Il ristoratore italiano spiega il perchè, dati alla mano, non crede in una possibile riapertura come molti ristoratori auspicano. In attesa di sapere cosa succederà dopo il 31 marzo, esprime le sue inquietudini sul futuro del suo settore, la sicurezza, le conseguenze psicologiche del lockdown.
Salve a tutti,
sono Luca Cirillo, chef e titolare del ristorante LuCi…a shining place of Italian Taste
Anche io come tanti mi trovo a combattere contro questa situazione assurda creata da questo maledetto virus. Non ho partecipato alle varie manifestazioni perché, pur comprendendone le motivazioni, non ne conosco le proposte. Coloro con i quali ho parlato chiedono una “fantomatica” apertura che a mio avviso è totalmente inutile, oltre che dannosa.
Una riapertura del nostro settore in questo momento, con il virus ancora presente, con le variazioni dello stesso ancora più infettive e con la vaccinazione ai “piedi di Pilato”, è oggettivamente impossibile. Tutti gli scienziati concordano che il virus sia molto contagioso e che per combatterne la propagazione bisogna limitare il più possibile gli assembramenti. Luoghi come ristoranti e bar possono oggettivamente essere considerati luoghi di contagio (non perdiamoci nella lotta fra poveri della serie: quel settore è aperto e noi no!); mi soffermerei piuttosto sulle proposte concrete da sollevare ai nostri governanti.
E qui d’obbligo un piccolo excursus storico: a dicembre il governo Lussemburghese approva la legge “copertura dei costi fissi’’ per tutti gli operatori del settore Horesca che hanno subito una perdita di almeno il 40%; tale perdita viene calcolata rispetto al fatturato dello stesso mese dell’anno precedente (esempio: novembre 2020 con novembre 2019, dicembre 2020 con dicembre 2019); la validità della legge si estende dal mese di novembre 2020 a marzo 2021.
A gennaio 2021 i nostri Rappresentanti Horesca, hanno affermato di aver proposto il prolungamento della legge fino a giugno 2021 e che la stessa è quindi in approvazione presso gli organi competenti.
La proposta di prolungamento è oggettivamente necessaria e indispensabile, affinché possa sopravvivere il nostro settore, ma un dubbio mi assale: se la parametrazione della perdita rimane la stessa, significa che per accedere agli aiuti per il mese di marzo o aprile 2021 devo calcolare la perdita sul mese di marzo o aprile 2020?
A marzo 2020 siamo stati chiusi in lockdown per un po’ di tempo e solo dopo alcuni giorni ci è stato consentito l’asporto e le consegne; immagino che per la gran parte di noi gli incassi relativi a quei mesi siano irrisori; deduco quindi che per ottenere una perdita di almeno il 40% saremmo costretti a chiudere le serrande.
Non so per tutti gli altri ma per me gli aiuti statali sono di vitale importanza, per sperare di sopravvivere anche a questo 2021. Se la parametrazione degli aiuti non cambia, immagino che molti di noi saranno costretti a restare chiusi, con la speranza di poter accedere agli aiuti (sperare infatti che 0€ d’incasso ad aprile 2021 sia considerato ammissibile per gli aiuti nonostante anche ad aprile 2020 ci sia 0 o poco più di fatturato).
La chiusura di tutte le nostre attività oltre che procurare tante preoccupazioni a tutti noi comporta anche una desolazione completa della città, lasciando la stessa in mano a balordi che girano indisturbati per le nostre strade; e dopo gli scorsi avvenimenti (l’omicidio del giovane Rafael a Bonnevoie, il quartiere dove è ubicato il ristorante, ndr), credo che sia d’obbligo da parte di tutti, ma in particolare da parte delle autorità, considerare anche un nuovo concetto di sicurezza oltre che le conseguenze psicologiche che il lockdown ha comportato.
Luca Cirillo