In questi tempi difficili anche per il culto abbiamo incontrato le Missionnaires de l’Immaculée – Père Kolbe, presenti a Lussemburgo dal 1991, che ci hanno spiegato come la comunità di fedeli italiani in Lussemburgo ha affrontato e affronta la pandemia.
1. Come è cambiata la vostra attività da quando è scoppiata la pandemia?
Direi che non è cambiata la nostra attività ma, secondo l’esempio di san Massimiliano Kolbe, ne abbiamo aggiornato la modalità. Come tutti e ovunque nel mondo, non è stato possibile realizzare totalmente e di presenza quanto avevamo programmato per il 2020, come, ad esempio, una giornata di preghiera a Banneux con le reliquie di santa Bernadette, un incontro in Germania, un pellegrinaggio in Italia… Invece è stato possibile continuare e realizzare l’itinerario di preghiera e di preparazione alla consacrazione a Maria nel primo sabato del mese. Questa attività, iniziata nella Cappella del Glacis a febbraio e marzo, l’abbiamo poi continuata attraverso il web (riflessione-testimonianze e preghiera durante tutta la giornata). E, il 20 giugno, festa del Cuore Immacolato di Maria, 10 persone hanno accolto la Madonna nella loro vita e si sono consacrate a lei nella chiesa di Hollerich, circondate da vari amici e partecipanti. La preghiera sul web del nostro gruppo “Cénacle Kolbe” è iniziata a febbraio, quando già in Italia le persone ci esprimevano la sete di Dio e il desiderio di pregare insieme. Per cui, quando anche in Lussemburgo siamo entrati in lockdown, abbiamo intensificato la nostra preghiera “per” e “con” le persone, di giorno e di notte, in modo particolare per i malati di Covid-19. Abbiamo “scelto” di pregare in modo interattivo, via WhatsApp e Skype. Le persone si sono sentite coinvolte nel pregare insieme, potendo esprimere le loro intenzioni dando testimonianze profonde e toccanti. Una tra tutte è stata quella di una persona di Lussemburgo che aveva chiesto a Dio di poter salutare suo padre, malato grave di Covid, in Italia. Insieme abbiamo pregato molto. Una mattina, il papà, dalla terapia intensiva, ha pregato con noi il Rosario e cantato inni alla Vergine Maria. La mattina di Pasqua questo signore è deceduto. La figlia ha testimoniato che la preghiera “insieme” le aveva dato molta pace ed era stata il suo saluto a suo padre!
2. Come ha reagito a questo cambiamento la comunità di fedeli che vi segue da sempre?
Rispondo lasciando semplicemente la parola a qualche persona del gruppo.
- Il Cénacle Kolbe mi ha dato conforto e tanta pace e mi ha aiutata a guardare la vita in modo diverso e con semplicità.
- Il Cénacle Kolbe ci ha coinvolto in un momento in cui, altrimenti, avremmo rischiato di sentirci non solo isolati, ma quasi abbandonati. Con il Cénacle abbiamo continuato a sentirci ‘‘Chiesa’’ e a mantenere forte il senso di comunione tra noi e con tutto il mondo sofferente e smarrito. Le missionarie sono state l’espressione concreta della Chiesa. Quando tutto intorno crollava… in un mare in tempesta loro sono state una corda.
- Per me la sofferenza e la mancanza più forti sono state l’assenza della celebrazione Eucaristica, dei sacramenti, della possibilità di fare l’Adorazione. Nulla può sostituirsi a tutto ciò, ma l’aver potuto “collegarmi” per la preghiera, giorno e notte, è stato un dono immenso. Gesù è realmente il pane di Vita, sono convinta che solo la comunione spirituale e l’adorazione eucaristica con tutto il cuore (pur senza la presenza reale) mi hanno nutrita e dato quella Vita che solo sgorga da Gesù, fornendomi quei “nutrimenti” senza i quali la mia traversata sarebbe stata molto più ardua e, forse, non possibile.
- Svegliarmi di notte con l’agitazione e il timore e potermi collegare e trovare Gesù esposto è stato importante per me. Se il mare è agitato con molta violenza l’unico a calmarlo per tutti è Gesù.
- All’inizio era tutto strano, non si capivano più i giorni della settimana, i lavori erano bloccati, non poter abbracciare i figli e nipoti e la famiglia. Quando non avevamo più la S. Messa ero così triste. Dopo ho iniziato a pregare con il Cénacle Kolbe. Il mio cuore ha iniziato a calmarsi, perché mi sentivo più vicino a Gesù e gli parlavo, piangevo e lo ringraziavo ogni giorno per la mia famiglia e i conoscenti a Lussemburgo e in Italia.
