Anticipandovi l’articolo di Arte, a cura di Anna Violante, che uscirà sul numero natalizio di PassaParola Mag, vi regaliamo il resoconto, anche fotografico, di due particolarissimi autori che hanno due visioni opposte del nostro Paese: Saul Steinberg e Raymond Depardon. Alla Triennale di Milano, fino al 13 marzo il primo e fino al 10 aprile il secondo
Saul Steinberg è considerato uno fra i più importanti illustratori del ‘900. Ebreo romeno di nascita, è venuto in Italia per studiare e laurearsi al Politecnico di Milano. Qui è cominciata la sua carriera, che lo ha poi portato a New York e l’asse Milano-New York è quella sulla quale ha costruito la sua esistenza. A Milano ha collaborato con le riviste satiriche ” Bertoldo” e “Settebello”, dove il suo tratto leggero, raffinato e scanzonato animava le loro pagine.
Del resto, egli stesso diceva di sé : “Ciò che disegno è il disegno, il disegno deriva proprio dal disegno. La mia linea vuole ricordare che è fatta d’inchiostro”.
Erano sempre scene piene di vita, le sue, ricche di personaggi che riuscivano a prendere in giro il regime che stava nascendo. Dopo essere stato internato per sei mesi in un campo di lavoro, nel 1941 lasciò l’ Italia per stabilirsi a New York. Qui divenne l’ anima portante della rivista “New Yorker”, creando oltre milleduecento disegni e ottantacinque copertine. Nella sua carriera ha disegnato anche oggetti di arredamento, da soli o contestualizzati in ambienti borghesi americani degli anni ’50, sempre affollato di persone che chiacchierano in momenti di relax.
Negli Anni ‘ 50 è tornato nuovamente in Italia e ha disegnato Milano nel suo aspetto più vivace: la Galleria, brulicante di persone e con la scritta ” BIFFI” ben in vista per rimarcare l’ idea della centralità e del dualismo della città, attiva ma anche attenta alla socialità. Viene chiamato anche per un progetto per la X Triennale di Milano, il “Labirinto dei ragazzi”, un’ installazione da collocare nel Parco Sempione. Il labirinto ha un’ altezza uniforme, mentre il pavimento cambia di livello in modo che, entrando, si abbiano percezioni differenti. Ha realizzato anche mappe geografiche particolari, spesso frutto di fantasie e di racconti orali.
Steinberg ha sempre avuto un occhio di riguardo per l’ Italia e, in particolare, per Milano, che lo ha forgiato e dove ha mosso i suoi primi passi nel mondo artistico.
Raymond Depardon, è un grande fotografo francese, premio Pulitzer e socio Magnum, ma non solo: è anche regista, scrittore e giornalista. La Triennale gli dedica la più grande mostra mai realizzata. Le sue foto descrivono la sua visione del mondo qual è, senza mezze misure, che non è quella delle riviste patinate. Le sue immagini spaziano dal colore della vita, ossia della Francia, che è il suo Paese, al grigiore di Glasgow, specchio di un mondo che sembra finito. Il suo errare è un costante divenire e, come ha affermato, il vagabondare gli ha consentito di “vivere nel presente”. E in questo errare ci sono orizzonti ripetuti e campagne desolate, da “albero degli zoccoli”, ma senza speranza.
Diversa è la situazione di New York dove l’ umanità ritratta è varia, sia vivace che desolante: dalla signora con il gelato simile alla sua pettinatura, al ragazzo che tenta uno ” strep tease” in mezzo alla strada, al papà senza lavoro che fa bere il suo bambino seduto sul ciglio del marciapiede.
A conclusione del suo ” ritrarre on the road”, Depardon è venuto in Italia, prima in Piemonte e poi per fotografare e girare un film- documentario sui manicomi a Trieste, Napoli, Arezzo e all’ Isola di San Clemente a Venezia, durante il periodo in cui fu approvata la Legge 180 di Basaglia.
Divenne amico di Basaglia e immortalò in 56 scatti di grande umanità, disperazione e tenerezza i malati psichiatrici, come la donna con sguardo perso, che tiene in braccio una bambola – maternità negata o desiderio di infanzia perduta – o l’ uomo seduto al tavolo, completamente nascosto nella giacca, quasi a considerarsi una nullità. Nelle sue foto traspare sempre una grande sensibilità.
Ecco l’Italia che emerge da questi due grandi artisti che l’hanno amata nelle sue espressioni più diverse.
Anna Violante