“Stiamo diventando più deboli perché dimentichiamo le nostre fragilità. Soffriamo manie di grandezza ma abbiamo mani piccolissime. Dobbiamo essere prima umani e poi possiamo fare le prime donne. Siamo bravi a lottare contro gli altri ma c’è un mondo dentro di noi che se non ci mettiamo cura, lì a piani bassi, è inutile spalmare Arnica fuori, l’Arnica va spalmata dove non si vede e dove fa più male“.
Ci accoglie così in conferenza stampa, con ragionamenti di una potenza emotiva sorprendente, Gio Evan, in gara tra i big al Festival di Sanremo con la canzone Arnica. Mentre si racconta, la sua testa e le sue mani, di una espressività disarmante, quasi fuoriescono dallo schermo e per la prima volta abbiamo la sensazione di non essere poi tanto “remoti”.
“Quanti pianti ci siamo fatti nella vita? – continua – Il pianto è un riconoscimento a non essere falsi. Le lacrime sono la massima espressione emotiva che possiamo permetterci, oltre loro, il vuoto. Piangiamo alla nascita, di dolore, dalle risate, di tristezza, di paura, di sorpresa, per eccesso di contentezza e di felicità. Le lacrime sono il mare con cui siamo composti. E’ doveroso restituirle con qualche onda alla vita”.
Gio Evan è un artista poliedrico: scrittore, poeta, cantautore e artista di strada. Dal 2007 al 2015 ha intrapreso un viaggio con la bicicletta che lo ha portato in gran parte del mondo: India, Sudamerica, Europa.
“Mi interessa approfondire la vita – continua – Dobbiamo salvare i momenti di cui siamo fatti, e ogni volta che facciamo qualcosa dobbiamo riuscire a comprendere che c’è un momento precedente dal quale tutto parte. C’è una legge induista che recita tutto in uno e l’uno in tutto. Io amo gli alberi perché con i loro rami si allungano verso lo spazio, non possiamo ascoltare solo il frutto, ma anche il ramo, il tronco e le radici.”
Ieri sera quando è salito sul palco a tarda ora, lui che mangia alle 6 del pomeriggio e alle 9 già dorme, ha tirato fuori tutta l’ansia accumulata durante l’attesa e “come fa un cammello quando beve e mette in riserva l’acqua, l’ho tirata fuori piano piano mentre cantavo e l’ho trasformata in energia. Prima di iniziare ho mandato baci all’orchestra perché così mi sono connesso con loro. La connessione è fondamentale. Ci lamentiamo in questo periodo di non poterci toccare, ma bisogna imparare a guardarci negli occhi, dobbiamo approfondire non rimanere in superficie”
Nel video: Arnica, girato dal regista Fabrizio Conte e interpretato da Alessandro Haber, Fabio Troiano, Nancy Brilli, Ludovica Nasti e Gio Evan, molto lontani tra di loro per generazione e formazione, ma perfetti per rappresentare queste lacrime così catartiche.
Gilda Luzzi