- I momenti di preghiera insieme mi hanno confermato ancora una volta l’universalità della Chiesa e mi hanno aiutato a rendere più forte la mia fede in Dio.
- Vivo in Francia. Essere in contatto con persone consacrate a Maria è stata per me come une grande boccata di ossigeno. L’aspetto cosmopolita del Cénacle Kolbe mi è piaciuto molto. Il mio confinamento è diventato un vero Cénacle “at home” e le mie preghiere con il gruppo hanno dato frutti visibili nella mia famiglia.
- La preghiera insieme mi ha sostenuto durante il tempo del confinamento e mi ha permesso di arricchirmi e di fortificarmi. Ho fatto una forte esperienza di Chiesa. Le difficoltà di questo tempo di pandemia sono state attenuate e le ho vissute serenamente. Ringrazio Dio per l’esperienza che ho vissuto nel Cénacle Kolbe.
- Durante i momenti di preghiera, mi sono sentita molto vicina a una comunità, seppur virtuale, che mi ha permesso di alleviare il peso della solitudine dell’isolamento forzato. Privi di un contatto col nostro paese, con gli amici e con le rispettive famiglie mi sono sentita comunque vicina alle persone del Cénacle Kolbe. Durante la preghiera mi immaginavo e mi immagino tutt’ora nella vostra cappella e anche se non conosco molte delle persone del Cénacle, ho come l’impressione di conoscerle! Mi sento davvero parte di una grande famiglia internazionale! Chissà se avrò modo di conoscerle dal vivo, un giorno…?
- Ho potuto riscoprire la preghiera del Rosario che non recitavo con costanza… questa regolarità della preghiera mi ha permesso di capire come si prega il Rosario, come meditarlo, come assaporarlo… Pregarlo la sera, prima di andare a letto, mi mette tanta pace nel cuore, tanta serenità… Mi sono resa conto che pregare insieme è più forte. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro…”
3. Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato?
La più grande difficoltà è stata quella di aver vissuto una Quaresima “nel deserto” senza poter partecipare alla Messa e ricevere Gesù Eucaristia. In tal modo abbiamo condiviso la sete di tante persone. Ma proprio per questo abbiamo anche voluto offrire loro il dono più grande che abbiamo: Gesù Eucaristia.
4. Al contrario, questa situazione di disagio ha portato anche dei vantaggi?
“Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom 8, 28), dice san Paolo, e credo che tali parole si possano ben applicare a questa situazione. La preghiera non ha limiti né confini e “la preghiera fa rinascere il mondo”, dice Padre Massimiliano Kolbe. È ciò che abbiamo sperimentato nel nostro gruppo “Cénacle Kolbe” i cui confini erano veramente quelli del mondo. Il gruppo è diventato “fecondo”, dando vita ad altri due gruppi di preghiera. Anche noi continuiamo ancora a proporre alcuni momenti di preghiera e di condivisione della ‘‘Parola di Dio’’ via Skype.
5. Pensate che questa esperienza porterà dei cambiamenti definitivi in futuro nell’ambito della preghiera e della frequentazione dei riti religiosi oppure che tutto, prima o poi, tornerà a essere come prima?
San Massimiliano Kolbe dice che più che pensare a cambiare l’esterno, occorre prima di tutto un cambiamento personale. Se si vive bene la preghiera, è la preghiera a cambiare il nostro cuore. Sicuramente io penso che chi ha realmente sperimentato la sete di non poter partecipare alla Messa e ai sacramenti ora li vive in modo più consapevole, con più fede e più amore e anche con la riconoscenza verso Gesù e verso i sacerdoti.
MISSIONARIE DELL’IMMACOLATA – PADRE KOLBE
Le Missionarie dell’Immacolata – Padre Kolbe sono un Istituto Secolare di diritto pontificio costituito da missionarie (laiche consacrate) e volontari (laici o sacerdoti aggregati). L’Istituto è stato fondato nel 1954 in Italia, a Bologna, dal francescano conventuale padre Luigi Faccenda con l’obiettivo di essere nella Chiesa e nella società una presenza mariana e missionaria. “L’esperienza spirituale di san Massimiliano Kolbe, martire ad Auschwitz, basata sull’affidamento all’Immacolata è la ricchezza che ci unisce e che desideriamo accogliere, vivere e comunicare. Viviamo il dono della consacrazione a Dio in uno stile di vita che incarna i valori evangelici negli ambienti in cui siamo inserite. Alcune di noi vivono nella propria famiglia o da sole, altre invece in gruppi di vita fraterna nelle Case dell’Immacolata. Professiamo pubblicamente e per sempre i voti di castità, povertà e obbedienza. La preghiera ci aiuta a discernere la presenza e l’azione di Dio in noi, negli altri, negli eventi del mondo” https://www.kolbemission.org
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Maria Grazia Galati