L’importanza delle poltrone. Non stiamo parlando dell’ultimo bestseller in libreria ma del valore aggiunto di questa edizione del Festival di Sanremo, complicata e diversa, nei protocolli e nei numeri di ascolto, e che si appoggia necessariamente su chi non c’è, il pubblico o, meglio, su chi c’è, la poltroncina dell’Ariston.
E così, con un copione che non avresti mai potuto immaginare, le poltrone diventano l’interlocutore principale di Fiorello che spende con loro dialoghi improbabili e le immagina anche dinamicamente mentre alzano i braccioli o applaudono una performance degli artisti in gara. Ieri sera sulle poltroncine erano “seduti”, privi di lato B, ma alcuni colti “in fallo”, palloncini colorati, di forme diverse e con facce più o meno sorridenti.
Fuor di metafora nella prima fila dell’Ariston palloncini gonfiati, negli anni, ne abbiamo visti tanti… ma ieri sera era davvero troppo! Sembrava di essere a un’inaugurazione di un nuovo centro commerciale e questo, Fiorello l’ha capito ben presto – così mentre si divertiva a farli scoppiare – si lasciava scappare un “abbiamo fatto una cazzata. Preferivo la platea vuota, era poeticamente spettacolare” e su questo concetto basico si può solo essere d’accordo.
E il Festival della Canzone Italiana? In effetti si fa fatica a raccontarlo. Lo spettacolo non decolla – e non sarà solo per l’assenza di pubblico! – e le canzoni, almeno al primo ascolto, paiono di un livello medio-basso.
Non sarà solo per l’assenza del pubblico, perché come per Loredana Bertè nella prima serata, quando, sotto la direzione del maestro Andrea Morricone, l’orchestra tributa l’omaggio ad Ennio, anche attraverso lo schermo passa un’emozione da restare senza fiato. Ci fosse stato il pubblico sarebbe stata una lunga standing ovation, come quella virtualmente dedicata dagli spettatori a casa.
Amadeus è stata accompagnato sul palco da Elodie, nell’insolita veste di presentatrice: se l’è cavata sufficientemente bene ed è stata la regina dei social durante la sua esibizione musicale.
Laura Pausini, particolarmente emozionata quando torna sul palco dell’Ariston, lì da dove tutto è iniziato, reduce dalla vittoria del Golden Globe ha cantato Io sì, colonna sonora del film di Edoardo Ponti, La vita davanti a sé, con una grandissima Sofia Loren.
Tra le esibizioni dei big, da segnalare la voce pulita di Orietta Berti, che canta una canzone delle sue, ci tele-trasporta negli anni ’60, ma non sbaglia una nota; Ermal Meta, premiato anche dalla classifica; il caos confusionario e destabilizzante de Lo Stato Sociale che fa dimenticare il teatro vuoto e Willie Peyote che parla dell’approccio alla cultura in tempo di pandemia (si intravede già un premio della critica).
Tra i giovani si sono qualificati per la finale Wrongonyou e Davide Shorty.
Questa è la prima classifica generale stilata in base ai voti della giuria Demoscopica: Ermal Meta, Annalisa, Irama, Malika Ayane, Noemi, Fasma, Francesca Michielin-Fedez, Lo Stato Sociale, Willie Peyote, Francesco Renga, Arisa, Gaia, Fulminacci, La Rappresentante di Lista, Maneskin, MAx Gazzè, Colapesce e Dimartino, Coma_Cose, Extraliscio con Davide Toffolo, Madame, Gio Evan, Orietta Berti, Random, Bugo, Ghemon, Aiello.
E se fosse il primo Festival in cui, in perfetto trend pandemico, vincesse un cantante “da remoto”? Ne riparleremo…
Gilda Luzzi