facilita la rassegnazione. E queste distanze si fanno sentire, eccome! I rumori della vita non sono più gli stessi. Il vociare dei bimbi. Il megafono graffiante dell’arrotino. Il fischiettare del garzone in bicicletta. E tanto altro benessere, così magicamente espresso, lascia il posto all’inquietudine. Alla routine snervante e tossica”.
Inizia così Renato Zero, sotto la statua imponente di Marco Aurelio (quella vera, custodita gelosamente nella sala dei musei Capitolini) per introdurre “Atto di Fede” libro e doppio CD in vendita da venerdì 8 aprile. Si sente a casa Renato e lo si nota dal suo fare rilassato, quasi fosse sulla poltrona in salotto e non davanti a una platea di giornalisti pronti a scatenarsi in domande più o meno pertinenti.
“Ci siamo ammalati di indifferenza – continua. Sguardo fisso. Muscoli arresi. Movimenti pochi e calcolati. Un abbraccio? Un inutile spreco di energie. Tutto scorre liquido e prevedibile. Qualche temporale ci scuote, ma poi, non si ha neppure più la voglia di rimpiangere il sole. Dove ci siamo persi? Per quale remota inspiegabile ragione? Una volta scartato il regalo se ne conserva persino l’incarto. Eppure la vita oltre tutto e tutti è uno spettacolo magnifico! Avevamo ciascuno un biglietto in prima fila, ma per la troppa indecisione siamo rimasti incollati al divano…e ci siamo addormentati. Ma il tempo è sempre rimasto sveglio e ha speso lui, per noi, tutte le emozioni che avremmo avute disponibili. E così, oggi, ad ammalarsi è il nostro futuro. È li che rifiuta di occuparsi di noi. Si è chiuso. È taciturno. E non si affaccia più nei nostri pensieri. Così le 24 ore, sono loro ad aggiudicarsi i nostri servizi ed attenzioni. Dio però è sempre più Dio. Sempre più ostinato a credere in noi. A perdonarci. Siamo le sue creature anche quando stupriamo, ammazziamo. Rubiamo. Spacciamo. Mentiamo. Perché è così indulgente e caritatevole? È semplice: perché vorrebbe guarirci! Dalla superbia. Dal rancore. Dall’insoddisfazione. Dalla mancanza di rispetto persino verso noi stessi. Guariremo? Considerando che la maggior parte dei mali, siamo noi stessi a scatenarli. Basterebbe forse cambiare sguardo. Aprire il pugno. Riprendere il dialogo con albe e tramonti. E ridisegnarci un futuro immacolato. Dio mio… quanto sei paziente!!! Ma poi chissà se effettivamente ce lo meritiamo questo Dio?!?!”
Il progetto è davvero ambizioso: 19 brani inediti di musica sacra scritti e composti da Renato Zero e arrangiati e orchestrati dal Maestro Adriano Pennino (in coda anche Ave Maria in una versione del tutto nuova e sorprendente) per altrettanti testi – pensieri e riflessioni degli Apostoli della Comunicazione – Alessandro Baricco, Luca Bottura, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Castellitto, Aldo Cazzullo, Lella Costa, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, Antonio Gnoli, Don Antonio Mazzi, Clemente J. Mimun, Giovanni Soldini, Marco Travaglio, Mario Tronti, Walter Veltroni – e voci narranti di Oscar Farinetti, Pino Insegno, Giuliana Lojodice, Marco Travaglio, Luca Ward, Renato Zero, per un totale di 37 tracce. A sublimare questo lavoro la straordinaria presenza della Budapest Art Orchestra diretta da Andras Deak, la rinnovata collaborazione con il Coro Internazionale istituito dall’Orchestra Filarmonica della Franciacorta e le imponenti interpretazioni di Giacomo Voli e di Lorenzo Licitra. L’artwork è curato dal cover artist Paolo De Francesco.
Nel corso della conferenza è stato anche annunciato il ritorno al live con ben quattro date al Circo Massimo per l’evento ZEROSETTANTA: 23-24-25-30 settembre con un concerto che ha tutto il sapore di una imperdibile festa collettiva per i suoi fans e per celebrare i 55 anni di carriera.
Nonostante la stima verso un artista intramontabile come Renato, siamo arrivati a questo appuntamento – occorre confessarlo – un po’ dubbiosi, anche pensierosi per i temi trattati, certo molto curiosi di sentire ciò che il grande “regista” avrebbe raccontato della sua opera. Grazie al suo eloquio pacato e mai banale Renato Zero ha accompagnato i giornalisti “dentro” al suo progetto, ed è come se tutte le musiche, i testi, i temi, le lettere contenute in Atto di Fede avessero preso finalmente anima e trovato casa dentro di noi e dentro i nostri pensieri. In un mondo in cui tutto è volgare e trasgressivo, effimero e leggero, in un presente di silenzi assordanti, malato di indifferenza e chiusura, Zero sceglie di parlare degli uomini agli uomini, passando una volta in più per la via meno comoda. Lo fa scandagliando aspetti dell’esistenza che oggi tendiamo quasi a dare per scontati – il valore del nostro passaggio terrestre, la profonda dignità che ha il nostro tempo su questa Terra. Di fatto, le uniche vere cose su cui vale la pena riflettere, per cambiare sguardo e ridisegnare un futuro immacolato.
Gilda Luzzi