Presentato alla stampa il nuovo film del regista italo-lussemburghese Donato Rotunno, frutto di una coproduzione tra Lussemburgo, Belgio, Italia e Germania, in uscita nelle sale lussemburghesi dal 13 ottore.

“Lussemburgo, Belgio o Germania, poco importa. Resteremo qui qualche mese, al massimo un anno. Un anno passa in fretta”. Questa è una delle prime battute pronunciate dai tre giovani italiani che, su un treno degli Anni ‘50, emigrano dal sud Italia in Lussemburgo ed anche in Belgio e in Germania, in cerca di fortuna.

Rotunno porta alla ribalta storie di emigrazione italiana, tema che gli sta molto a cuore. Figlio di emigrati italiani in Lussemburgo, il regista riprende in questo nuovo lavoro i temi presenti nel suo precedente documentario “Terra mia Terra Nostra”, senza tralasciarne la storia personale. Una storia condivisa con l’altro ideatore del film: Jean Portante, poeta e scrittore d’origine abruzzese. L’abilità di Rotunno sta nell’affrontare il tema in una chiave contemporanea e dialettica: non è assolutamente una semplice indagine storica. Il regista Italo-lussemburghese riesce a mettere a confronto due generazioni italiane di emigranti, con le loro differenze e le loro similitudini. Tutto evolve, tutto passa, cambiano i contesti storici – che sono solo accennati da fugaci apparizioni di filmati, fotografie e atmosfere – ma i problemi legati alla ricerca di lavoro, alla conoscenza delle lingue straniere, alla ricerca del senso di appartenenza, sembrano essere delle costanti.

Il confronto tra generazioni avviene grazie all’incontro casuale tra Antonio Spinelli (interpretato, nella versione senior, dall’attore Renato Carpentieri– intervistato sul numero di PassaParola Magazine di settembre, attualmente in edicola – e da Alessio Lapice da giovane) e Leo (nelle vesti dell’attrice Sara Serraiocco), una ragazza italiana che sogna di fare l’artista e la dj.

Antonio Masi arrivato in Lussemburgo partendo da zero, aveva trovato la sua stabilità affettiva ed economica anche grazie alla moglie lussemburghese Mady (interpretata dalla lussemburghese Marie Jung).
Renato Carpentieri rivede in Leo la testardaggine della moglie che non c’è più e cerca di aiutarla a più riprese. Sono due destini diversi che si specchiano l’uno nell’altra, due vite che devono ripartire e che cercano una nuova strada saltando da un’epoca all’altra.

Io sto bene, io sto male, io non so come stare” dice la canzone cantata da Angela Baraldi e Massimo Zamboni (ex CCCP e poi CSI), al quale si devono le musiche originali del film. La canzone, che ha ispirato il titolo del film di Rotunno, sembra appartenere ad entrambe le generazioni e si sposa perfettamente col tema del film.

Amelia Conte


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