Lo scorso 21 marzo, al Cercle Citè, nel quadro della promozione del film « Le Chemin du Bonheur » di Nicolas Steil (Iris Productions / Iris Group), in collaborazione con Memoshoah e la Fondazione Lussemburghese per la Memoria della Shoah, abbiamo partecipato alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Lurent Moyse, con due sopravvissuti all’Olocausto, accompagnati da una rifugiata afgana, hanno raccontato i loro percorsi di vita e i modi in cui sono riusciti a ritrovare la felicità

Le testimonianze raccolte hanno offerto ai presenti considerevoli punti di vista su quanto la guerra e scompagini le vite di intere generazioni, oggi come in passato. Ogni testimone si fa narratore delle vicende che li accomuna alla guerra. Una guerra che ha spazzato via per sempre il desiderio dei tre protagonisti di vivere la spensieratezza dell’infanzia, perché costretti a fuggire, alla ricerca della tanto agognata libertà.

Il critico cinematografico e documentarista Henri Roanne Rosenblatt, ebreo viennese, fu  costretto a rifugiarsi a Bruxelles per sfuggire ai progetti politici dell’Anschluss; vissuto in clandestinità dal 1942 al 1944, è anche l’autore del romanzo “Le cinéma de Saül Birnbaum”, che ha ispirato il film di Nicolas Steil.

Claude Marx, ebreo originario dell’Alsazia-Lorena, ex presidente del Concistoro ebraico del Lussemburgo, membro fondatore ed ex co-presidente di MemoShoah, fu evacuato all’età di 6 anni con la sua famiglia da Nancy in una piccola città della Francia centrale, Châteauroux per scampare ai bombardamenti del 1940.  

All’età di tre anni, Robabe Sharifi, che ora vive a Schifflange, è fuggita dall’Afghanistan con la sua famiglia per sottrarsi alla Guerra sovietico-afghana del 1979 e poi nuovamente con suo figlio verso la Turchia.

Crudele loro destino anche se,  sulla strada,  hanno avuto la grande fortuna di trovare volti amici che si sono a più riprese prodigati per aiutarli. Il percorso di ripresa è stato assai tortuoso: la passione per il cinema e per la scrittura hanno riconfortato Rosenblatt, l’apporto culturale fornito dagli Auberges de la Jeunesse ha salvato Marx. Per Sharifi un processo di rinascita ancora non si è manifestato ma c’è la consapevolezza in lei di possedere delle esperienze che, a confronto con gli altri, faranno sempre la differenza.

Giulia Sannino

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